Il prof. Stocchi, già docente di Biologia Molecolare e Biochimica Applicata presso l’Università di Urbino, socio della Società Italiana di Biochimica, della International Biochemistry Society, della Biochemical Society, della Protein Society e della New York Academy of Sciences e autore di oltre 170 lavori su riviste scientifiche internazionali, ha iniziato il suo intervento citando una frase riassuntiva della sua convinzione: «Io credo che ogni uomo, nella propria vita, al di là del luogo in cui è nato, cresciuto ed educato e al di là del proprio credo, desideri crescere nella conoscenza della verità e vivere nella verità. Il bisogno di verità è inscritto nel cuore dell’uomo». Parlando ai molti studenti presenti, ha richiamato all’importanza della filosofia e della teologia che «hanno contribuito a mantenere vivo questo dibattito in quasi tremila anni di storia dell’uomo». Ha dunque considerato la “scienza” e la “fede” come due livelli di conoscenza diversi, concentrandosi inizialmente sul primo e sul valore di essere ricercatore, ovvero colui che documenta «per la prima volta ciò che prima non era noto». Tuttavia ha anche riconosciuto il grande limite: «La scienza –nel senso più ampio– non è in grado di dare risposte a domande di fondo che caratterizzano il percorso dell’esistenza umana: Chi sono? Da dove vengo e dove vado? Perché la presenza del male? Cosa ci sarà dopo questa vita?». Eppure da queste domande «dipende l’orientamento da dare alla nostra esistenza [...]. L’uomo è una realtà ben più complessa rispetto ad ogni altro organismo vivente: non possiamo pensarlo costituito soltanto da cellule. Benché possa essere per noi difficile comprenderlo pienamente, in realtà l’uomo è spirito e corpo. Questo mistero ci introduce ad una dimensione e ad un altro livello di conoscenza: quella spirituale».
Ecco dunque che secondo lo scienziato, «la Fede apre a un livello di conoscenza superiore. La persona che crede poggia la propria fiducia in una realtà superiore: il Creatore. Se qualcuno mi rivolgesse la domanda: “Per te, chi è Dio?”, io mi troverei in seria difficoltà a dare una risposta», si ripeterebbero delle definizioni che però «esprimono soltanto una realtà incomprensibile per la mente dell’uomo». Incomprensibile tuttavia fino ad un certo punto, dato che «più di 2000 anni fa si assistette ad un Evento che trasformò la storia dell’uomo: Dio si manifestò attraverso l’Incarnazione assumendo anche la natura umana in Gesù Cristo. Gesù Cristo opera, parla, istruisce. Ora, sebbene l’Evento dell’Incarnazione rimane un mistero per l’uomo, per me questo Evento inizia a riempirsi di significati concreti che meritano di essere sviscerati e compresi». Ecco dunque -continua il biochimico- che dall’atto incomprensibile, la venuta di Cristo permette che «l’orizzonte si amplia e di fronte a questa nuova prospettiva l’uomo inizia gradualmente a prendere coscienza di una realtà nuova, anche se permane l’impossibilità di una piena comprensione di misteri quali l’Incarnazione e la Risurrezione».
Il prof. Stocchi ha così citato tre celebri convertiti come un esempio di questo inizio di comprensibilità del mistero dopo l’incontro cristiano. Il primo è San Paolo, poi tocca ad Agostino e a San Francesco, ovvero tre uomini la cui esperienza «è vero nutrimento, un aiuto concreto per vivere, un insegnamento anche perla nostra vita». Eppure, continua Stocchi, nonostante le numerose esperienze autentiche, fatte da tanti uomini, per noi può essere difficile credere. Viene così citato un articolo apparso sulla rivista Science il 15 agosto 1997, in cui si riportavano i risultati di una indagine condotta da Edward Larson dell’Università della Georgia (Stati Uniti) che dimostrava come il 40% degli scienziati che lavoravano nell’ambito della fisica e della biologia fossero credenti molto convinti. E ha commentato: «Questi dati dimostrano in definitiva una sola cosa, che l’uomo è libero e l’Onnipotenza di Dio si arresta difronte alla libertà che Dio stesso ha dato all’uomo. L’uomo dunque è realmente libero di credere o meno». Tra le testimonianze di prestigiosi scienziati che vennero intervistati per l’occasione, il biochimico ha riportato le parole di Francis Collins, attuale Direttore del National Instituteof Healt (NIH) e Direttore del Progetto Genoma Umano che ha permesso il completo sequenziamento del nostro genoma. Collins, convertitosi a 27 anni, disse: «Quando si conosce qualcosa di nuovo che riguarda il genoma umano, io provo una grande emozione perché l’umanità ora conosce qualcosa che soltanto Dio prima conosceva”».
Lo scienziato ha così concluso l’intervento rivelando la sua posizione: come ricercatore, ha spiegato, «io non trovo alcun contrasto tra Scienza e Fede. Quando nel corso della mia carriera ho avuto la possibilità di fare direttamente gli esperimenti in laboratorio, ho sempre provato grande soddisfazione di fronte ai risultati che ottenevo e che documentavano qualcosa di nuovo. Oggi, provo la stessa soddisfazione di fronte ai risultati ottenuti dai miei allievi. Quando, riflettendo sulla Parola del Signore – con tutti i limiti e la mia fragilità – intuisco e a volte comprendo appena a quale straordinaria realtà l’uomo è destinato, provo stupore e meraviglia». Scegliendo tra Scienza o Fede «di fatto si esprime un atteggiamento di parzialità». L’uomo di scienza, aprendosi anche alla fede, «riceve già un aiuto concreto che consiste nella capacità di dare un giusto valore alle cose: la fiducia riposta nel Creatore genera dunque nell’individuo la speranza. In questo contesto, l’uomo di fede riconosce il valore della Scienza come
strumento indispensabile per crescere nella conoscenza della realtà oggettiva, ma anche il limite a dare risposte sul significato vero della vita».