Ha assunto una grande importanza l’appartenenza a un luogo. In realtà, essere di un luogo ben riconoscibile è sempre stato fondamentale.
Charles Dickens? Londra.
Dostoevskij? San Pietroburgo.
Stephen King? Maine, e via discorrendo.
Nella strategia che conduce a costruire il brand, prima o poi ci si chiede se è bene puntare anche sul luogo dove si vive (senza svelare davvero tutto, il proprio domicilio, per esempio). E magari si giunge alla conclusione che un luogo se non è abbastanza celebre (Milano, Roma), allora è meglio evitare perché si rischia di passare per provinciali.
Be’, da secoli leggiamo di una faccenda decisamente provinciale come la guerra di Troia…
Adesso parlo dei miei racconti, quindi puoi ignorare questa parte. Sono ambientati in una specifica provincia e in una città precisa (Savona). Che sia marginale nel panorama italiano, non è affatto un problema, anzi. C’è solo un inconveniente forse, ma non riguarda solo le piccole città.
Siccome quando si scrive, si piega e si manipola, qualcuno potrebbe lamentarsi, perché quel posto non è proprio così.
Costoro infatti credono che una storia, o dei racconti, debbano essere delle mappe precise. Ma se un giorno scrivessi a proposito della torre Leon Pancaldo (o Torretta che dir si voglia), crollata in mare… ebbene, è crollata in mare.
Sto divagando.
Spesso un brand non può contare affatto sulla forza di un personaggio come per esempio Harry Potter. Né è necessario. Affermare che o hai un personaggio forte, oppure non hai alcuna possibilità, significa avere le idee almeno confuse.
Ma riuscire a essere identificati con un territorio, una città, potrebbe essere un altro mattone nella costruzione del proprio brand.
Prima la storia, poi il lettore