Per qualche mese siamo andate avanti così. La adocchiavo, la desideravo un po' ma non riuscivo a superare il tabù della Nutella. La Nutella è la migliore pasta al cacao al mondo. Lo sanno tutti. E' un dato di fatto. Scientificamente provato, si potrebbe dire. Quindi, perché perdere tempo con le altre?
Poi un giorno l'ho fatto. In un pericoloso stato di propensione al rischio, ho agguantato il vasetto della pasta all'Ovomaltina. Ho tradito la Nutella.
I primi tempi sono stati idilliaci. Nulla mi dava più soddisfazione della pasta all'Ovomaltina. Morbida, cremosa ma anche croccante. Ne mangiavo in grandi quantità. Tanto più che sulla confezione c'era scritto che era stata eletta "Prodotto dell'anno" da una giuria di esperti. Vedi, cambiare fa bene. Cambiare è segno di intelligenza. Indice di una personalità che sa quello che vuole. 'Fanculo alla Nutella, ormai emblema di tutta quella sequela di inutili tabù italiani sul cibo. Simbolo di quell'Italia bigotta e conformista che ormai mi sono lasciata alle spalle.
Purtroppo la luna di miele con la pasta all'Ovomaltina è finita. Al termine della confezione, dopo che mi ha fatto compagnia nelle serate più difficili e ha allietato le colazioni più sonnolente, guardavo il vasetto arancione con una sensazione inconfondibile: nausea. Quel vasetto non lo volevo più vedere neanche in cartolina. Era stato bello, finché era durato.
E mi sono ritrovata a fare un paragone con la mia esperienza a Bruxelles. Ma non è che stia diventando un po' come la pasta all'Ovomaltina? Che prima ti esalta per la novità e l'adrenalina del cambiamento, e poi diventa irrimediabilmente nauseante? Non è che in fondo la Nutella è davvero meglio, perché mentre l'Ovomaltina è una bella avventura, la Nutella sono io?
Fosse facile cambiare vita così come si cambia una marca di pasta al cioccolato.