Pensi di aver capito tutto e invece ti svegli un bel giorno e ti accorgi di non aver capito niente.
La falena si ricorda di quando era un bruco?
Credo che sia questa la domanda fondamentale da porsi nella vita, più che se sia nato prima l’uovo o la gallina.
Questa domanda in particolare è stata posta per spiegare la morte, con tutte le derivazioni possibili riguardanti la morte cerebrale, l’accanimento terapeutico, l’etica. Ma a te, il leggerla sulla rivista, ha fatto subito apparire un turbine di pensieri nella testa.
La falena forse non vuole ricordarsi del suo essere precedentemente bruco, lo fa per difendersi.Ora è più bella, più leggera. Vive la notte, va in giro. Può volare, cosa che prima non le permetteva quel suo corpo tozzo e molliccio. Il suo unico scopo è raggiungere la luce, a volte l’unica luce che rischiara il buio della notte. La falena nella sua metamorfosi abbandona completamente il corpo da bruco, avviene una morte cellulare con successivo ricambio cellulare ad una percentuale elevatissima. Il bruco è tutto intestino, alcune falene non hanno l’organo adibito alla nutrizione, ma sono tutte sesso. Sì, perché il loro corpo è formato per la maggior parte da gonade. Un punto per la falena!
Ti è sembrata una cosa bellissima e tristissima al tempo stesso.
La vita della falena però è breve, forse perché è così che dev’essere: le cose belle durano poco.Le emozioni piacevoli, i bei sogni, una risata fatta di gusto, un boccone delizioso, l’orgasmo.
Il senso di felicità che deriva dalle cose belle è talmente effimero da lasciare l’amaro in bocca subito dopo. Quando queste vengono a meno, desideri soltanto di non averle provate.
Quindi, forse la falena si vuole ricordare del suo essere bruco (sono stati fatti anche esperimenti sulla memoria di bruchi e falene con ottenimento di risultati positivi, anche se non sufficienti per dedurne una teoria scientifica). Essa si vuole ricordare della sua precedente vita, vissuta sul terriccio umido o sulla corteccia di un albero, quella vita fatta di piccoli passetti uno dietro l’altro, così faticosi. Perché lì tutto era più semplice: svegliarsi (ma i bruchi dormono?!), mangiare, crescere, cercare di diventare una falena il più velocemente possibile per volare via da questo mondo schifoso. Al tempo non si rendeva conto di quanto avrebbe rimpianto quella serenità fatta di piccoli momenti.
Insomma, non so sinceramente (e forse nessuno lo saprà mai) se la falena abbia un ricordo del suo essere bruco, ma forse il vero problema non è nemmeno ricordarsene.
Bisogna viverli questi momenti, fino all’ultimo dei nostri respiri (non importa che tu sia bruco o falena).