• La realtà dell'esistenza di tutti gli esseri nella loro espressione esteriore è dolore per mancanza di ciò che si desidera, unione con ciò che dispiace, separazione da ciò che si ama;
• l'origine del dolore è il desiderio di esistere o la ricerca del piacere ed anche il suo rifiuto come aveva sperimentato nell’esperienza ascetica;
• questi bisogni vanno estinti nel Nirvana (il desiderio va eliminato);
• la via che conduce al Nirvana è il Dharma (cioè l'Ottuplice Sentiero).La strada da seguire sta nel mezzo (la giusta mediana), il segreto della felicità accettarsi come si è, evitando quella ricerca dei desideri che, anche se soddisfatti, porteranno a maturarne altri in una catena infinita. L’eliminazione dei desideri porta al Nirvana, cioè alla vera felicità, condizione in cui l’uomo è felice pur non desiderando di esserlo, è felice perché ha vinto l’illusione cosmica (maya). (ed in questa assenza di condizionamenti, mi sembra di leggere un po’ dell’imperativo categorico di Kant.)Con la sua predicazione Siddartha (Budda) fece molti proseliti ma il buddismo si affermò quando , nel III secolo a.c. Asoka ,capo di una dinastia che lottava per sottomettere al suo dominio tutta l’India, ne sposò la causa ed anzi ne fece una religione di Stato. Anche questa volta vedo una somiglianza con un evento occidentale e cioè con quel editto di Milano del 313 d.c. con cui Costantino garantiva libertà di culto . Questa frase che riporto ed ascrivibile appunto ad Asoka ne è una dimostrazione:"Non si deve considerare con riverenza la propria religione, svalutando senza ragione quella di un altro… poiché le religioni degli altri meritano tutte riverenza per una ragione o per l'altra".Si può esser buddisti appartenendo ad un ordine monastico o semplicemente ad una congregazione di laici secondo Budda, il quale però morì senza nominare un successore per cui dovettero essere indetti dei concili con i quali fissare per iscritto, quelle norme che inizialmente venivano trasmesse solo oralmente.• Il primo concilio si tenne a Raiagrha ( l’odierna Rajgir) per fissare le regole della disciplina monastica,• Il secondo si tenne, un secolo più tardi, a Vaisali e riguardò soprattutto la proibizione per i monaci di assumere bevande alcoliche ed utilizzare denaro ( non mi piace questo vivere di elemosine che ricorda anche la regola di alcune congreghe religiose nostrane. Se tutti facessero così come girerebbe il mondo?);• Il terzo concilio si tenne a Palalipruta (oggi Patna) ad opera del già menzionato re Asoka col quale si decise di smascherare dei falsi monaci e di inviare missionari al di fuori dell’India;• Il quarto tenutosi nell’anno 100 d.c. a Jalandhar mise in evidenza una spaccatura che da tempo si andava già delineando in seno alla dottrina buddista tra i più tradizionalisti (i Thera) ed un gruppo più progressista che voleva dei cambiamenti soprattutto per quanto concerneva il ruolo dei laici in seno alla comunità.Sorvolando sugli aspetti esteriori della vita dei monaci buddisti, che devono avere la testa rasata, non devono avere barba o baffi, devono vestire di una tunica arancione con una ciotola appesa alla cintura e munirsi di un rasoio, un ago ed un filtro per l’acqua, analizziamo velocemente la “legge della causalità” con cui Budda iniziò la sua predicazione.
Con essa si nega l’essenza di ogni cosa motivando questa asserzione col fatto che ogni cosa trae origine e quindi la propria realtà da altra cose che ne sono la causa (mi ricorda il ragionamento con cui Aristotele arriva al primo motore). Ma Budda aggiunge che col Nirvana si sfugge a tale destino in quanto questo non è uno”stato” ma una ”condizione” di assenza laddove non c’è vita, morte, gioia e dolore se non come sensazioni, psichismi, insomma una sorta di solipsismo ante litteram laddove l’io, se lo si intende come realtà, non è che mera illusione.Il buddismo parte infatti dalla convinzione che la vita è dolore e che l’unico modo di sottrarsi all’infelicità, è cancellare il desiderio, che in nessun caso, realizzato o meno, procurerebbe la felicità. Chi non si sottrae a questa schiavitù è destinato a reincarnarsi in eterno, chi ci riesce raggiungerà il Nirvana, la purificazione totale. Il buddismo, come da noi il cristianesimo che vede diverse ramificazioni, ha tre diverse espressioni di culto che possiamo così catalogare: 1)L’indirizzo HINAYANA (piccolo veicolo) che è il più tradizionalista e si rifà ad una comunità di anziani (i Thera), come abbiamo prima accennato, intransigente nell’osservare letteralmente le quattro nobili verità rivelate dallo stesso Budda; 2)L’indirizzo MAHAYANA ( grande veicolo) diffuso soprattutto in India settentrionale, Cina e Giappone che è meno rigido nelle norme che portano al Nirvana estendendolo dai soli monaci anche a coloro che praticano la giusta via della carità ed amore per il prossimo. Esso si afferma intorno al IV secolo d.c.;3) L’indirizzo VAJRAYANA ( veicolo del diamante), la strada considerata più facile, perché al forte impegno spirituale, sostituisce la ritualità, la formula magica, una speciale tecnica sessuale . Esso si afferma intorno al 700-800 d.c.4) C’è poi il buddismo giapponese che s’impone e scompare ritmicamente contrastato od aiutato dalle grandi famiglie che dominano il Giappone. Tra le dottrine buddiste che si affermano in Giappone, alcune appartengono al Grande veicolo, altre al Piccolo veicolo ma c’è anche un Buddismo ZEN particolarmente caro ai samurai che prediligono l’osservazione diretta della natura piuttosto che la sua interpretazione.