Il 28 giugno 2012, sulle pagine di facebook, scrissi una nota dal titolo “Osa Sindaco Osa… altrimenti è corsa alla poltrona“, nella quale mi auguravo che i molti Sindaci, riuniti a Palermo, in vista delle regionali, avessero fatto un notevole passo avanti verso la “politica del territorio“. Successivamente il 03 agosto 2012, sempre su Facebook. con la nota “La politica del territorio, da Canicattini in su“, ponevo l’accento sulla distinzione tra Politica del territorio ed il territorio della politica, con una esplicita proposta al nostro Sindaco di intestarsi, con coraggio, questa proposta politica.
Occorre dire che il Sindaco non ha avuto il coraggio, e non è da lui, di attuare in modo esplicito una politica del territorio, né all’interno della città, né in una dimensione più ampia, intesa come proposta politica tout court.
Oggi il Sindaco si trova di fronte ad un bivio:
una strada conduce al così detto “tirare a campare“, e quindi continuare nell’enunciazione dei principi della politica del territorio, ma che di fatto si concretizzano nel territorio della politica, oppure svoltare, scegliendo l’altra strada, quella di una vera politica del territorio, sia nella gestione della città, sia in un ottica più ampia, quella proposta politica regionale di cui per anni si è fatto portavoce.
La politica dei territori non può non partire dalla politica della città, che altro non è che una “Polis“ di greca memoria, dove il Sindaco non è espressione del potere ma il rappresentante della città, a cui in ultima istanza spettano le decisioni amministrative, che sono espressione della volontà dei cittadini, mentre la politica è un fatto che riguarda la città e non il suo rappresentante.
Se il Sindaco intende percorrere questa strada, non è necessario che ce lo dica, gli basta assumere decisioni in tale direzione, ma se il Sindaco si limita a rispondere che “la politica non è pronta a cambiamenti netti e repentini, perché ha le sue regole ed i suoi tempi, che vanno rispettati“ allora è chiaro che l’obiettivo è unico, un altro, e capiremmo tutto.
Come dicevano gli antichi: “Comu voli Diu“.
Paolo Giardina