Il cancro delle bancarelle. Il problema non sono solo quelle di fronte ai monumenti, ma anche e soprattutto tutte le altre

Creato il 09 giugno 2014 da Romafaschifo
Da Via Appia Nuova a Viale Marconi, da Via Tuscolana alle strade – come quella, allucinante, nella foto del prestigioso II Municipio – passando addirittura per Via Cola di Rienzo che dovrebbe essere la strada dello shopping più esclusiva della città. Per tacere di Viale Trastevere o Via di Boccea, tutta l'area della Stazione Termini o le strade attorno a San Paolo o la povera Piazza Vittorio. Da Santa Maria Maggiore all'Eur e via elencando volendo per ore e ore. Le bancarelle di stracci, articoli per la casa, accessori per la cucina sono un cancro – uno dei cancri – che sta uccidendo la città. Migliaia le metastasi che generano solo danni al corpaccione malato e morente della capitale d'Italia. Forse non solo danni (l'acquisto di generi scadenti a prezzi bassi è comunque un servizio), ma comunque enormemente più danni che vantaggi.Sporcizia, inquinamento visivo da far paura, evasione fiscale, concorrenza sleale al commercio regolare, lavoro nero, sosta selvaggia dei furgoni – sistematicamente sgangherati, inquinantissimi – che vengono utilizzati come magazzini. E, come potete vedere in questa foto che abbiamo preso come esemplificativa per tornare sul problema: completo nascondimento delle insegne dei negozi tradizionali. Pagano le tasse per l'insegna (che le bancarelle non pagano), ma l'insegna è coperta dalle bancarelle stesse, invisibile dalla strada. Vorremmo chiedere al Gruppo Coin (lo stesso che ha il suo prestigioso department store di Cola di Rienzo nascosto dietro a vomitevoli banchetti che oscurano perfino il marchio Tiffany) in quale altra città del mondo – visto che questo brand è globale – sarebbe possibile che il marchio OVS venisse completamente coperto da una bancarella in questo modo. E vorremmo chiedergli soprattutto perché i sindacati e le associazioni di categoria del commercio non combattano contro una situazione oggettivamente fuori controllo, insensata, inaudita, che crea vantaggi esclusivamente per le poche famiglie del racket ambulante romano facendo scappare a gambe levate miliari e miliardi di euro che potrebbero essere portati in città da imprenditori di qualità e qualificati?

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E c'è di peggio: di questo problema, semplicemente, non si parla. Ne parliamo solo noi (e le minacce della camorretta bancarellara non si fanno attendere) e basta. Al massimo si parla del commercio ambulante – rivoltante anche lui, intendiamoci – che sta davanti ai monumenti. Su quello c'è dibattito e qualche provvedimento – solo nazionale, perché il Comune non osa – per ora poco efficace. Ma sull'immondizia del resto del commercio ambulante niente. I nostri figli e i nostri nipoti saranno condannati a vedere la città ridotta in questo modo? Ci sono speranze che queste licenze vengano forzosamente riconvertite in altro (pensate che i mercati rionali sono vuoti, con migliaia di posteggi liberi) o liquidate? Esiste una normativa che permetta ad un Comune lucido e con la voglia di pianificare il suo futuro di liberarsi di questa porcheria che non esiste da nessuna altra parte del mondo Nordafrica e Medioriente compreso? L'attuale assessore al commercio Marta Leonori ha idee e visioni in merito? Vogliamo continuare a vedere bancarelle che proliferano e fanno affari d'oro proprio sulle spalle dei negozi loro dirimpettai che chiudono a causa di tasse, adempimenti, utenze, affitto e visibilità oscurata dalle bancarelle stesse? Vogliamo che le nostre strade abbiano ben presto – come in alcune sta accadendo già oggi – tutte le saracinesche abbassate e tutti i marciapiedi invasi da questa forma sottosviluppata di commercio che non ha raffronti in occidente ma che in realtà non ha raffronti in Italia ne al nord, ma neppure al sud? Vogliamo continuare a guardare senza far nulla l'emorragia di posti di lavoro: meno 20mila negli ultimi 5 anni ma in questo articolo di oggi che dà i dati non si fa accenno alla concorrenza sleale del commercio ambulante come potete leggere? Vogliamo continuare ad avere strade pericolose con il costante e concreto pericolo per centinaia di cittadini di fare la fine del socio visto che uscite di sicurezza e vie di fuga (di metropolitane, di grandi centri di aggregazione) sono costantemente occluse dai catafalchi del commercio ambulante?La risposta dei ras del commercio ambulante è sempre la stessa: "noi con sti banchi schifosi ci sfamiamo le nostre famiglie. Toccateci e facciamo scoppiare la guerra civile". La costante minaccia della violenza da una parte (con la tiritera di “noi siamo gente di strada”, della serie “non forzate troppo la mano perché finite male”) e la costante minaccia elettorale, sottaciuta ma sempre presente, dall'altra visto che le numerose famiglie spostano pacchetti di voti che nel gioco squallido delle preferenze del lurido Consiglio Comunale romano fanno sempre comodo per questa o quella parte politica. Famiglie da sfamare? Forse si, ma a fronte di queste decine di famiglie del racket ambulantaro quante decine di migliaia (decine di migliaia!) di famiglie versano in città nella povertà e nella disoccupazione a causa del degrado e della fuga di capitali che le bancarelle comportano? Quanti onesti commercianti tradizionali hanno dovuto chiudere a causa di questo e magari manco se ne sono resi conto? Quanti imprenditori stranieri, quante catene di negozi hanno deciso di non aprire in una città dove neppure una strada, una sola strada, neppure Via Condotti (pensiamo ai caldarrostari che oggi con 36 gradi vengono castagne arrostite nonostante i divieti espliciti con buona pace del Primo Municipio che quest'anno aveva promesso di farli rispettare), è libera da inquinamento visivo, sporcizia, squallore, sciatteria? Sono decine di migliaia di posti di lavoro dilapidati: queste sono le famiglie che dovrebbero scendere in piazza e scatenare la guerra civile, queste sono le famiglie che dovrebbero capire il reale motivo per cui vivono in povertà e in disagio. Ovvio che le bancarelle non siano l'unico motivo, ma sono uno dei motivi e dunque sono un problema da affrontare a differenza di quanto si sta facendo. Sul danno erariale per il Comune (una bancarella incassa anche 2 o 3mila euro al giorno versandone al Comune meno della metà, all'anno! Per non parlare del danno enorme di un negozio che chiude a causa di una bancarella che lo oscura e gli fa concorrenza sleale) poi non ci pronunziamo neppure: ma tanto che problema c'è, basta andare a chiedere leggi speciali al Governo centrale no? Quando invece si potrebbero ricavare centinaia di milioni all'anno sistemando solo questo ambito. Eppure di questo non si parla. Sistematicamente non si parla. Mai. Si parla, giustamente, degli abusivi e dei vu cumprà (oggi parte una task force e quando sentiamo parlare di task force parte subito una risata amara); si parla, giustamente, di bancarelle e camion-bar davanti ai monumenti, ma di tutte le altre migliaia e migliaia di licenze rilasciate truffaldinamente negli anni che stanno radendo al suolo il commercio in questa città e che non esistono in nessuna altra città dell'universo nessuno fa accenno. E se il commercio rionale è in crisi sapete di chi è colpa, secondo il romano-medio? Ma dei centri commerciali ovviamente...

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