Il bianco e il nero #2: Veronica Lake

Creato il 25 giugno 2012 da Alexdiro

Renè Clair “"She was a very gifted girl, but she didn't believe she was gifted." Veronica Lake è uno di quei nomi indimenticabili dei tempi  d’oro della Hollywood anni 40-50. Quella dei divi ma soprattutto delle dive. Quella dei film annunciati a grande voce nei cinegiornali come eventi storici. Quella delle ville e dei compensi megagalattici. Eppure la storia di Veronica Lake è praticamente sconosciuta al grande pubblico a paragone con gli altri mostri sacri del passato.  Constance Frances Marie Ockelman nasce a Brooklyn il 14 Novembre 1922 (per un periodo si disse 1919, per renderla maggiorenne a inizio carriera). All’età di 12 anni perde il padre, ucciso da un esplosione sul lavoro. Dopo un solo anno la madre si risposa e con il nuovo marito inizia un girovagare tra il Canada, Miami, lo stato di New York e infine Hollywood. La sua bellezza le dona amicizie in ogni luogo dove la famiglia si stabilisce. Ben presto si avvicina al mondo del cinema. Il padrino la iscrive al Bliss Hayden School of Acting nel 1938. Nel giro di un anno si ritrova a recitare piccole parti in film come Sorority House, All Women Have Secrets, Dancing Co-eds. Neanche una riga di dialogo, ma siamo solo agli inizi. Continua a studiare e nel 1941 appare nel film I cavalieri del cielo a fianco di Ray Milland. Il pubblico se ne innamora. Nasce ufficialmente, dopo la richiesta degli studios di cambiare nome, Veronica Lake.
Sembra incredibile ma questa icona del cinema avrà una carriera che non vedrà il sorgere degli anni 50. La Paramount la mette sotto contratto e con I dimenticati di Sturgees (nonostante la giovane età è già sposata (primo di quattro matrimoni) e sul set è incinta di 7 mesi. Solo la costumista e la moglie di Strugees ne sono a conoscenza) diventa nota in tutta america soprattutto per il suo taglio di capelli, il pickaboo bang (in italiano il cucu-settete ndr), ovvero una ciocca di capelli che le copre metà volto, dandole un aura di affascinante mistero. In realtà l’acconciatura era nata per mascherare una lieve forma di strabismo.Il taglio diventa così di moda (ispirò Jessica Rabbit) che tutte le donne se lo fecero tanto da causare un problema a livello nazionale. Gran parte di queste donne erano operaie e il taglio copre metà della visuale (una foto della Lake che rende l’idea http://tinyurl.com/7fcdjgc per un servizio dove mostrava il dolore che provoca la chioma incastrata nel macchinario) causando così una miriade di incidenti sul lavoro. Il governo americano arriverà a chiedere all’attrice di cambiare acconciatura con una richiesta ufficiale per evitare ulteriori pericoli. E tutto ciò è fantastico, ma avverà in seguito. Da qui in poi ogni suo film è un successo di critica e pubblico. Il fuorilegge del 1942 inaugura il sodalizio con l’attore Alan Ladd (venne scelto perchè basso abbastanza da non far sfigurare la piccola Lake, alta 1.50. Ladd diverrà una vera star) con cui reciterà in 7 film, molti noir, tra cui La chiave di vetro e La Dalia Azzurra. La sua paga passò dai 75 dollari a settimana del 1941 ai 4500 a settimana del 1944 diventando così la più pagata di Hollywood, capace come nessuna di rappresentare il lato oscuro e intrigante della femminilità. Ma la sua carriera aveva già, incredibilmente, iniziato la discesa. Veniva piazzata in molti filmacci o commediole sgangherate dove il suo talento non poteva emergere. L’ultimo successo e film decente è proprio La Dalia Azzurra nel 46. La Paramount provò ancora a utilizzarla ma la destinava sempre a filmacci minori e la scaricò definitivamente nel 49. La sua carriera era praticamente finita. Passò dall’essere nessuno alla numero uno al mondo e al licenziamento in soli 8 anni.La sua personalità e la malattia (già da piccola le fù diagnosticata una forma di schizofrenia) contribuirono alla caduta. “The bitch”, come la chiamavano le colleghe, era solo all’inizio di un periodo terribile comprendente una citazione in tribunale da parte della madre e una dal fisco, la dichiarazione di bancarotta e il divorzio dal secondo marito nel 1952. Per una decina d’anni si cimentò con la televisione e il teatro ma non riscontrò mai un vero successo e abbandonò del tutto il mondo della recitazione. Iniziò a bere pesantemente (cosa che la portò spesso dietro le sbarre) e la malattia si acuì, diventando anche paranoica e credendo che l’FBI la spiasse. Nel 1962, quando quasi tutto il mondo l’aveva ormai dimenticata, venne scoperta in un bar, a Manhattan dove lavorara come cameriera, per star più vicina ai liquori e dove viveva in un alberghetto di quart’ordine. Era uno sfacelo, irriconoscibile, denti marci, capelli mal tenuti. Marlon Brando (con cui forse ebbe un flirt) appena seppe della notizia le mandò un assegno di mille dollari che Veronica non incassò mai per orgoglio ma incorniciò alla parete della sua casa, dove lo mostrava agli amici. Lo scoop le ridiede fama e tornò in scena per qualche piccolo fallimentare film, ma ormai la malattia era troppo grave, non le era più permesso vedere i suoi tre figli e venne ricoverata in una clinica in Inghilterra (non prima di sposarsi per un ultima volta). Uscì nel 1973 ma morì pochi mesi dopo per epatite, sola e povera, a appena 50 anni. Diceva di se “You could put all the talent I had into your left eye and still not suffer from impaired vision [...] I will have one of the cleanest obits of any actress. I never did cheesecake like Ann Sheridan or Betty Grable. I just used my hair”. Frasi che descrivono alla perfezione come dietro quei modi e quella faccia da stronzetta, ci fosse una persona modesta, inadatta a quel successo ingestibile che la usurò completamente e la gettò, usata e presto dimenticata, sul ciglio della strada. Assurdamente, forse fu proprio il privarla del suo look, dei suoi capelli, che le accorciò la carriera. Ciao peek-a-boo girl.
Nella prossima puntata: La scelta di Rossella O’Hara, come funzionava nel 1939 il casting di un ruolo epocale.

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