Il Caffè Sospeso fa il giro del mondo

Creato il 27 marzo 2014 da Napolidavivere

È una notizia di pochi giorni fa quella che il Gambrinus, lo storico bar di piazza Trieste e Trento, ha ripristinato “il caffé sospeso”, l’usanza tutta napoletana di lasciare pagato un caffè per chi non può permetterselo. Il Gambrinus ha collocato all’ingresso una maxi caffettiera per i “caffè sospesi”, con tanto di cartello in varie lingue così che anche i turisti possano comprendere la tradizionale usanza partenopea.

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Il meccanismo è semplice: nella grande caffettiera posta all’ingresso del locale, possono essere lasciati degli scontrini già pagati per chi non può permettersi un caffè, una tradizione napoletana  che risale a metà dell’Ottocento e che recentemente è stata ripresa. La “tradizione” voleva che a Napoli, quando una persona aveva qualcosa da festeggiare o era particolarmente contento, beveva un caffè e ne pagava anche un altro, per chi sarebbe venuto dopo e non poteva permetterselo. Ogni tanto qualcuno si affacciava nel bar e chiedeva se c’era “un caffè sospeso” e lo consumava augurando una buona giornata al suo sconosciuto benefattore.

Luciano De Crescenzo ha dedicato un libro al caffè sospeso ma l’usanza sta dilagando in tutto il mondo. C’è addirittura un sito web a livello mondiale che cura la diffusione di questa tradizione napoletana.

E la tradizione si sta diffondendo da Napoli a tutto il mondo. Ad esempio anche in Spagna è nata una rete per la divulgazione dei caffè sospesi (El café pendiente) dove si trovano anche gli indirizzi dei locali che praticano questa “tradizione napoletana”.

Il servizio di AFP sul Caffè e la Piazza sospesi

Vi riportiamo anche un filmato realizzato per la divulgazione dell’iniziativa dell’agenzia France Presse (conosciuta anche come AFP) sul caffè sospeso, proprio al Gambrinus e sulla pizza sospesa, realizzato in occasione della ‘Giornata del Caffè Sospeso’ del 10 dicembre 2013 e trasmesso in diverse emittenti televisive francesi e inglesi.

Clicca qui per vedere il video incorporato.


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