Intanto oggi apriamo la nuova casella...
Anche oggi vi facciamo leggere un'intervista. Ma oggi abbiamo un ospite d'eccezione: Stefano Pastor, autore italiano di thriller. Io ho letto Il giocattolaio, uno dei più bei libri letti quest'anno, un thriller che consiglio a tutti gli amanti del genere. Infatti gli ho dato ben 5 voti, il massimo! Per me è un onore poterlo intervistare, quindi lo ringrazio infinitamente per aver accettato, è stato davvero gentile.
Caro Stefano, grazie per aver accettato di rispondere alle mie domande. Ti va di parlarci un po’ della tua carriera?
Ciao Christy, felice di trovarmi qui. Ho iniziato a scrivere cinque anni fa, ma per i primi due anni l’ho fatto solo per piacere personale. Non ho mai considerato la possibilità che i miei libri potessero essere pubblicati. Solo in seguito alle insistenze di un’amica ho iniziato a mandarli a concorsi ed editori. Ha avuto ragione lei, perché sono proprio i libri scritti nei primi anni (tra cui “Il Giocattolaio” e “Figli che odiano le madri”, ma anche “L’intervista”, che mi ha fatto vincere uno dei primi concorsi a cui ho partecipato) quelli che mi hanno dato più soddisfazioni. Le storie sono piaciute, ho vinto un paio di concorsi e sono stato finalista in altri. Sono arrivato alla pubblicazione, a partire dal maggio del 2010, e a tuttora conto una dozzina di libri pubblicati. La vittoria al torneo letterario IoScrittore, indetto da Gems, mi ha fatto incontrare l’editore Fazi, con cui ho pubblicato gli ultimi due libri.
Come ti sei avvicinato al mondo della letteratura?
È una passione antica. Già da ragazzo, diciassette anni o poco più, ho avuto un’estate letteraria, in cui ho sfornato tre o quattro romanzi. Allora ho rinunciato, praticamente senza farli leggere a nessuno, convinto che non fosse quella la mia strada. Alle soglie dei cinquant’anni l’antica passione è tornata. Mi son messo a scrivere, per gioco, e da allora non ho mai smesso. Avevo tante storie che mi frullavano per la mente, le ho buttate giù una dopo l’altra. Niente revisioni, tanto non era prevista alcuna pubblicazione, giusto una correzione di bozze. Poi ho imparato anche gli elementi basilari dell’editing, però in compenso ho perso l’entusiasmo e la spontaneità di quel primo periodo.
Quando e come è nata l’idea di scrivere Il giocattolaio?
La base di tutto sono le fiabe classiche, quelle davvero terrificanti, come Hansel & Gretel e Pollicino. Mi sono chiesto come si sarebbe potuta scrivere una storia del genere ai giorni nostri. Sarebbe stata un thriller o un horror? Potevo scriverla io? Così, nel settembre del 2008, mi sono cimentato in questa impresa. Ho sfornato quelli che chiamo libri “gemelli”, ovvero “L’illusione” (poi diventato “Il Giocattolaio”) e “La mia favola”. Il primo più ispirato ad Hansel & Gretel, il secondo a Pollicino. Per quanto sia molto legato al primo, considero “La mia favola” la storia più bella che abbia creato. Nonostante sia più corto e semplice del Giocattolaio, si regge su un’idea più originale. Incidenti di percorso hanno purtroppo impedito finora la sua pubblicazione.
4- Com'è avvenuta la stesura del libro?
L’idea iniziale era di dargli un’ambientazione storica. America anni ’30, in piena depressione. Jon avrebbe dovuto essere un ragazzo nero, giunto in città su un treno merci. Poi non se ne è fatto nulla, occorreva documentarsi e si rischiava di non essere credibili. Ho scelto quindi un’ambientazione fuori dal tempo, nella periferia degradata di una qualunque metropoli. Ciò contribuisce a dare al libro un tocco fiabesco, fuori dall’ordinario.
Prima de “Il giocattolaio” hai scritto altri romanzi o racconti?
Il giocattolaio è stato il decimo romanzo che ho scritto. A dirlo sembra un’enormità, ma il tutto è avvenuto in pochi mesi, da aprile a settembre del 2008. I romanzi precedenti non li considero pubblicabili, anche se ci sono storie davvero belle. Ho iniziato a riscriverli, però, dando loro una nuova forma. Ne ho già rifatti tre, migliorandoli moltissimo.
Tutti gli altri libri che ho pubblicato sono stati scritti dopo Il Giocattolaio.
Da quali riflessioni sei partito per scrivere il tuo libro? C'era qualche tematica su cui volevi puntare l’attenzione?
Hansel & Gretel e Pollicino sono due fiabe diverse, scritte da autori diversi, nate in luoghi diversi, eppure iniziano allo stesso modo. In entrambe i genitori, impossibilitati a mantenere i figli, li portano nel bosco e lì li abbandonano. Un retaggio di un passato lontanissimo, all’apparenza, certe cose oggi non potrebbero più succedere. L’abbandono c’è lo stesso, invece, l’indifferenza, l’incapacità di fare i genitori. È questa l’illusione (che era il titolo originale del libro), credere che la famiglia possa proteggerti da ogni male. È questo il fallimento che trasmetto nel mio libro. Tutte le famiglie che mostro, ma proprio tutte, sono disfunzionali. Non è la famiglia la cura a ogni male, non è chi ci è stato imposto dalla natura l’unica ancora di salvezza. C’è l’amicizia, la possibilità di scegliere chi avere accanto, anche l’amore.
Che progetti hai per il futuro?
È da poco uscito un nuovo libro dal titolo “Figli che odiano le madri”. Anche questo è un thriller, molto meno fiabesco del precedente ma in compenso più avventuroso. Una storia corale e più complessa. Nato nel giugno del 2009 con il titolo “Le Madri”, è stato il libro più lungo che avessi scritto fino a quel momento (poi sono riuscito a superarmi). È la storia di una vendetta, di quattro donne usate come pedine. Di un piccolo paesino e di una comunità religiosa che lo governa. Di una clinica abbandonata nel bosco, dove anni prima è accaduto qualcosa di spaventoso. Di quattro bambini scomparsi a cui è stato insegnato di non esistere. Della convinzione che il fine possa giustificare qualunque mezzo. E non aggiungo altro per non rovinare la sorpresa.
E intanto continuo a scrivere, anche se mi è sorto il dubbio che difficilmente riuscirò a pubblicare tutti i libri che produco. Non in questa vita, almeno.
Abbiamo finito con le domande. Vuoi aggiungere qualcosa?
Posso aggiungere che è davvero bello che i miei libri siano letti e che seguo con interesse ogni recensione, accettando sia pareri positivi che critiche. Ogni opinione aiuta e spinge a migliorarsi. Nient’altro.
In bocca al lupo da tutti i lettori.