Il cambio del timoniere

Creato il 16 febbraio 2014 da Speradisole

IL CAMBIO DEL TIMONIERE

Viene ribadito ad ogni piè sospinto che non si doveva  sostituire Letta con Renzi, perché Renzi in questo modo si è dimostrato un bugiardo, ipocrita, arrivista, arrogante, traditore e così via.

Sono d’accordo solo con un fatto e cioè che si poteva fare in altro modo.

Si poteva evitare una ferita che  resta sul corpo del Pd e che non si rimarginerà tanto presto.

Si doveva evitare lo scontro diretto degli ultimi giorni, un duro faccia a faccia, una conferenza stampa con toni di sfida e una Direzione di totale sconfessione e risparmiarci il licenziamento del premier. Era possibile seguendo – Renzi e Letta – ognuno per la sua parte – una strada più lineare, più trasparente, più sincera.

L’uno avrebbe dovuto dire quel che pensava sin dal giorno dopo la vittoria delle  primarie, evitando giri di parole e stop and go sul futuro del governo.  E l’altro avrebbe dovuto prendete atto prima, molto prima, che il cammino dell’esecutivo era troppo incerto, i risultati non esaltanti e che il suo tempo stava per scadere.

Ma ora siamo qui, all’inizio di un’avventura che lo stesso Renzi considera azzardata e rischiosa.

Con le dimissioni di Letta si apre una nuova pagina che ha molte opportunità ma anche qualche pericolo. Però, una cosa deve essere chiara al di là di ogni ragionevole dubbio: la sfida lanciata dal segretario del Pd va sostenuta pienamente. Con forza, coraggio e soprattutto senza alcun retro pensiero. Togliendo via ogni amarezza e mettendo sul tavolo le idee giuste.

Perché in discussione non c’è solo il destino di un partito, così centrale nella vita nazionale, ma quello dell’Italia., che pagherebbe a caro prezzo un fallimento o un altro periodo di logoramento. Se la velocità che Renzi  ha impresso alla politica in questi ultimi mesi riuscirà a dare impulso a un cambiamento radicale del Paese, sarà un bene per tutti.

E’ una sfida obbligata, dalla palude, si deve uscire. Non dimentichiamo che alle nostre porte premono i venti del populismo che nella palude vogliono annegarci.

(Tratto e riassunto da un editoriale di Pietro Spataro pubblicato sull’Unità)



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