Autore: Joe Hill
Titolo originale: Horns
L'ho letto perché: a breve uscirà il film omonimo di Alexandre Aja, avente Daniel Radcliffe come protagonista. Non volevo arrivare all'appuntamento impreparata.
Di cosa parla? Il libro racconta la storia di Ig, ingiustamente sospettato da tutti di avere violentato e ucciso l'amore della sua vita. Dopo un anno e una sbronza particolarmente pesante Ig si sveglia con un paio di corna dotate di un incredibile potere...
Mi è piaciuto? Moltissimo. Joe ha ereditato l'abilità paterna di evocare mostri "della porta accanto" paurosamente credibili e in più riesce ad aggiungere quel tocco nerd-pop che lo rende ancora più accattivante. Preparatevi a ridere e a inorridire davanti agli imprevedibili effetti del potere di Ig e anche a commuovervi per una storia d'amore che, nonostante alcune esagerazioni tipicamente letterarie, non potrà che coinvolgervi e farvi sognare anche in mezzo agli incubi!
Ideale per: gli irriducibili King-addicted che cercano qualcosa di nuovo ma altrettanto valido.
Autore: Shirley Jackson
Titolo originale: The Haunting of Hill House
L'ho letto perché: ne sento parlare da anni, soprattutto da Stephen King. E il mio amico Ale aveva appena finito di leggerlo.
Di cosa parla? Hill House è una casa maledetta, una delle più terribili. Un gruppo di persone si reca in loco per studiarne gli strani fenomeni e ne subiscono gli effetti...
Mi è piaciuto? L'ho trovato ipnotico e molto particolare. Più che un romanzo horror è la descrizione perfetta di una mente fragile e allo sbando, il triste epilogo di un'esistenza abituata alla sconfitta e di una donna in cerca di un posto da chiamare "suo". "Ti arrise la vittoria, ti arriderà l'amor" è un ritornello che vi si insinuerà nel cervello a lungo, lasciandovi preda della malinconia.
Ideale per: chi non cerca brividi a buon mercato ma preferisce immergersi in atmosfere più riflessive.
Friend (anche ripubblicato come Deadly Friend)
Autore: Diana Henstell
L'ho letto perché: ne ha parlato Lucia QUI e mi è salita la scimmia cosmica.
Di cosa parla? Piggy è un ragazzino geniale ma introverso che ha un solo amico, il robot Bee Bee, costruito con le sue mani. Costretto a trasferirsi in una piccola città a causa del divorzio dei suoi genitori e di un "errore" da lui commesso, Piggy riesce a fare amicizia solo con Samantha, la vicina di casa, di cui si innamora. Nel giro di brevissimo tempo il ragazzino perde però sia Bee Bee che Samantha e decide di resuscitare quest'ultima impiantandole nel cervello il software del robot...
Mi è piaciuto? Da morire. Dimenticate quella belinata trash di Dovevi essere morta perché Friend fa molta più paura e non si limita semplicemente a questo. Il romanzo della Henstell scava innanzitutto nella terribile solitudine del protagonista, nell'ancor più orribile (e taciuta, ovviamente) consapevolezza che non tutti i genitori, nemmeno quelli "equilibrati", possono riuscire ad amare incondizionatamente i propri figli e offre un triste spaccato di adolescenza inquieta e difficile. Dimenticate ovviamente il teen horror che invoglia le ragazzine a limonare con dei morti perché qui lo zombie è veramente raccapricciante, quanto di più anatomicamente realistico ci possa essere; detto questo, la storia d'amore tra Piggy e Sam è una delle più commoventi che abbia mai letto.
Ideale per: chiunque abbia guardato Dovevi essere morta. Purtroppo, anche se meriterebbe di venire pubblicato in Italia al posto di quell'immonda rumenta che troppo spesso insozza le librerie, Friend si trova solo in inglese: editori, mi offro volontaria per tradurlo ovviamente!
Autore: Anthony Burgess
L'ho letto perché: mette assieme distopia, cannibalismo, un regime che costringe all'omosessualità e altre simili amenità. Non potevo perderlo.
Di cosa parla? Il libro racconta le (dis)avventure dello sfigatissimo antieroe Tristram, i cui tentativi di "maturazione" prima e quelli di ricongiungersi alla moglie fedifraga poi vengono costantemente frustrati dagli imprevedibili cambiamenti sociali di un'Inghilterra da incubo.
Mi è piaciuto? Nonostante una traduzione a mio avviso un po' "ridondante" è sempre piacevole perdersi nel delirio linguistico e narrativo di Burgess, che qui è davvero sfrenato. Le risate che provoca inevitabilmente Il seme inquieto sono sempre seguite da un brivido lungo la schiena e un incombente presagio di sventura perché l'universo immaginato dallo scrittore sarà anche grottesco ed esagerato ma le basi fondanti della società sono pericolosamente simili alle nostre...
Ideale per: chi non ha paura di sperimentare!