Per la verità più che chiacchierare era la ragazza che parlava e il conducente annuiva, per cui dubitavo che la stesse ascoltando. Dagli stralci di frasi che ogni tanto la mia sonnecchiante mente percepiva, avevo inteso che la Giorgia aveva mollato il Max ed era saltato fuori che lei aveva un altro da parecchio tempo, quindi probabilmente erano amici o forse amanti? Lui aveva la fede ma lei no. Lui l’ascoltava ma lei flirtava… Va beh, non era importante, sicuramente si conoscevano!
A un certo punto del percorso, l’autista gira a sinistra a un incrocio immettendosi sul Viale principale. Nel mentre che l’autobus svoltava, sottocchio vedo la nostra traiettoria intercettare quella di un ragazzino sullo skate. Mi manca il fiato per un attimo. Un’anziana signora grida. Sgrano gli occhi e vedo il ragazzino scartare con un’abile mossa l’angolo anteriore dell’autobus mentre il mezzo inchioda a metà dell’incrocio.
- “Cretino rimbambito!” gli urla l’autista
- “Idiota” gli fa eco la ragazza
- “Signore, stia un po’ più attento” afferma con timidezza l’anziana signora che si era spaventata.
- “Ma che ne sa Lei, pensi alla pensione vah” le risponde stizzito l’autista
- “Guardi che forse il ragazzino aveva…” prova a ribattere la Signora
- “La smetta e pensi ai fatti suoi” la zittisce la ragazza
Mi volto a guardare gli altri passeggeri e posso constatare solo indifferenza, tra chi affonda la faccia nel quotidiano, chi giocherella con l’ipod o chi guarda fuori nel vuoto come se nulla fosse accaduto.
A quel punto stavo per reagire, per dire qualcosa al conducente quando vedo attraverso il parabrezza del bus che il ragazzino, una volta evitato per miracolo di essere investito, si muove con agilità davanti al mezzo, frena con delicatezza, mette giù un piede mentre con l’altro sferra un colpo secco di punta allo skate che schizza in alto e si blocca nella sua mano ferma.
Il ragazzino si volta, lancia un serio sguardo di disapprovazione verso tutti noi poi si avvicina e bussa alla porta dell’autobus con la punta dello skate.
L’autista apre e lo guarda con fare superiore per qualche infinito secondo di silenzio. Poi il ragazzino mette un piede sul primo gradino, si ferma e rivolto all’autista gli chiede:
- “Ma Lei sa chi sono io?”
- “Ah Ah Ah Ah,” scoppia in una grassa risata l’autista per poi proseguire “ecco è arrivato il figlio del paparino con la fabbrichetta a fare il fighetto!”
- “Ragazzino vedi di andare va, che ti è andata bene stavolta” aggiunge la ragazza amica del conducente.
Il ragazzino li osserva stizzito, rimane ancora per qualche attimo in silenzio. Poi, sale lentamente un altro gradino e prosegue con una voce profonda e fredda che pare giungere da un luogo oscuro:
- “Io sono il Senso Civico e Lei stava per schiacciarmi!” afferma il giovane puntando l’indice verso l’autista.
L’autobus è zittito, tutti osservano la scena incuriositi ed intimoriti da quello che sta accadendo.
- “Lei non ha rispettato la precedenza, non ha controllato alla sua sinistra ed era distratto a parlare con questa donna!” – fissa la ragazza con disprezzo e poi prosegue: “… quando sa benissimo che non dovrebbe distogliere mai l’attenzione dalla guida! Lei, solo Lei è il responsabile della Vita di queste persone, oltre che di quelle che potrebbe uccidere con la sua guida senza regole! Lei, Lei stava schiacciando me!” ripete ancora la tetra la voce del ragazzino.
Parole accusatorie che trasudano verità, tanto che l’autista rimane imbarazzato non riuscendo a ribattere nulla prima che il ragazzo prosegua. Difatti sale il terzo gradino e si rivolge alla donna.
- “… e Lei che sputa maligne sentenze dovrebbe vergognarsi tanto quanto il Signore qui!”
La ragazza indietreggia di un passo come se quel dito accusatore le stesse trafiggendo lo stomaco.
- “Distrarre il conducente è vietato, vede è scritto qua sopra” afferma inquisitorio l’indice del ragazzo dalla voce altera “Ci sarà pure un motivo se l’hanno scritto non crede? … Anche Lei stava schiacciando me, stava calpestando il Senso Civico, fregandosene delle regole e della vita di questa gente!”
- “Beh ma non direi che…” quasi balbettava ora, imbarazzata.
- “… e Le sembra il caso di rivolgersi a quest’anziana Signora senza il dovuto Rispetto che le dovrebbe portare? Tratterebbe così sua Madre o peggio sua Nonna?” incalzava il ragazzino oramai salito definitivamente sull’autobus.
Nessuno dei passeggeri osava contraddire le parole pronunciate da quello che all’apparenza poteva essere un dodicenne ma che sembrava posseduto da un essere superiore. Quella voce metteva i brividi e lo rendeva sovrannaturale alla vista ma nello stesso tempo profondamente umano nell’animo, con concetti e parole che scagliava veloci come frecce, parole che trafiggevano e ferivano il cuore di tutti.
- “… e Voi … si Voi tutti, Signori e Signore a bordo” fece una pausa guardando i passeggeri. Sembrava che ci stesse leggendo dentro, uno per uno. Mi sentii piccolo piccolo.
- “a Voi non interessa nulla della vostra vita? Del Senso Civico schiacciato giorno dopo giorno da questi comportamenti? Del Rispetto disertato? Delle leggi infrante? Non vi importa nulla di tutto ciò? Pensate che non sia colpa vostra che il mondo si comporti male, che il fratello ferisca il fratello, che il figlio tradisca il padre?” afferma con sdegno mentre scuote il capo e sul volto si legge disapprovazione e condanna.
Neanche una risposta, nessuno osò contraddire quelle amare verità.
Il ragazzo si gira e prende a scendere i gradini dell’autobus.
- “Scusami ragazzo” pronuncia timidamente l’autista.
Si ferma, un piede già sulla strada ed uno ancora sul gradino. Lentamente si volta, ci guarda tutti dal primo all’ultimo e poi quella disumana voce sentenzia:
- “Non serve scusarsi con me oramai. Io sono solo l’ombra di quello che ero, io non esisto più, mi avete ignorato, schiacciato, calpestato e ucciso e ora meritate quello che diventerò da grande!”
La porta si richiude dietro di lui, tutti lo guardano salire sul suo skate e ripartire con uno scatto… e in quel momento uno strattone mi fa trasalire e quasi perdere l’equilibrio …
…Il ragazzino si volta, lancia un serio sguardo di disapprovazione verso tutti noi poi si avvicina e bussa alla porta dell’autobus con la punta dello skate.
L’autista apre e lo guarda con fare superiore per qualche infinito secondo di silenzio.
- “Pirla!” gli grida con una voce stridula mentre con il medio gli fa un gestaccio.
La porta si richiude dietro di lui, tutti lo guardano salire sul suo skate e ripartire con uno scatto…
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