Il blues del casellario

Creato il 28 aprile 2010 da Lanterna
Ci sono giorni, nella vita di una come me, in cui sarebbe tanto comodo e rassicurante avere un posto in una casellina, e in una sola.
Mi chiedo come sarebbe, per esempio, essere come la Fata del Bosco [vicina di casa ribattezzata così per la sua mania di notare quando, chi e come fa rumore, lei compresa - N.d.A.]. La Fata del Bosco è per me l'immagine del mainstream: lavoro statale, bambine affidate a sua madre quando non vanno a scuola, in procinto di traslocare in casa di proprietà vicina a quella di sua madre, mai un cinema o un teatro al massimo una pizzeria, in casa presto perché bisogna cucinare e lavare le bambine (di 4 e 7 anni), mai vista con un libro in mano ma in compenso sa tutto di TV e gossip. Lei la spesa la fa al supermercato e non gliene importa una beata fava di vivere nella cascina biodinamica: sì, c'è un'aia bella grossa dove le bambine possono andare in bici, ma il paese è meglio. Ca va sans dire che le sue figlie vedono le mucche con la stessa frequenza dei bambini di città, perché le stalle puzzano e ci si sporca.
Normalmente non la invidio, anzi, però ci sono giorni in cui la testa mi fuma per lo scontro delle mie tante anime. La sua testa, invece, sa sempre cosa pensare: la cena, i compiti, la pediatra, le vacanze da prenotare.
Alla diversità, lei reagisce nel modo meno faticoso: la elimina, la ignora. Io invece ne sono attratta, la studio, la faccio mia. Qualsiasi diversità, anche quella del pulotto che mi fa la piazzata contro gli extracomunitari senza sapere che ho una cognata africana e ne sono ben contenta.
Mi andrebbe bene anche una qualsiasi altra casella: quella della direttrice del nido di Ettore che dedica anima e corpo al lavoro e in questo si realizza, oppure quella dell'amica alternativa in contatto con l'anima dell'universo che abbraccia gli alberi.
E invece io sono lì davanti al casellario, con un pezzetto in quasi tutte le caselle, sempre affannata ad evitare di perderne qualcuno e sempre un po' preoccupata che qualcuno mi prenda per falsa: com'è possibile che tu mi dia ragione su una cosa e che poi tu decida di fare quell'altra? Gesù Cristo, in cui non credo ma che stimo abbastanza, dice che non si può servire Dio e Mammona contemporaneamente. Beh, in effetti non servo nessuno se non me stessa. Con tutte le conseguenze del caso.
E così chi si aspetta che io usi farmaci omeopatici si trova nei miei armadietti ibuprofene e antibiotici. Chi si aspetta che io guardi la TV la trova muta e limitata, senza neanche un decoder. Chi si aspetta che io ami gli animali (ed è così) mi trova ad abbuffarmi alle grigliate. Magari c'è persino qualcuno che si aspetta che io sia una maliarda orientale, e si trova una rotondetta con occhiali e Birkenstock.
La casella per me non c'è. O meglio, ci sarebbe se demolissi tutti i tramezzi tra le caselline, facendo di tutto il casellario un'unica grande casella. Per me non c'è una casella: c'è un open space.
E dire che, sedere a parte, non occupo neanche tutto questo spazio.

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