Fu in quel preciso momento che la donna abbassò lo sguardo e si ritrovò a fissare l’alluce destro di lui che occhieggiava stupidamente da un buco aperto nel calzino. Un calzino classico, lungo, scuro, con l’elastico allentato intorno al polpaccio. Le parve subito chiaro che non si trattava di una scucitura recente, casuale, di quelle che possono avvenire per attrito dopo una giornata trascorsa indossando calzature scomode, oppure un cedimento improvviso che segue a svariate rammendature. No, il calzino appariva vistosamente liso, superstite di tensioni protratte, di sfibrature sempre trascurate. Anzi, dalle sdruciture s’intravedevano in trasparenza altre dita non meno stupide e insolenti. Chissà per quanto tempo erano rimaste lì a consumarsi insieme al cotone, a macerare lentamente nel cuoio duro della scarpa. Come non immaginare l’odore fungino provocato dal microclima stantio cui il piede era costretto.
L’uomo non si accorse di quello sguardo, o forse non diede a vedere l’imbarazzo, compreso com’era nella parte dell’amante pronto all’uso. D’altra parte, la scena era durata appena l’attimo fuggevole che occorre a uno scatto fotografico. Ma in quell’attimo, pregno di sensazioni moleste, nel cuore e nel sesso della donna l’eccitazione si spense. E non le fu più possibile riprenderla.