Che ci faceva Claudio a fianco dell'onorevole Paolo Cento e del direttore di "Tempi" (giornale vicino a Cl), Luigi Amicone? Parlava di calcio, ovviamente, spaziando dalle partite a mezzogiorno della domenica imposte dalla Pay tv alla tessera del tifoso, transitando per la bestemmia in campo: argomenti cult di questa estate pallonara, quando non si parla di calcio mercato. Ha detto cose sensate, don Claudio, non nuove, visto che sulla bestemmia in campo si era già espresso in passato spiegando che: "Non scomodiamo i diritti umani (il sindacato mondiale dei calciatori aveva invocato sul tema la libertà di espressione, ndr), è una questione di buon senso: non si può dire tutto a questo mondo, specie se insulti qualcosa che per qualcuno è sacra". Così come si è detto contrario alla tessera del tifoso (guadagnandosi gli elogi degli amici ultrà sul suo profilo di facebook) spiegando che in realtà anche in questo caso è un discorso di educazione, che va affrontato non tanto attraverso la schedatura, quanto attraverso uno sforzo educativo che coinvolga tutti, dalle famiglie alle società di calcio. Una riflessione, la sua, andata nel solco di quanto don Claudio ha scritto per Bresciaoggi alla vigilia dell'investitura di Cesare Prandelli a commissario tecnico della nazionale. A lui, conterraneo e compagno di classe dell'ex allenatore della Fiorentina, avevamo chiesto un augurio che fosse anche una rifessione e aveva chiuso così il suo intervento iniziato con un caro Cesare: "Da sacerdote, educatore e tifoso, mi aspetto che il tuo lavoro nobiliti le passioni sportive e che, nel tempio del dio pallone, prevalga la logica del dono. Il primo dono sia la «fiducia»: valore indiscusso su quanto puoi e sai fare, sulle tue qualità umane, sulle competenze sportive, sui sacrifici e le solitudini vissute per giungere ad essere prescelto in questo incarico. Una «fiducia» che questa terra bresciana ti dichiara senza condizioni, e che ti dovrà accompagnare e sostenere durante il lavoro di selezione, preparazione e competizione agonistica.
Un altro dono controcorrente da mettere ogni volta sull'erba del campo da gioco, consapevole che altri ti chiederanno solo vittorie, è di rafforzarci nella «speranza». Forse perché ci sei stato d'esempio nel viverla attraverso le vicende personali e famigliari, di certo questo dono di trova competente e preparato. Senza speranza non si può vivere ne insegnare a vivere. Sogno allora che la speranza possa venire offerta all'intera famiglia sportiva nazionale perché maturi e cresca di cultura. Sogno che tu possa ridare speranza al cuore dei tifosi perché la passione educhi alla vita. Sogno e spero di ringraziarti anche dopo la sconfitta, perché comunque hai dato il meglio di te. E questi, fiducia e speranza, sono i doni che i grandi campioni dello sport sanno trasmettere".
L'ultimo argomento trattato ieri in tv è stato quello del calcio a mezzogiorno di domenica. Un tema sul quale la Chiesa ha già detto la sua, spiegando che non ha alcuna intenzione di svendere l'intimità della famiglia, nel giorno dedicato ai propri cari, di alienare, sull'altrare della pay-tv, un momento conviviale difficilmente ripetibile durante la settimana. Un tema non nuovo per la Chiesa, visto che, anni fa, già si era mobilitata contro l'apertura dei negozi "nel giorno del Signore". Una battaglia persa quella delle aperture domenicali, così come non sembra avere grande seguito l'appello contro le partire alle 12,30. Chissa perchè, viene però da chiedersi, questo argomento non incontra il fervore e non mobilita crociate come il destino del crocifisso nelle classi e nei luoghi pubblici? Forse i politici sono confessionali solo quando non si toccano gli interessi del capostazione, perso tra squadre di calcio e digitale terrestre? Il dubbio è legittimo e forse anche per questo le parole di buon senso e la riflessione di don Claudio sul sembrano destinate a perdersi nel grande vortice del conflitto di interessi che tutto inghiotte. Come il ventre della balena di Giobbe.
LA CLERICUS CUP SU MATTINO CINQUE con Don Claudio Paganini