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Il buon giornalismo che ricerca e spiega. Ennio Remondino: L’Italia in mutande va alla guerra

Creato il 10 marzo 2013 da Maria Carla Canta @mcc43_

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Ennio Remondino

Pallottole e palle. C’è un aforisma attribuito all’austriaco Karl Kraus, lingua tagliente degli inizi del ’900, che m’è sempre piaciuto. «Le guerre cominciano perché i diplomatici (e i politici Ndr) raccontano bugie ai giornalisti e poi credono a quello che leggono». Era accaduto anche a un importante politico qualche decennio fa -De Mita mi pare- che aveva creduto ai suoi propagandisti radio televisivi e aveva preso una botta elettorale tremenda. Avendo frequentato un bel po’ di guerre, posso soltanto confermare. La bugia è la regina incontrastata di ogni ammazzatoio. Anche la guerra più perversa avrà sempre una sua presunta “Idealpolitik” raccontata da qualcuno per convincere altri a farla. Con contraddizioni evidenti non soltanto morali. Esempio l’Italia che, da Costituzione, articolo 11, «Ripudia la guerra», negli ultimi 30 anni ha partecipato a missioni militari in quasi tutti i continenti. E non gratuitamente. Prezzo di vite umane pagato in contanti, 149 morti sul campo.
La pace armata. Limitiamoci agli anni vicini. L’Italia ha partecipato alla 2° guerra del Golfo (agosto 1990-febbraio 1991) e a numerose e presunte missioni di “peace keeping”, dall’Europa, nei Balcani soprattutto, in Africa, Medio Oriente, sino all’Asia Centrale. Vediamo dove sono stati mandati a morire i nostri militari. 51 caduti in Afghanistan, dalla missione Unsma del 1998 a quella Isaf, che dovrebbe terminare nel 2014. 39 in Iraq, operazione “Antica Babilonia” dal maggio 2003 al novembre 2006. 32 nei Balcani, dalla missione Ecmm del 1992 in Croazia a quella Kfor in Kosovo del 2012 e ancora in corso. 13 in Somalia, missione Unosom “Ibis II” dal 1993 al 2004. 11 in Libano, dalla missione Italcon “Libano 2″ del 1983 a quella Unfil, tuttora in corso. 2 in Mozambico, missione Onumoz “Albatros” del 1993. 1 in Ruanda nell’Operazione Ippocampo del 1994. La cifra di 149 morti esclude malattie e sorvola sul mistero delle morti da Uranio Impoverito.
Il Kosovo duole. La ‘Ingerenza umanitaria’ pensata dalla politica, diventa la meno credibile ‘guerra umanitaria’ della propaganda e del giornalismo di trascinamento. Prima esperienza italiana in materia, i bombardamenti sulla Jugoslavia di Milosevic per la questione Kosovo. Da testimone sul campo, qualche dettaglio meno noto o mai chiarito. Intanto è stata la prima volta della Nato contro uno Stato sovrano. Una guerra classica, verrebbe da dire, in cui l’esercito più potente del mondo ha scaricato bombe per 77 giorni sulla Jugoslavia grande come la nostra Lombardia e sul Montenegro grande come l’Umbria. Si applica l’Opzione Zero. Zero morti in casa scaricando bombe da alta quota. Più morti da imprecisione sul bersaglio. Costi economici per chi la guerra l’ha decisa e per chi l’ha subita, enormi. Migliaia di vittime civili serbe e centinaia di kosovari bersagli per errore. In più siamo stati partecipi-vittime (?) della trattativa-inganno a Rambouillet per una guerra già decisa.

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