Perché mi piacciono dei libri, piuttosto che altri?Me lo chiedo ogni volta che sto per scrivere una recensione, e spesso non trovo risposta.Oggi, però, una risposta voglio abbozzarla e chissà che non vada bene anche per altre occasioni: perché richiamano qualcosa che è già dentro di me.
"Il canto del deserto" di Adele Vieri Castellano [Leggereditore] mi ha attratto dal primo momento e, dopo averlo letto, posso dire che l'attrazione si è trasformata in amore.
Lady Sylvia Dunmore è rimasta vedova giovanissima, dopo appena un anno di matrimonio, e quando il padre le propone un viaggio in Egitto per rimettersi in salute e per andare a trovare suo figlio Adam che da anni scava a Luxor e dintorni, lei non se lo fa ripetere due volte. Quel viaggio è per Sylvia il momento per vedere con i suoi occhi tutte le meraviglie che suo fratello le ha descritto nelle sue lettere.
Una volta lì, si rende conto che suo fratello non è solo, ma che Nicholas Harper, duca di Brokenwood, inseparabile amico fin dall'infanzia, è anche lui impegnato negli scavi. Sylvia crede di aver accantonato il suo primo amore, ma ritrovarsi di fronte il duca, più bello che mai ma privo della vista, le fa capire che la sua convinzione era del tutto errata.
Nicholas ora non può vedere che Sylvia è diversa dalla quindicenne tutt'ossa che, con addosso i calzoni del fratello, lo rincorreva per la brughiera per chiedergli di sposarla, ma lo sente. Percepisce di lei cose che non avrebbe mai creduto di poter capire di un essere umano.
Il fascino dell'Egitto, però, è strettamente legato al pericolo e nel 1871, nel pieno delle campagne che hanno riportato alla luce la storia antica che noi oggi abbiamo la possibilità di conoscere attraverso i reperti, i pericoli erano legati non solo agli uomini, ma anche alle leggende del deserto e alle credenze millenarie.
Adele Vieri Castellano costruisce uno splendido personaggio di donna, Sylvia, forte, moderna nella sua indipendenza - supportata da un padre altrettanto moderno nel pensiero - più interessata alla conoscenza che non alle convenzioni sociali, più attratta dal mistero dell'Egitto che dalla sicurezza di una casa inglese. Sylvia non annoia mai, né per i comportamenti né per i pensieri e tantomeno per le azioni: è una perfetta eroina romance, ma strizza l'occhio alle donne contemporanee a cui apre virtualmente le porte per grandi imprese.
"Il canto del deserto" è un romance storico in piena regola, ma ho amato soprattutto il fatto che non fosse scontato. Ogni situazione, ogni sentimento può nascondere una sorpresa e un inaspettato risvolto che, pur essendo una vorace lettrice, non avevo messo in conto.
Dicevo che i libri si amano anche per quello che richiamano dentro di noi e questo libro a me è piaciuto anche perché mi ha ricordato l'attrazione e il timore che ho sempre provato nei confronti dell'Antico Egitto, con le sue divinità e i suoi sovrani, le credenze e le usanze.
Nel libro di Adele Vieri Castellano c'è tutto questo, e si percepisce la cura e l'amore che ha messo in ogni singola pagina.
Se è vero che "il deserto è terribile e spietato, ma chi lo ha conosciuto è costretto a ritornarci", forse questo vale anche per chi il deserto lo ha conosciuto tra le pagine di un libro, e a me è capitato che ero poco più che adolescente con un libro di Katherine Kingsley.
"Il canto del deserto" è stato, per me, quel ritorno nel deserto che tanto avevo desiderato, anche senza rendermene conto pienamente.