Il blu è un colore caldo, Julie Maroh

Creato il 17 maggio 2015 da Altovolume
Oggi 17 maggio è la giornata internazionale contro l'omofobia.
E ho ripreso tra le mani Il blu è un colore caldo di Julie Maroh, un po' per "l'occasione", un po' perché non ne ho mai parlato anche se l'ho letto tempo fa, un po' perché ho letto questo articolo e non mi trovo molto d'accordo con quanto espresso dall'autrice.
La prima cosa che colpisce, che mi ha colpita, è il bellissimo disegno che fa da cover alla graphic novel. E anche il titolo, Il blu è un colore caldo/Le bleu est une couleur chaude, molto evocativo.
Comunque, il disegno l'ho trovato subito magnetico: quel blu pieno di sfumature, l'occhio ammiccante di Emma, il lieve sorriso che rivolge a noi o a Cléméntine?
Questo secondo me è quello che ti spinge a prendere in mano e a sfogliare questo albo, ancor prima di sapere che parla di una storia d'amore tra due ragazze.
La storia credo che sia nota, dopo due anni in cui fumetto e film hanno spopolato.
È una storia che inizia dalla fine, dalle parole di Cléméntine:
“Amore mio, quando leggerarai queste parole avrò già lasciato questo mondo.”
E pian piano, attraverso i ricordi di Emma, si ripercorre la vita di Cléméntine partendo dall'adolescenza. All'inizio c'è quella che sembra essere la vita normale di tutti, gli amici, la scuola, i genitori. Cléméntine però presto si accorge di non essere come tutti gli altri, si rende conto che quello che la emoziona è un altro tipo di batticuore. Un giorno una compagna di classe la bacia sulla bocca e per lei è una scoperta. Un'intima rivelazione che non la fa dormire e che la spaventa.
Il fumetto poi si concentra su quello che succede a Cléméntine quando vede per caso quella ragazza dai capelli blu e se ne innamora. È attraverso le sue parole che noi con Emma leggiamo dei compagni che la schifano perché la credono lesbica, dei genitori tradizionalisti che inveiscono contro il gaypride, dell'amore sempre più forte per Emma. Un amore di quelli ti travolgono, che ti fanno male.
Quell'amore poi inevitabilemente esplode, Emma e Cléméntine diventano una cosa sola. La paura però c'è sempre, perché siamo negli anni '90 e l'amore gay è ancora una "novità" e molti non riescono ad accettarlo, come i genitori di Cléméntine che la cacciano di casa.
Così Emma diventa il suo unico mondo.
Nell'articolo sopra citato si parla di "dramma senza uscita" .
Ne Il blu è un colore caldo è vero, il dramma c'è perché Cléméntine fatica ad accettare la parte di sé che ama le ragazze. La parte iniziale del fumetto è incentrato su questo, anche perché è ambientato negli anni '90 quando il clima era diverso e non si poteva non parlare dell'intolleranza di allora. Oggi è diverso (anche si deve fare ancora molto) .
Su quello che succede dopo però io non vedo alcun dramma lesbico.
Non vedo una storia d'amore lesbica, vedo una storia d'amore e basta. Quello che succede a Emma e Cléméntine potrebbe accadere in qualsiasi altra coppia.
E anche quello che succede dopo, la persona che si lascia andare per amore, potrebbe accadere a chiunque.
Il dramma c'è perché è una storia d'amore di questo tipo (tragica), non perché è una storia d'amore "lesbica".
La tragedia finale è causata dal troppo amore, che ferisce, acceca e fa sragionare.
Sarebbe stata una "tragedia lesbica" se, ad esempio, a Emma in ospedale avessero impedito ogni contatto con Cléméntine in quanto "non legata a lei ufficialmente" e nel frattempo lei fosse morta.
Emma è Cléméntine sono due persone diverse, con visioni contrastanti sull'amore.
Da una parte c'è Emma che potremmo definire "attivista", che si batte per i loro diritti, con una coscienza politica molto forte.
Dall'altra c'è Cléméntine che vede l'amore come una cosa molto intima.
“Lei la chiama viltà, mentre io cerco solo di essere felice...in un modo o nell'altro...come tutti.” 
Probabilmente è questo che le allontana.
Cléméntine è in cerca di tranquillità, non è interessata alle battaglie gay perché egoisticamente cerca solo la propria piccola felicità. Emma invece ha basi solide, ha una famiglia che l'ha accettata, ha tanti amici e lotta per i suoi diritti. Sono due persone diverse e questa differenza non riescono a conciliarla, non riescono a parlarne: il fumetto infatti ci mostra rapide vignette senza parole, piene di sguardi cupi. E una Cléméntine sola.
    
"Raccontare solo tragedie non aiuta più nessuno.(...)
Dovrebbero esserci più storie di orgoglio, e meno storie di odio verso se stessi. Dovrebbero esserci più “e vissero felici e contente" e meno amori impossibili che finiscono in tragedia."
(Ancora dall'articolo citato all'inizio)
Sono d'accordo, ma non è questo il caso. Il blu è un colore caldo non lo metterei mai tra i romanzi lgbt perché non lo è. Il tema dell'omosessualità non è centrale, è una conseguenza dell'amore che Cléméntine prova. Fin dalle prime pagine, dalla copertina, è chiaro che è l'amore per quella ragazza dai capelli il blu il fulcro della graphic novel.
Ho visto anche il film La vita di Adèle.
È diverso dal fumetto, finisce in tutt'altro modo.
A me personalmente non è piaciuto molto. Per scenografia, fotografia, attrici si. Certe scene le ho trovate bellissime e le attrici sono perfette per quei personaggi.
Per la storia non so, è un film francese con molti silenzi, tanti sguardi e tante scene di nudi che dopo un po' mi hanno stufata (e infatti ho mandato avanti). A volte ho la sensazione che questo film sia stato tanto apprezzato solo per i meravigliosi corpi di Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux che non per la storia in sé.
È un film bello, ma per me troppo lungo, non sono riuscita ad apprezzarlo fino in fondo.
Non lo riguarderei e non riesco a consigliarlo, a meno che uno non abbia letto la graphic novel in modo da poter fare un confronto.
Il fumetto in definitiva a me è piaciuto, più del film.
E più per i disegni che per la storia perché l'amore tragico non è proprio tra i generi miei preferiti.
Il seppia dove tra i suoi chiaroscuri emerge quel blu così potente e caldo. 
“L'amore si accende, muore, si spezza, ci spezza, si ravviva...ci ravviva.
Forse l'amore non è eterno ma ci rende eterni. 
Dopo la nostra morte, l'amore che abbiamo destato continua a compiere il suo cammino.” 

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