Ed è altrettanto conscio di come sia aleatorio affidarsi alla parola del giovane premier, il quale ha come principale dote che gli sta consentendo di spadroneggiare sulla scena politica italiana, a fronte della mancanza di uno specifico e stabile orizzonte programmatico, proprio la capacità improvvisativa che può essere dispiegata in diverse e anche opposte direzioni. Renzi è in una botte di ferro: che si realizzi o meno l’orizzonte dei mille giorni gli è indifferente. Le coperte troppo corte per scaldare contemporaneamente Forza Italia, Ncd e Sinistra Pd, in particolare in tema di giustizia e lavoro, rendono alquanto impervio il cammino del governo, ma questo è un problema per Berlusconi, non certo per Renzi, il quale anzi si troverebbe in una condizione ben più confortevole se altri lo costringessero ad elezioni, ovviamente una volta approvata la nuova legge elettorale, accompagnata dal superamento del bicameralismo perfetto.
Dispiace per il priapico nonnetto d’Italia, ma le probabilità che si vada al voto entro la primavera prossima sono piuttosto alte. Con l’attuale composizione parlamentare e con le lungaggini insite nel sistema bicamerale italiano, se pure si riuscisse ad evitare la palude sempre incombente, i tempi delle riforme non sarebbero comunque in grado di tenere il passo di un piano di rilancio sostenuto dall’Europa. Se Berlusconi avesse ancora l’autorità dei tempi andati, nel suo partito, non avrebbe difficoltà a compattarlo sulle sue posizioni, ma i fatti mostrano una fibrillazione costante di colonnelli e delfini, con una sempre più aperta guerra dichiarata dagli aspiranti leader al cerchio magico berlusconiano.