IlBucky novel
1.L’angoscia nella cornice di Weequahic
“L’angoscia si produce quandoappare, nella cornice, quello che era già lì, molto più vicino, a casa, Heim”[1].L’ospite, o meglio: l’ospite sconosciuto, che si presenta all’improvviso, haassolutamente a che fare con quello che si incontra nell’Unheimlich.L’ospite non è l’abitante dellacasa, è un ostile ammansito,pacificato, ammesso.Il fenomeno dell’angoscia quandoavviene?Quando nella cornice emerge l’Heimlich.Ecco perché Lacan dice che èfalso dire che l’angoscia è senza oggetto.Nella zona ebraica di Weequahic,nell’angolo sudoccidentale di Newark, noi non veniamo a conoscenza del primocaso di polio che quell’estate siverificò agli inizi di giugno[2], inun quartiere italiano povero all’altro capo della città rispetto al nostro.Lo schema della tracciacancellata, usato da Roth, è o non è quello lacaniano?“Il significante rivela senzadubbio il soggetto, ma cancellandone la traccia. a A $ Ci sono dunque innanzitutto un a, oggetto della caccia, e un A.Nel loro intervallo il soggetto Sappare con la nascita del significante, ma come barrato $, come non-saputo. Ogni individuazione successiva delsoggetto poggia sulla necessità di una riconquista rispetto a questo non-saputooriginario”[3].
1.1.La polio, l’oggetto a non-saputo
La polio, che è a, l’oggettonon-saputo, della domanda che occupa indebitamente il posto di quello che nonviene aggirato, ma viene espressamente indicato.Vedete: non è ciò che inganna e non è nemmeno ciò che non inganna.L’angoscia, nel suo quadro, dalla Newark equatoriale, vi sembra cheabbia sopra di sé l’imbarazzo, e a ovest,prima, l’impedimento e, poi, piùinfinita, l’inibizione?La traccia del soggetto, nelquadro della polio, con i suoi trevirus(Brünhilde, Lansing e Leon), è tra l’emozione,il sintomo e il turbamento.Ma non è l’acting out che è nella posizione centrale, dove, virtualmente,dovrebbe trovare l’S barrato.Lì, nell’angolo sudoccidentale diNewark, nella zona ebraica di Weequahic, c’è nell’angolo del turbamento edell’emozione quello che poi sarà il passaggio all’atto che, di norma, è sopral’angoscia, sotto l’imbarazzo, a est-nord-est.Che cosa vuol dire questo?Che l’irriducibile dell’incognitosi struttura già all’inizio, come se quel posto, in quanto circoscritto daqualcosa che è materializzato nell’immagine, un bordo, un’apertura, in cui lacostituzione dell’immagine speculare mostra il proprio limite, ecco questo è illuogo eletto dell’angoscia.La scena della polio:questo bordo, questaincorniciatura, questa apertura è il punzone che è il(fa da) segnale di quelloche c’è da cercare in mezzo.Solo che qui quello da cercare inmezzo è talmente evidente che bisogna solo aspettare di vedere come edove,infine, si manifesterà.
2.Che cos’è il racconto di Nemesi?
I romanzi della castrazione èquesto che fanno vedere nello specchio, l’angosciante, che non permetterà maiil riconoscimento dell’Altro se non sotto la sua forma estrema, radicale, deltaglio.Il soggetto è prigioniero diquella traccia che non viene cancellata.Sono i romanzi in cui non c’è ildesiderio, e quindi non sono racconti-contratto: contro che cosa scambiare ilracconto di Nemesi ? Che cosa “vale”questo racconto?Il racconto, lo sappiamo, è altempo stesso prodotto e produzione, merce e commercio, posta e portatore diquesta posta.Il racconto di Nemesi cos’è?Prodotto o produzione? Merce ocommercio?Posta di quella traccia che non ècancellata o portatore di quella posta?In cambio di che cosa?Di un corpo, o di una vita, dipiù corpi, di più vite, di una malattia epidemica?Un racconto-polio: una storia dicastrazione che immobilizza il lettore nella Newark equatoriale del 1944.Tra la Malattia di Heine(-Medin), con i suoi tre virusmai definiti dal narratore, e la polio,come sinonimo diffuso in qualsiasi lingua, alterità radicale al tempo stessoprodotto e produzione, merce e commercio, posta e portatore di quella posta.
2.1 Il racconto-polio
Il racconto-polio è tematico, nella stessa virtù connotativa specularealla rigidità, all’immobilità, alla rottura secca, tagliente della malattia diHeine.Il senso però non slitta, nécopre e avanza a un tempo; non c’è trascendenza lessicale, e la parola genericaè sempre raggiunta.Il rendimento di un séma, loscrive Barthes[4], dipende dalla suaripetizione:il séma dell’immobilità non harispetto per il carattere perpetuo del linguaggio, la produzione della letturae non ha nemmeno la fatalità di un colpo di dadi che fermi e fissi loslittamento dei nomi e determini, quindi, la verità, la natura, il segretodell’opera.La verità è che nelracconto-polio, o, in genere, nei racconti-castrazione, l’inconscio, l’animanon possono che essere rinvenuti nella rete impersonale dei simboli trattatasotto il nome proprio.Dal nome proprio dell’eroe sisegue la natura economica del Nome, per una raccolta di tratti che stabilisceun rapporto di equivalenza fra il segno e la somma.La funzione economica del Nome,nel séma irrigidito e immobile del racconto-polio che ha inizialmentel’oggetto-non saputo ma già svelato, e il paradigma di ogni sovvertimento, o diogni sottomissione romanzesca, aspettato ma che, alla fine, non arriverà mai,perché quello che manca nel romanzo-castrazione non è il personaggio,ma è ilromanzesco, quello che si scrive è il Nome Proprio, e nel paradigma di quelnome si nasconde il paradigma dell’oggetto a,l’inibizione angosciante o, se vogliamo, l’impedimento totale del desiderio,che, già nell’oggetto a il Soggettovi si specchia barrato.Pertanto, gli interrogativiattivati dal racconto-polio è da questa rete impersonale di simboli, trattatasotto ogni nome proprio, che hanno l’origine e la ragione di essere:perché il narratore usa ilsinonimo “polio” per “Heine(-Medin) disease”?Perché la famiglia che bada allanonna del protagonista quando va ad Indian Hill si chiama “Einneman”?Perché la fidanzata delprotagonista si chiama “Marcia”, nome proprio speculare alla “March of Dimes”,che era la raccolta delle monete da dieci centesimi per contribuire alla lottacontro la malattia nelle scuole?Perché il cognome stesso diMarcia, “Steinberg”, è speculare al cognome “Einneman”?E perché Steinberg, che è la“montagna di pietra”, fa arrivare aIndian Hill, che è la “collina indiana”, la “freccia invisibile”dell’Heine-virus?Ma c’è anche il “daino” che è“buck”[5], in“Bucky”, che si ricollega alla malattia di Heine e il “dollaro”, che è “buck”,che si ricollega alla “March of Dimes”, che sono i dieci centesimi.;“Bucky” può essere il “leprotto”e “Marcia” fa pensare alla “lepre marzolina”.
2.2 L’enigma formulato e la letturasintagmatica
Nel romanzo-polio l’enigma èformulato, non c’è inganno, né domanda, semplicemente il risalto di un soggettobarrato prima che castrato; l’enigma, quando è nel segno del virus, è sempre incorso, attacca ogni soggetto, lo tematizza, lo enfatizza, ne punteggiaesclamativamente il nome, e taglia la domanda del predicato, anche ilcomplemento perde qualsiasi virtù di incertezza.La struttura ermeneutica è tuttanell’angoscia che pervade ogni frase e ogni nome che si manifesta sullasuperficie di Weequahic; ogni soggetto sembra che postuli la radicalità delvirus.Il codice paradigmatico nelromanzo-polio è in qualche modo già fondato all’inizio e per questo fermato ebloccato.Ma questo blocco, questo intoppo del codice, non è il capolavoro, attraverso il quale la struttura dei corpi è sempredotata di un termine che è al tempo stesso la sua origine; qui, nelromanzo-polio, è una sorta di letturasintagmatica, essendo immobilizzato l’insieme diagrammatico delle letturedi un testo.
3.Il romanzo-polio non è epico
Il testo non è più plurilingue,non ha una struttura infinita, è come se si fosse accordato con la semplicitàbreve e svelta della frase, per trascinare la verità non lontano dal lettore masempre più attorno al lettore, l’inflessione sintattica della scrittura delromanzo-polio è sbrigativa e scioglie l’artificio del racconto.La polio, che è la malattia diHeine, con tutto l’heinous che ha nel suo paradigma, più che dentrol’insondabilità dell’unheimlich, ècome se fosse dentro il suono bloccato dello shofar, l’oggetto, il corno che viene suonato in sinagoga nellosvolgimento rituale delle feste ebraiche, che lega il desiderio all’angoscia,in cui tra a e Altro passa larimembranza della voce di Dio, la ripetizione che è automatica e connessa alritorno, al necessario convoglio della batteria del significante.Lo shofar, nel romanzo-polio, non ha suono, ha il ronzio del virus,semmai, che c’è, poi, se andiamo a vedere o a sentire, in ogni novelladrammatica purché ci sia un castrato.Anche nel teatro drammatico,questa apparizione è per lo scioglimento; nel teatro epico, l’apparizione delcastrato serve allo svolgimento.Nel romanzo-polio[6],losvelamento c’è già nell’epilogo, nella situazione iniziale c’è già laconclusione, e non è una predizione, semmai è la verità, che, da un punto divista epico, apparirebbe sempre incompleta, insaturata, iniziale soggettoerrante alla ricerca del suo predicato finale: niente si mostra durante questosvolgimento, se non l’esca, l’inganno; l’enigma è questa mancanza delpredicato.Allora, il romanzo-polio –puravendo la fine inizialmente mostrata – non è epico, è drammaticamente concluso,tragedia predeterminata, ecco perché bisogna cercare la differenza riempita delsuo proprio nel Nome Proprio.
3.1 Il Nome Proprio e il Bucky novel
Il nome proprio permette alpersonaggio di esistere al di fuori dei sèmi, il Nome è soggetto e il propriodel racconto non è l’azione ma il personaggio come Nome Proprio: il materialesemico, però, non viene a riempire ilproprio di essere, il nome di aggettivi, perché la nominazione del sèma è bloccata,tutt’al più se ne può rinvenire il suono nella disseminazione nominale delvirus.Il Bucky novel, è evidente, per via del Nome Proprio e anche perchénomina la proprietà dell’oggetto a,ha la semplicità della frase breve come se fosse un linguaggio naturale, tesocom’è tra il paradigma del “daino” e della “lepre”, ma anche del “dollaro”,che, nei suoi tagli, ha il dime[7], che è la monetinad’argento di 10 centesimi, che costituiva il fondo base della “March of Dimes”scolastica; il Bucky novel, che nonha cadenze e armature particolari né strutture profonde, non è, per intenderci,dal lato della stilistica trasformazionale in questo medioevo profondo delromanzo nell’era dell’industria culturale, si costituisce come posta economica,oggetto di contratto, moneta di scambio, one buck, 1 dollaro, “ein buck”[8],avrebbe detto il padre della polio, Jakob Heine, contro il dime novel, che, in altre transazioni editoriali, era semplicementeil romanzo di 10 centesimi, da quattro soldi, in traduzione italiana.
3.2 Le leggi del leggibile e altricodici; la retorica dell’epidemia nel Bucky novel
La legge di solidarietà del leggibile è quella in cui tutto ècollegato, e lo è nel miglior modo possibile.La legge di valore del leggibile è quella di riempire le catene causali in maniera che ogni notazione – perquanto debba essere il più possibile determinata- sia intermedia[9].Il leggibile, così, anche nel Bucky novel, è una semplice sospensionedi elementi affini prima che siano fatti confluire in uno stesso fascio economico.Il carattere compatibile delle circostanze sembra che debba contrastarequalsiasi infrazione del “buon senso”, ma l’andatura solidale della frasecompatibile sembra che faccia a pugni con il principio di indeterminazione delvirus.Non si tratta di entrare nellapandemia, o nel disseminarsi dei tre virus e vedere come si frantumi illeggibile, né si tratta di rinvenirvi un annuncio interno alla storia, analogoagli indizi fisici o sociologici del personaggio che permettono di decifrare inanticipo un dramma, una tragedia; non siamo in una storia naturale dell’orgia,che è annunciata all’interno del discorso e progressivamente si finirà conl’essere in una retorica dell’orgia.Ma la retorica di una epidemianon ha ragione d’essere, perché non è come l’orgia che deperisce e cessa, e hauna fisica, e quindi è soggetta a transazioni sviluppabili con la legge disolidarietà e con la legge di valore del leggibile.Non ha nemmeno un codiceproairetico, e, quindi, figuriamoci come l’Altro possa relazionarsi all’oggettoa del Soggetto barrato: le espansioniinfinite, che sono i codici che si originano dal codice proairetico e quindi ipunti di fuga, non potrebbero mai essere significate da un semplice punto divista, nella materialità del discorso.Il referente(la polio, lamalattia di Heine-Medin) quando mai potrebbe essere, nel Bucky novel, l’immagine inquadrata?La virulenza si impossessa di uncorpo, di una rete di simboli o di un sistema linguistico nel momento stesso incui esso espelle tutti gli elementi negativi e si risolve in una combinatoriadi elementi semplici[10].Il corpo quindi diventanon-corpo, una macchina virtuale, i virus lo assalgono.La patologia di terzo tipo,inaccessibile a qualunque farmacopea dell’epoca precedente(quella delle causevisibili e degli effetti meccanici), lavora come l’inconscio.Così come l’essere umano diventail terreno d’elezione delle malattie virali, così la legge di solidarietà delleggibile va in metastasi.L’assenza di alterità secernaun’altra alterità inafferrabile, questa alterità assoluta che è il virus.Il Bucky novel è come la buona vecchia medicina riparatoria che sioccupava dell’incidente meccanico tradizionale, può guarirle e discorrere dellemalattie della forma, ma è senza difesa, e senza linguaggio, di fronte allepatologie della formula.Il Bucky novel non può rendere leggibili i fenomeni estremi o ingenerale la catastrofe, contro queste escrescenze è inutile rifarsi alla leggedi solidarietà e di valore del leggibile, dovrebbe, come la poesia, andare daun segno all’altro senza passare per il riferimento; o, come nella metamorfosi,da una forma all’altra senza passare per il senso; o, se proprio vogliamo dirlatutta, come nella velocità, in cui cos’altro si fa se non andare da un puntoall’altro senza passare attraverso il tempo, andare da un momento all’altrosenza passare per la durata e il movimento.
4. Il mythos dell’autunno
In chiave archetipica,riconoscendo alla tragedia, come fa Northrop Frye[11], unamimesi del sacrificio, l’ eiron , cheè la fonte con diverse sembianze della nemesis,è dentro la forza invisibile che si impossessa man mano di tutti o di variattanti fino a colpirlo direttamente.Nella tragedia del Bucky novel non si può dire che le seifasi del mythos dell’autunno abbiano la stessa sequenza di cui al canone diFrye.Comunque, qui interessa notarecome sia la giovinezza dell’eroe- che è legata tradizionalmente alla secondafase- la fase cruciale nella tragedia di Roth; la terza fase, che corrispondeal tema centrale del romance, quello della ricerca, se guardate bene, è quasiinesistente nel Bucky novel, mentre sono essenziali le fasisuccessive, in cui c’è la caduta dell’eroe(la quarta) e la separazione ol’interruzione interattiva dell’eroe e dell’eroina(la quinta).La sesta fase, in cui predominanole immagini di sparagmos, cioè dicannibalismo, mutilazioni e torture, nel Buckynovel l’epifania demonica è che l’eroe in effetti forse “era stato davverola freccia invisibile”, e Roth aggiunge ai simboli principali, la prigione, ilmanicomio, gli strumenti della morte per tortura, tra cui la croce alla lucedel tramonto, il lancio del giavellotto, che – come se fosse la frecciainvisibile del virus- fa sì che l’eroe, dalla struttura diairetica, schizomorfae diurna, venga trasformato in demone e quindi venga illuminata dalla lucedella luna la sua struttura notturna e mistica.
5.L’oggetto a senzamascheramento scopico
La possibilità ubiquista nel Bucky novel – è evidente – è del tuttoannullata, altrimenti l’eroe avrebbe scorto, a livello del campo visivo, lamacchia con cui appare o si prepara la possibilità che ricompaia all’improvvisonel campo del desiderio ciò che c’è dietro di occulto, ossia, eventualmente,quell’occhio il cui rapporto con questo campo deve necessariamente essere scavatoaffinché il desiderio possa restarvi, con quella possibilità ubiquista che glipermette di sottrarsi all’angoscia[12].Quando c’è il virus è peròdifficile, se non impossibile, ammansire gli dei nella trappola del desiderio,per non suscitare la loro angoscia, ma se ci fosse stato il livello scopicosulla riga dell’inibizione il desiderio di non vedere avrebbe avuto, comesintomo, il misconoscimento sulla stessa riga dell’onnipotenza e del suicidio.Perché, in una tragedia,misconosciuta l’angoscia, si va diritti diritti verso il suicidio[13].In un Bucky novel, però, il livello scopico non c’è e difatti Bucky hadifetti di rifrazione visiva, per questo, da lanciatore di giavellotto, divental’eroe tragico della freccia invisibile della Heine disease, che quandocolpisce, pur avendo tre virus, non fa che annientare in qualsiasi forma ilmascheramento scopico dell’oggetto a.V.S.Gaudio
[1]Jacques Lacan, Ciò che non inganna,in: Idem, Il seminario, Libro X,L’angoscia, trad.it: Einaudi, Torino 2007:pag.82.[2]Singolare l’errore temporale di Roth: agli inizidi giugno non era certo ancora quell’estate…e agli inizi del romanzo:Philip Roth, Nemesi, trad.it. Einaudi, Torino 2011:pag.3.[3]Jacques Lacan, Ciò che inganna,in:Idem, trad.it.cit. :pag.70.[4] Cfr.Roland Barthes, Nascita del tematico,in: Idem, S/Z, trad.it. Einaudi,Torino 1973: pag.88.[5] Nelloslang americano, “Buck” è anche “pellerossa” e Bucky porta il virus della Heinedisease a Indian Hill! Il verbo “to buck” è “saltare col dorso arcuato”: Buckyè un provetto tuffatore.
[7] Nonsi sottovaluti e non si dimentichi che dim,come aggettivo, sia “debole(di vista)”, come lo è Bucky, difetto somaticotragico che ne preclude l’arruolamento militare e la partecipazione allaSeconda Guerra Mondiale e quindi la possibilità di sottrarsi all’invadenzadella Heine disease nell’angolo sudoccidentale di Newark nell’estate del ’44.Si cfr. la connotazione negativa di “Heinie”come “soldato tedesco”, l’univocitàrigida da cazzone, è sicuro che debba essere fatta derivare dal nome “Heinz”,come fa il Forbidden American(Zanichelli,National Textbook Company),piuttosto che dal nome “Heine”, vista la rigidità el’immobilità della malattia? [8] “Einbuck” che rispecchia l’”Ein Buch” tedesco dell’ortopedico che ha dato il nomeproprio alla malattia della polio: “Ein Buch” ovvero:”un libro”,o, vista laposta in gioco e l’epidemia, “un registro”.[9] Cfr.Roland Barthes, Il leggibile II, in:Idem.S/Z, trad.it.cit.:pag.165.[10] Cfr.JeanBaudrillard, Profilassi e virulenza,in: Idem, La trasparenza del Male,trad.it. Sugarcoedizioni, Milano 1991:pag.72.[11] Cfr.Northrop Frye, Il mythos dell’autunno: latragedia, in: Idem, Anatomia dellacritica, trad.it. Einaudi, Torino 1969.[12]Cfr.Jacques Lacan, Ciò che entradall’orecchio, in: Idem, trad.it.cit.:pag.303.[13] Perquest’altra variante di tragedia del “lanciatore di giavellotto”, cfr.Alessandro Gaudio, Il corpo isterico diDamín, in “Hortus” n.27, numero monografico su Paolo Volponi, Stamperiadell’Arancio, Ascoli Piceno, 2004; V.S.Gaudio, Il Berg isterico di Damín,La Lebensweltsui baci di Lena, in Volponiana, acura di A. e V.S.Gaudio, in “Lunarionuovo” n.25,Prova d’Autore, Catania,gennaio 2008.