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“Il Campione è tornato” di J.R. Moehringer: non sempre l’illusione di ingannare se stessi è negativa

Creato il 06 settembre 2015 da Alessiamocci

“Ogni uomo è un mistero. È questo che mi ha insegnato Campione. La maturità è sapere quando risolvere il mistero di un altro uomo e quando rispettarlo”.

Dopo avere parlato di tennis, il 25 agosto 2015  lo scrittore e giornalista J.R. Moehringer giunge nelle librerie italiane con un saggio scritto in passato e pubblicato grazie a Piemme. Si tratta di un’indagine che coinvolge il mondo della boxe e lo mette sulle tracce di un vecchio pugile. “Il Campione è tornato” è un’opera di appena 80 pagine che si legge d’un fiato, nella collana Piemme Voci con la traduzione di Annalisa Carena.

L’autore, che è nato a New York nel 1964, è conosciuto per avere vinto nel 2000 il premio Pulitzer col racconto “Oltre il fiume”, e per avere collaborato alla stesura dell’autobiografia del tennista Andre Agassi “Open”, libro che ha riscosso un enorme successo di lettori e di critica. Moehringer è considerato uno dei migliori autori di “non fiction novel”, ovvero egli ha sempre preferito trarre i suoi romanzi da storie vere.

E infatti, “Il Campione è tornato” è la storia più che vera di un’inchiesta giornalistica su un falso pugile. Il libro parla di vita, di passione, di sacrificio, di sconfitta e di rapporti fra padre e figlio; non soltanto in riferimento ai protagonisti, ma anche a quello fra l’autore stesso e suo padre, scomparso nel nulla quando lui aveva appena pochi mesi.

L’esperienza raccontata da Moehringer ha ispirato anche la sceneggiatura del film del 2007 “La rivincita del campione” di Rod Lurie, con Samuel L. Jackson e Josh Hartnett.

Siamo nel 1996 e il giornalista J.R. Moehringer riceve una segnalazione da un collega che per lui, eccelso cacciatore di storie, si rivela un’ossessione, tanto da essere paragonata a quello che Moby Dick ha rappresentato per il capitano Achab. Un ex pugile famoso, grande peso massimo negli anni Quaranta e Cinquanta, che era scomparso dalla circolazione da anni, è stato visto dormire sulle panchine di un parco di Santa Ana, nella contea di Orange, nell’area metropolitana che comprende Los Angeles e Long Beach. Bob Satterfield, il pugile considerato “il più grande puncher che si sia mai visto”, sembra essersi trasformato, in pratica, in un barbone. Il vecchio, che si fa chiamare Campione, dice di essere Satterfield, e ogni volta che il giornalista va a trovarlo – gli passa anche 5 dollari perché gli fa compassione – egli gli racconta episodi della sua vita, dove nomi, date e incontri coincidono e sono descritti nei minimi dettagli. Chiunque sia, quel vecchio è davvero molto bene informato sulla vita di Bob Satterfield: un picchiatore eccellente, in grado di spaccare il naso a Rocky Marciano e di guadagnarsi il rispetto di Jake LaMotta. Un grandissimo pugile che avrebbe avuto una lunga carriera davanti, se non avesse avuto un palese difetto: l’assoluta incapacità di incassare. Quest’uomo che Moehringer si trova davanti ha  lo stesso fisico imponente, ma è davvero chi dice di essere?

Al giornalista iniziano a venire dei dubbi, specie quando apprende che il vero Satterfield dovrebbe essere morto di cancro parecchi anni prima.

Nonostante egli vada a fondo alla vicenda e riesca a scoprire la verità, essa sembra essere irrilevante, per  le situazioni che si vengono a creare. A causa di quei dialoghi di vicinanza e condivisione che predominano e portano i due ad instaurare un rapporto d’amicizia consolidato.

Moehringer struttura la storia in 13 brevi capitoli, come fossero round di un incontro di pugilato. Pur di ricostruire la storia di questo pugile, egli si destreggia fra chiese, obitori, ospedali, bassifondi, palestre, archivi, biblioteche, dimostrando di essere tenace nel cercare notizie almeno quanto Satterfield lo è stato, a suo tempo, sul ring.

Soprattutto, Moehringer si reca a parlare coi familiari e con le persone che lo hanno conosciuto, ciascuno dei quali gli “dona” un tassello in più, quasi stesse mettendo insieme un grande mosaico.

Un libro che insegna più di quello che c’è da imparare sulla boxe e sulla vita. Perché dopo questa spasmodica ricerca che tanto sa di “caccia all’uomo”, il giornalista conviene che ogni uomo sia un mistero e che siamo tutti alla ricerca di qualcosa. Possa essere un padre, oppure un modo per riscattarsi dal passato. E per ottenere questo, siamo anche disposti ad ingannare noi stessi.

Written by Cristina Biolcati 


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