Sono conditio sine qua non per questo elisir che non può essere realizzato senza di esse. L’Azienda Villa Zarri rispecchia a pieno queste categorie di eccellenza e soprattutto aggiunge una conoscenza storica da non sottovalutare affatto, nel momento in cui si può degustare un loro brandy.
Distillati di grandissima qualità (di cui vi parleremo a breve), appaganti per i sensi e per l’animo, di carattere forte ma non aggressivo, sono in grado di sposarsi bene con la predisposizione della mente e del gusto.
Abbiamo intervistato Guido Fini Zarri, cuore pulsante di un’eccellenza italiana dal gusto internazionale.
Buona scelta
IBD
Il brandy in Italia, come nasce passione per questo pregiato distillato e Villa Zarri?
La passione per il Brandy nasce da lontano.
Mio nonno materno (Leonida Zarri) iniziò a lavorare nel settore dei brandy e liquori negli anni 30 alla Buton (quella della Vecchia Romagna). Negli anni 50, uscito dalla Buton, acquistò la Pilla, piccola azienda di liquori con sede a Murano (Venezia). L’azienda venne poi trasferita a Castel Maggiore (Bo) e sotto la guida di mio padre conobbe uno sviluppo molto importante soprattutto con il Brandy Oro Pilla.
Entrai in azienda alla fine degli anni 70 e cedetti il marchio Oro Pilla a Montenegro (quelli dell’amaro) nel 1988. Nel 1986 iniziai però una piccola produzione di Brandy di altissimo livello ispirandomi al Cognac con l’obiettivo di fare anche in Italia un Brandy a D.O.C..
Dopo aver venduto Oro Pilla mantenni la piccola distilleria che battezzai Villa Zarri dal nome dell’antica dimora del 700 che sorge davanti alla distilleria, mi trasformai in artigiano e continuai a fare questi Brandy che col passare degli anni diventano sempre più buoni e preziosi.
Ovviamente per fare prodotti così raffinati occorre avere molta passione.
Quali sono i metodi di distillazione che adottate?
Per distillare usiamo l’alambicco Charentais, un alambicco interamente in rame originario della Charente, la regione dove si produce il Cognac.
Con questo alambicco si distilla il vino (uso esclusivamente il Trebbiano Toscano e Romagnolo), si ottiene un semilavorato che si distilla una seconda volta ottenendo così il distillato finale che viene messe nelle botti ad invecchiare.
L’invecchiamento avviene in botticelle da 350 litri di rovere francese proveniente dalle foreste del Limousin e dell’Allier.
Il brandy viene messo ad invecchiare per un anno in botti nuove dove assorbe dal legno colore, tannini e profumi del legno, poi travasato in botti cosiddette esaurite (cioè sfruttate per più di 4 anni) e lì lasciato per il resto del periodo di invecchiamento. In queste botti vecchie, attraverso i micropori del legno, perde alcolicità e assorbe ossigeno sviluppando i grandi aromi.
Questa fase è molto lenta per cui occorrono molti anni per evolvere i distillati e ottenere un grande Brandy. Preciso inoltre che miei Brandy sono totalmente naturali. Non aggiungo ad essi né coloranti né aromatizzanti e/o dolcificanti.
I miei Brandy vanno da un minimo di 10 anni di invecchiamento in su. Oggi il mio Brandy più invecchiato ha 21 anni, ma in Settembre uscirò con un 22 anni.
Inoltre imbottiglio un Brandy Millesimato 1988 aromatizzato con foglie di Tabacco Toscano, indicato per i fumatori di sigaro e tre Brandy a Pieno Grado, cioè imbottigliati alla piena gradazione alcolica, senza alcuna diluizione con acqua, dopo un lungo periodo di invecchiamento (Brandy estremi dalla complessità incredibile).
Come è accolto il brandy dagli italiani?
In Italia il Brandy, negli ultimi 30 anni, ha perso smalto. Purtroppo in Italia c’è una produzione di Brandy “industriale” che secondo me ha stancato da tempo il consumatore evoluto. Oggi questo consumatore chiede prodotti più sofisticati, di grande qualità.
Siamo veramente pochi a offrire un brandy italiano di questo tipo.
Il brandy Villa Zarri va degustato a 18/20 gradi di temperatura, non di più. E’ assolutamente errato scaldare il bicchiere in cui si introduce il brandy perché l’alta temperatura fa evaporare l’alcol contenuto nel brandy pungendo il naso con effetto fastidioso e controproducente.
D’estate è consigliabile pertanto raffreddare un po’ il brandy per portarlo alla temperatura di cui sopra.
Non amo molto il ballon, preferisco un ampio bicchiere a stelo lungo. Vanno benissimo i bicchieri da vino rosso. Il bicchiere a tulipano, ma di grande dimensione, è forse ancora più adatto.
Un segreto importante è lasciare riposare il brandy nel bicchiere per alcuni minuti (2/3) prima di iniziare a degustarlo in modo che si crei un certo equilibrio fra l’alcol del brandy e l’ossigeno dell’aria.
Un grande brandy, come tutti i distillati lungamente invecchiati, vanno degustati lentamente, con grande attenzione.
Il brandy è un prodotto da fine pasto. Gli abbinamenti classici sono con grandi cioccolati fondenti, dolci al cioccolato, nocciole, noci, biscotteria secca, frutta secca, ma anche con formaggi erborinati piccanti (vedi gorgonzola piccante, roquefort ecc).
Il grande chef Cracco, ha realizzato un menù coadiuvato dai vostri distillati. Quali sono gli abbinamenti che consigliate?
Con Cracco abbiamo voluto dimostrare che, volendo, si possono abbinare grandi Brandy anche con piatti di alta ristorazione. E’ stata una bellissima dimostrazione che consiglio però solo in casi straordinari.
Un brandy al tabacco. E' un fumatore? Come è nata questa idea?
Sono stato fumatore e anche oggi mi piace, ogni tanto, degustare un buon sigaro, sia toscano che cubano.
L’idea è nata parlando con amici fumatori di sigaro che mi hanno fatto venire l’idea di questo abbinamento, brandy e tabacco. D’altra parte il fumo si sposa magnificamente con l’alcool e un grande Brandy in maniera sublime con un grande sigaro.
Quando Guido assaggia un suo brandy a cosa pensa?
I miei Brandy li assaggio quando li faccio, cioè quando provo i vari tagli per fare un brandy finito. In questi casi cerco di ottenere la migliore eleganza e il miglior equilibrio possibile, secondo il mio gusto. Non potrei mai fare e vendere un prodotto che non piace a me.
Poi quando lo riassaggio come consumatore verifico che quel dato prodotto che ho fatto corrisponda nel tempo a ciò che avevo in mente.
Il mercato internazionale accetta il prodotto italiano?
Fino a pochi anni fa non c’era posto per il Brandy italiano di qualità all’estero perché il Brandy di qualità nel mondo è solo Cognac (e un po’ Armagnac, ma molto meno). Fortunatamente oggi il Made in Italy ha fatto sì che ci sia da parte degli stranieri l’attitudine ad accettare qualsiasi prodotti italiano, a condizione che sia buono, molto buono.
Le cose pertanto stanno rapidamente cambiando per cui esiste anche una potenzialità importante per il Brandy Italiano di qualità. Peccato che sia solo…..in questi casi l’unione farebbe la forza.
Tre motivi per bere un brandy Villa Zarri.
Tre motivi:1) il brandy, ad alti livelli e il mio lo è, è il più nobile distillato che ci sia perché nasce dalla materia prima più nobile, il vino. 2) il Brandy Villa Zarri è un prodotto moderno e naturale, non conciato, non ruffiano che va diretto, senza contorsioni, al suo scopo: l’appagamento di chi lo beve. 3) un brandy Villa Zarri, avendo una lunghissima persistenza, ti permette di bere una quantità moderata di alcool lasciandoti per lungo tempo il suo gusto in bocca. Va incontro pertanto alle esigenze di oggi: bere con moderazione, ma esserne appagati.