Il campione Nba Alex English, “Io napoletano per sempre. Che città magnifica!”

Creato il 29 maggio 2015 da Vesuviolive

Alex English, fuoriclasse di basket statunitense, decise di terminare la propria carriera proprio a Napoli. Ieri il campione è tornato in città per un incontro presso il Consolato Generale americano. Alex ha abbracciato il progetto “Sport Enjoy”, un’inziativa che coinvolge atleti ed allenatori di varie associazioni sportive americane a collaborare con le ambasciate di tutto il mondo con il fine di diffondere la cultura dello sport ed il rispetto della diversità tra i ragazzi.

Il campione , come si legge in un’intervista rilasciata per Repubblica, ricorda la città partenopea con il sorriso sulle labbra Una volta napoletano, napoletano per sempre. Che città magnifica – commenta – un dispiacere non poter restare più a lungo, ma è stato bello oggi poter incontrare di nuovo alcuni compagni del Napoli basket con i quali sfiorammo la promozione, sconfitti solo alla finale play off, gente magnifica, come il presidente De Piano, un signore, che ringrazio ancora per avermi consentito di conoscere questo luogo magnifico e carico di colori e sensazioni, vivo insomma. Personalmente della città amavo il Vomero, via Scarlatti e proprio questo tratto del centro che confina con il mare. In quegli anni non c’erano molti afroamericani in giro, quando ci si incontrava era una rarità, oggi è diverso, anche Napoli è multirazziale”.

Il campione ha un naturale carisma che usa per parlare ai ragazzi. Quelli di Napoli sono rimasti incantati dalle sue parole. Ha affrontato temi seri, razzismo, bullismo, cyber bullismo, mischiandoli agli insegnamenti dello sport “che aiuta a tirar fuori il meglio di sè e mostra che umiltà e sacrificio conducono lontano“.

Ed è proprio il razzismo, uno dei temi più cari al campione: “Una battaglia ancora lunga, è vero che nel mio paese tuttora avvengono episodi gravi, ma il fatto che se ne parli, che si protesti, che si affronti la questione è già molto, molto importante. Io sono nato negli anni delle prime campagne antirazziali e so bene cosa significa. Ma oggi c’è una differente consapevolezza anche se, purtroppo, gli episodi avvengono“.


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