IL CANZONIERE UNICO
Un cielo d’oro e piove tanta luce che fa prezioso
Il Sogno che consuma l’ultima cera
degli occhi
e si brucia nell’alchimia della Resurrezione.
Vedere rosa è ancora sogno umano a misura
dei peschi a primavera che danno
I frutti
con l’ammaccatura ed i vermi di dentro.
Se vedi oro, sai che non è guasto più né il fiore
né il frutto e sempre vive nella prima-
vera
la pelle intatta di creatura pura nella luce soluta.
Non so che raggio m’illumini interno dopo tanfi
di buio, è che nell’oro ci cammino dentro.
La luce
Non si spegne e che gioia, mia Signora dell’aria,
delle nuvole, averti scritto un Canzoniere Unico.
Giardiniera lucente dei tuoi orti, ho fatto versi
d’oro
in cui l’oggetto erotico era l’aria, la luce, il fiore…
e mai ogni bersaglio fu così incerto, volendo
sfiorare l’Impossibile Atto della Creazione,
crudele, ambigua, contraddittoria e insieme
bella, splendida, insondabile per cui lo smacco
in te sola risolvo nell’oro che riscatta
il mio metallo,
“Vergine Madre, Figlia del tuo Figlio,”
incesto d’oro che abbaglia e riluce.
Da: Maria Grazia Lenisa, La predilazione, Bastogi fuori collana 2002