Si arrivò quindi nel 1582 ad avere un surplus di circa dieci giorni. Questa differenza portò alcune discrepanze nei festeggiamenti legati alle stagioni, ad esempio si arrivò a celebrare l’equinozio di primavera all’inizio di marzo nonostante il clima non lo permettesse ancora. Fu per questa ragione che papa Gregorio XIII decise di riformare, in quello stesso anno, il calendario giuliano dando vita al calendario gregoriano, ancora oggi in uso. Con la bolla papale Inter Gravissimas promulgata a Villa Mondragone, presso Monte Porzio Catone, si iniziarono a contare gli anni dalla nascita di Cristo e, su proposta dell’astronomo e matematico tedesco Cristoforo Clavio, si decise di sopprimere, solo per quell’anno, i giorni che andavano dal 5 al 14 ottobre. Il nuovo calendario fu immediatamente adottato in Italia, Spagna e Portogallo; dopo due mesi, fu impiegato anche in Francia e in Olanda dove si eliminarono rispettivamente i giorni che andavano dal 10 al 19 dicembre e dal 22 al 31 dicembre. Nel 1584 fu utilizzato anche in Germania e Svizzera e così via.
Questo calendario non è però ancora adottato in tutti i paesi, inoltre, oggi, in alcuni luoghi, come Serbia, Macedonia, Russia, Georgia e Gerusalemme, la Chiesa Ortodossa celebra ancora le sue festività secondo il calendario giuliano. Nonostante l’introduzione del calendario gregoriano, l’anno civile porta ancora una lieve eccedenza di ventiquattro secondi sull’anno tropico, ma questa differenza porterà ad avere un giorno in più dopo circa tremilacinquecento anni.
Fonti: Adriano Cappelli, “Cronologia, cronografia e calendario perpetuo”, Milano, Hoepli, 1998
Herbert von Klöckler, “Corso di astrologia“, Roma, Edizioni Mediterranee, 1998
Pietro Zocconali, “Le religioni e la misura del tempo” “in “Non credo”, Roma, luglio/agosto 2010
Jacopo Santoro, “Dieci giorni mai esistiti” in “InStoria”, Roma, agosto 2013