Nell’inchiesta che ha portato all’arresto del vicepresidente lombardo Mantovani, salta fuori anche una gara per il trasporto dei malati di reni, truccata “per non mettere fuori gioco le Croci” del suo bacino elettorale. Un’infamia. E non è la prima né l’unica.
Senza riaprire il leggendario pouf di Poggiolini, ve la ricordate Lady Asl, accusata nel 2006 per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, falso e corruzione? o la storia delle mazzette pagate dall’Aias di Barcellona, l’Ente di assistenza spastici che per decenni fu il calderone dei misteri e che secondo il pentito Carmelo D’Amico «faceva parte dell’associazione mafiosa barcellonese»? o gli appalti per accompagnamento ai disabili per incarico diretto a Roma o altri, opachi, in altri comuni? o le case di riposo per anziani, veri e propri lager ai margini delle città, in modo che non si vedano e che l’emarginazione sia ad un tempo morale e geografica? e sapete qualcosa dei fondi concessi dalle regioni secondo criteri e priorità arbitrarie o sospesi, come nel caso di alcuni distretti della Calabria e della Sardegna?e delle cooperative incaricate in regime di outsourcing che spediscono in giro perlopiù stranieri ricattabili e spaventati a assistere anziani, portatori di handicap, autistici? o dei loro corsi di formazione fasulli che gli operatori sono costretti a pagarsi cari, sotto la minaccia della sospensione del contratto già precario?
Da anni il settore dell’assistenza è una geografia del saccheggio, una terra di nessuno promossa a mondo di mezzo, quando l’ingegnoso brand dello sfruttamento di chi soffre diventa azienda di servizi, industria semipubblica, pilastro dell’economia cittadina grazie alla alacre collaborazione di imprenditori, cooperative, funzionari della Pa, politici, mafia.
Eh si, proprio vero, la criminalità esce allo scoperto, mostrando un cinismo, una imperturbabile crudeltà, una perversa e ferina indifferenza alle disgrazie, ai patimenti degli altri, trasformandoli in profitto, in merce e oggetto di scambio di favori, preferenze, finanziamenti, appoggi a carriere sciagurate. C’è davvero da indignarsi, ma si sa questo è il malaffare che nasce e cresce in barba alla legge, sono alterazioni della società, patologie che si nutrono di corruzione e delitti, fuori dallo stato di diritto, dalla legge e dalla sua amministrazione. E infatti quando affiora, quando esce dalle tenebre scatena riprovazione anche tra i soci occulti, condanna unanime e pubblico anatema: a lucrare sulla malattia, sulla disperazione, sulla debolezza, a accanirsi sui più vulnerabili e vulnerati sono di certo animali, figuri spregevoli, belve senza scrupoli, marginali rispetto al nostro civile consorzio di persone perbene, compresi i benpensanti figli di genitori anziani abbandonati come scarti nelle lungodegenze sempre più trasandate nel mese di agosto, come anche i genitori di ragazzi autistici che li chiudono dentro casa tutto il giorno, in stato letargico per i farmaci.
Non sempre colpevoli, perché dobbiamo cominciare a chiamare col loro nome di bestie selvagge e sanguinarie, di efferati e brutali barbari i promotori di misure che impongono, per legge, la disumanità, che negano, per legge, la vita e la dignità, con poche differenze di forma con la pratica volta alla selezione, alla soluzione finale, alla necessaria soppressione, all’Ausmerzen nazista, dei mal riusciti, dei disabili, dei matti, con la pratica invalsa nelle società gravate dalla penuria di risorse vitali di liberarsi degli individui nati o divenuti inutili, dei non-produttivi,degli affetti da malformazioni e malattie,
dei vecchi irrecuperabili a una vita attiva. Le modalità, talora ritualizzate, erano le più diverse: alcune tribù dell’America precoloniale usavano denudare il corpo degli infelici ancora viventi, cospargerlo di miele e lasciarlo in pasto alle termiti. Altri, di cui Erodoto dà testimonianza, se li mangiavano.
Altri, dopo, hanno messo al lavoro una burocrazia dello sterminio, un’amministrazione oculata della “liquidazione definitiva”, banalmente al servizio del male.
Appunto. Solo apparentemente diverso, questo governo al soldo di un impero particolarmente estraneo alla civiltà, se con essa intendiamo rispetto della vita, dei diritti, della libertà e della dignità, furiosamente dedito alla guerra, unicamente interessato al profitto, nell’abbattere l’edificio di valori e principi della Costituzione ha provveduto preventivamente a cancellare nei fatti, e tramite riforma o misura, quei suoi fondamenti che parlano dell’imperativo morale alla coesione sociale, come l’articolo 2 che ricorda i “doveri inderogabili di solidarietà sociale”., quindi primi tra tutti quelli di cura e assistenza.
Per rammentarci che nel tempo che stiamo vivendo, i diritti ma perfino i bisogni sono indicati come un lusso incompatibile con la crisi economica, con la diminuzione delle risorse finanziarie. Che la risposta deve quindi essere arbitraria e discrezionale, secondo graduatorie di “merito” o di indispensabilità, decise da politici, amministratori o collegi giudicanti cui si affida la certificazione o meglio l’abilitazione all’esistenza o l’autorizzazione a pesare sulla società. Che esiste l’obbligo di essere sani, robusti, quindi in grado di sopportare la frustrante precarietà, la perdita del valore del lavoro trasformato in fatica, il ricatto come stimolo a produrre. Che la malattia va nascosta come un delitto contro la società, penalizzata come giusta causa di licenziamento, insieme ad altre molteplici altrettanto giuste motivazioni a discrezione dei padroni, rimossa dai bilanci in rosso dello Stato, provocati da un popolo di ipocondriaci, che fanno ricorso coattivo a Tac e risonanze, che comprano vagoni di farmaci consigliati dall’amica, dal barbiere, dagli imbonitori televisivi, che pretendono dagli ospedali le cure e le attenzioni cui è legittimo aver diritto solo a pagamento. Che se poi è grave, debilitante, impone continuità terapeutica , se è invalidante e rende totalmente dipendenti dagli altri, allora la condanna è pronunciata, per chi ne è colpito – e in Italia sono circa un milione – e per i familiari, si diventa oggetto negoziabile dei Lea, i livelli essenziali di assistenza socio sanitaria previsti dal servizio nazionale, che eroga prestazioni condizionate anche quelle, come il lavoro, come l’istruzione, da criteri arbitrari, parziali, perfino soggettivi., con la conseguenza inevitabile di uno strisciante abbandono terapeutico per carenza di cure, di prestazioni domiciliari, di ricoveri in strutture socio-sanitarie idonee. Le associazioni del settore da anni denunciano insieme all’adeguamento a iniqui vincoli di bilancio e tetti di spesa, la “negazione della condizione di malati, per ricondurre le esigenze di cura a semplice bisogno di assistenza/badanza”, in modo da favorire la mercificazione e la privatizzazione dei bisogni e delle risposte ai bisogni, per alimentare quel business indecente che fa di chi soffre un prodotto su cui puntare, un “rifiuto” che diventa prezioso per chi ne fa commercio, sfruttamento, speculazione.
Ormai l’unico Welfare che funziona è quello sanguinario di un regime che soffoca la democrazia, avvelena le relazioni tra i cittadini, intossica il territorio e l’aria, ci ammala e accelera la nostra morte senza rispetto, per stare bene, sempre meglio, sempre più ricco, sempre più avido.