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Il business dei casalesi lungo le coste cosentine: la Gdf sequestra 17 unità immobiliari

Creato il 23 febbraio 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminale
di Mariangela Maritato
Il business dei casalesi lungo le coste cosentine: la Gdf sequestra 17 unità immobiliariInteressi coltivati in zone apparentemente estranee al riciclaggio dove già nell’agosto del 2006 aveva trovato ospitalità il latitante Nicola Torino, ventisettenne a capo dello storico clan Misso impegnato in una guerra sanguinosa nel quartiere Sanità di Napoli. La Direzione distrettuale antimafia partenopea ha ordinato il sequestro di 17 unità immobiliari lungo il litorale ionico del Cosentino (zona Mandatoriccio) riconducibili a soggetti legati alle organizzazioni mafiose campane che fanno capo al clan dei Casalesi e dei Nuvoletta. 
 Un’inchiesta che ha portato ieri all’arresto dell’ex sindaco di Casaluce (Caserta) e all’apposizione dei sigilli giudiziari su società, conti correnti e beni mobili e immobili nelle cittadine campane di Marcianise, Sessa Aurunca, Teverola, Marano, Frattamaggiore, Giugliano, Casoria e Casalnuovo, “feudi” delle associazioni camorristiche: un complesso turistico con un albergo, 329 unità abitative, 16 terreni per circa 400.000 mq, un capannone con maneggio e circa 100 box per cavalli, 4 lidi balneari, 213 rapporti bancari, 15 tra società e quote societarie e 12 automezzi, per un valore complessivo di circa 250 milioni di euro.
  Il business dei casalesi lungo le coste cosentine: la Gdf sequestra 17 unità immobiliariGli indagati rispondono, a vario titolo, di diversi reati, quali l'associazione per delinquere di stampo camorristico, anche nella configurazione del concorso esterno, in relazione a vari clan operanti nelle province di Caserta e Napoli - clan ''dei Casalesi'' nonche' ''Polverino'' e ''Nuvoletta'' - oltre che di altri delitti, quali la corruzione, l'abuso d'ufficio, la truffa e l'abusivismo edilizio, attuato anche in aree di notevole interesse paesaggistico e di rilevanza archeologica; tutti i delitti sono aggravati dalla circostanza prevista dall'art. 7 della L. 203/1991 per essere stati commessi al fine di favorire i predetti clan. 
Di investimenti immobiliari della Camorra nel Cosentino – come riportato da Arcangelo Badolati sulla Gazzetta del Sud – vi sono importanti testimonianze che arrivano dal recente passato. 
Il business dei casalesi lungo le coste cosentine: la Gdf sequestra 17 unità immobiliariSpunta tra gli altri il nome del cinquantenne Mario Pepe, pezzo da novanta della “Nuova Famiglia” che giunse in vacanza a Scalea dove poi si stabilì costituendo una solida base operativa ottenendo l’autorizzazione a imbastire lucrosi investimenti immobiliari acquistando da un imprenditore finito sotto usura 15 appartamenti intestati ad una società costituita ad hoc. 
Ai suoi “dipendenti” operanti nell’Alto Tirreno Cosentino, lo stesso Pepe affidò inoltre la gestione di ingenti somme di denaro da riciclare nei prestiti privati. 
 La storia dell’amicizia tra i calabresi e i napoletani affonda le sue radici nei primi anni Ottanta. Proprio nella Sibaritide ha infatti governato per quasi vent’anni come padrone incontrastato Giuseppe Cirillo, boss di origine originario di Castel San Giorgio (Salerno) che divise a lungo il potere criminale con il cognato Mario Mirabile, capo della nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. 
“Don Mario” comandava tutto l’agro nocerino – sarnese, una delle zone più calde della Campania. Per sdebitarsi dall’accoglienza avuta in terra calabra, quando un padrino di Cetraro (Cosenza) venne ricoverato in un ospedale napoletano, gli mise a disposizione addirittura un “cumpariello”, guardaspalle e maggiordomo.
  Il business dei casalesi lungo le coste cosentine: la Gdf sequestra 17 unità immobiliariLa sinergia tra gruppi criminali si concretizzò anche in un attentato, come svelato da un ex killer della cosca guidata da Pepe al pm antimafia Vincenzo Luberto della Dda di Catanzaro. 
Pietro Giordano (oggi collaboratore di giustizia) si procurò infatti proprio a Scalea la gelatina necessaria per compiere un attentato a Nocera Inferiore. 
Lo stesso materiale adoperato nel Cosentino per far saltare in aria una discoteca. 
 Altro testimone del sodalizio, Giovanni Gaudio, originario di Pagani (Salerno). 
Oltre a rivelare un omicidio compiuto a Scalea negli anni ’90 contro un “uomo che dava fastidio alle mogli dei carcerati”, era diventato prestanome della società di costruzioni costituita da Pepe per vendere villette ed appartamenti.

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