Stanotte mi sono svegliato un paio di volte, ho il sonno leggero. Pensavo che mia figlia, la piccola, piangesse. Invece no, tutto tranquillo, la mia donna dorme, un'ombra calda accanto a me, fuori tutto tace. Pausa.
Ho pensato: " E adesso come mi riaddormento?"
Poi mi sono allungato tra le lenzuola come se volessi tuffarmi nel sonno e mi è sembrato di scivolare nell'acqua calda di una notte d'estate di tanti anni fa. Paura dell'acqua scura allora. Stanotte mi sono tuffato dentro me e ho nuotato in un mare sicuro e accogliente, nero e caldo. Nessun rumore, nessuna crepa nell'acqua morbida, nessun dolore, nessun amore. Io nuotavo. Non un sogno, ma un ritorno. Poi la sveglia. Mentre nuotavo nel buio, ho pensato."Ecco, il mio cervello sta archiviando le mie esperienze ora, le cataloga, le belle e le brutte e magari adesso sognerò quei rompicoglioni che mi ritrovo intorno al mattino...incompetenti, imbecilli, consumatori d'ossigeno e accumulatori di pensioni, abbruttitori di ambienti, condensatori di cazzate...no, non adesso!!! "
E qualcuno mi ha ascoltato. Il bibliotecario preciso che abita il mio ippocampo, il bibliotecario senza cuore che ogni tanto mi ripropone la ragazzina per cui impazzivo trent'anni fa e che ora somiglierà ad una (brutta?) estranea, quello che mi ricorda mio padre che mi manca, si quello che organizza, cataloga, mischia non sempre con imparzialità il buono e il cattivo che vivo, si quello, stanotte è stato misericordioso. Mi ha lasciato nuotare qualche attimo, forse come nell'utero di mia madre, forse come mai mi è capitato e mi ha curato il cuore affannato, l'anima tiepida e i muscoli tesi. Misericordioso bibliotecario, grazie, anche se so che ti divertirai con questo poveretto che sorrideva nello specchio stanattina, lo so, ma non importa, stanotte ho nuotato e sento ancora l'acqua sulla pelle.