I versi della Canzona de Bartoccio, affissi accanto ad un portone di P. S. Pietro e letti con curiosità e divertimento dai passanti, sono stati il suggello di questa edizione delle Giornate del Bartoccio: il segno cioè della popolarità ormai raggiunta dalla maschera cittadina, che viene usata sempre più da gruppi e da singoli per rappresentare il nostro modo di “fare” carnevale, anche in una società complessa e frastagliata, “liquida” e multietnica come quella in cui viviamo.
Possiamo dire quindi che abbiamo avuto, quest’anno, più livelli di organizzazione e di partecipazione al carnevale, sia formali che informali. In questo contesto, le Giornate del Bartoccio continuano ad offrire un panorama strutturato di iniziative che fanno da stimolo e da avanzamento nella ricerca di forme espressive autenticamente perugine e popolari. Sono stati infatti quindici giorni di festa, con convegni, concerti, laboratori, riproposte e riscoperte, che hanno consentito l’esplorazione del carnevale in tutti i suoi aspetti, dai più popolari come il ballo, il canto, la musica, il disegno e la grafica, le maschere, il cibo, il teatro dei burattini, il riso ed il divertimento, fino a quelli più attenti alla ricerca ed alla riscoperta dei filoni più profondi dell’identità cittadina, dal dialetto alla poesia dialettale ala riflessione sul teatro dialettale. In ogni occasione, il pubblico è accorso numeroso ed entusiasta, disposto a lasciarsi coinvolgere e sorprendere dalla propria stessa cultura: il trescone, Ciuflancanestro, i dolci di
carnevale, la parola dialettale non banale ma intensa di profondi significati, ecc., sono risuonati agli orecchi (e a tutti i sensi) dei Perugini come un riaffioramento di qualcosa che c’era nella loro cultura e che ora viene liberato dalle incrostazioni della cultura massificata; e per i nuovi Perugini, spesso più entusiasti dei “vecchi”, la scoperta di un mondo espressivo che possono adottare per accostarsi di più alla città in cui hanno scelto di vivere.
In questo Carnevale abbiamo assistito, oltre al coinvolgimento delle associazioni dei borghi e dei rioni, anche alla iniziativa di alcune scuole della prima periferia cittadina, cioè dei nuovi quartieri in cui si addensa oggi la popolazione perugina. Queste scuole hanno riscoperto nel Bartoccio un simbolo dell’identità storica cittadina, che può facilmente esser fatto proprio dai ragazzi di oggi, malgrado i modelli della comunicazione di massa.
Ma l’elemento che forse più di tutti ha segnato quest’anno la vitalità della tradizione del Bartoccio è stata la vera fioritura di Bartocciate, con tanti Bartocci e tante Rose che hanno fatto sentire i loro versi graffianti e corrosivi, specie verso i potenti di turno. Così dev’essere il Bartoccio: irriverente e appassionato, creativo e fondato sulla tradizione.
Tutto questo vediamo crescere intorno al Bartoccio, ed alle Giornate del Bartoccio, che certo hanno dato un forte contributo in questo senso: e l’intento, ovviamente, è quello di continuare, se possibile, e se ce la faremo, l’anno prossimo!
Un ringraziamento va a tutti coloro che hanno partecipato all’organizzazione degli eventi, agli esperti, agli artisti, a tutto il lavoro volontario che solo ha reso possibile la realizzazione e il successo delle Giornate.
La Società del Bartoccio