Il Capodanno del ‘Primo Marzo 2010’

Creato il 01 marzo 2016 da Annagiuffrida @lentecronista

Sono passati sei anni da quando è stata inaugurata la prima giornata dedicata agli immigrati. Il Primo Marzo del 2010 rappresentò un manifesto dello sciopero meticcio che voleva sconfiggere il razzismo ai danni degli immigrati, uomini e donne inseriti spesso nel tessuto sociale italiano come lavoratori nei campi da Nord a Sud o come badanti, capaci di sanare i buchi del Welfare italiano. Ma anche bambini e ragazzi, figli di immigrati, seconde generazioni di nuovi italiani a caccia di integrazione. Italia, Francia, Spagna e Grecia furono i Paesi coinvolti nell’iniziativa. Gli stessi che oggi sono alle prese con la principale emergenza europea: l’approdo sempre più consistente di immigrati in fuga da terre lacerate dalla guerra.

In questi anni molto è cambiato sia nel modo di guardare alla ‘questione migranti’, italiana ed europea, sia per la nuova dimensione che ha assunto questa realtà. Si è rivestita di dolore, per i morti e per la sorte di migliaia di persone lontane solo geograficamente da noi. Stiamo, che ci piaccia o meno, imparando a capire che l’immigrazione è una condizione storica che non possiamo gestire sempre e solo come un’emergenza.
Con enorme fatica si sta iniziando a guardare ai migranti non come invasori ma come vittime di un sistema che li vede ancora schiavi. Schiavi della guerra e della povertà, schiavi del bisogno di fuggire anche a costo della vita, schiavi della censura nel loro Paese e spesso anche nelle terre di approdo, nella ‘libera’ Europa. In questi anni gli immigrati, anche quelli inghiottiti dalla criminalità e dal mar Mediterraneo, sono diventati un pezzo della nostra storia, e noi della loro.
Vi propongo allora un articolo di qualche anno fa sulle manifestazioni organizzate per il Primo Marzo.
Una realtà da comprendere, tutt’ora, e da (ri)leggere …

“Vivo da 15 anni in questo Paese e non ho il permesso di soggiorno”. In un italiano ormai perfetto l’ecuadoregno Edgar Galiano del Comitato Immigrati, uno dei tanti gruppi di cittadini che hanno aderito alla mobilitazione del Primo Marzo, sintetizza così la sua condizione di immigrato senza diritti. È anche lui il simbolo del movimento ‘Primo Marzo 2010 – Una giornata senza di noi’, coordinato da Legambiente.
24 ore di dibattiti in 60 piazze da Nord a Sud, per mettere fine alle campagne razziste e alle politiche discriminatorie. “Invitiamo tutti a partecipare in piazza della Repubblica il 1° marzo – aggiunge Galiano – lì vi mostreremo tutte le categorie di lavoratori stranieri, dalle badanti ai ragazzi indiani occupati nei campi”. Una protesta dall’animo meticcio, che gli
organizzatori sperano dia la sveglia sia agli stranieri, di prima e seconda generazione, che agli italiani. Con l’invito a fare loro questa iniziativa anche a distanza, stranieri e datori di lavoro, indossando e appendendo alle porte un nastro giallo di riconoscimento.

1 marzo, Immigrati

Una manifestazione dal basso, che vedrà ogni città dare voce alle questioni più sentite. Come a Padova e a Trento, dove verrà chiesta una moratoria per la tutela del diritto alla casa, o a Siracusa dove il referente della manifestazione per gli immigrati Padre Carlo D’Antoni, agli arresti domiciliari, vivrà le attività in programma da lontano.
Nonostante l’iniziativa non potrà assumere i toni dello sciopero generale, perché “non tutte le sigle sindacali hanno ritenuto di dare la copertura” come spiegano a Legambiente, un primo muro di indifferenza sarà abbattuto: quello che garantisce il diritto alla parola.
Nel confronto tra ‘noi’ e ‘loro’, “si può inaugurare ‘insieme’ una nuova cultura del rispetto e della collaborazione – precisa Legambiente – per mandare avanti il Paese e costruire un futuro migliore”.
Lo hanno ribadito anche i senatori Della Seta e Ferrante, intervenuti alla presentazione della manifestazione. “Il 1° marzo sarà l’occasione per mostrare all’Italia che senza il lavoro degli immigrati il nostro Paese è zoppo – hanno affermato i parlamentari del Pd – Sarà un atto simbolico per rivendicare piena cittadinanza per coloro che vivono e lavorano onestamente in Italia, ma sono considerati stranieri e come tali privati di ogni diritto”.
E la risposta concreta in Parlamento arriverà con l’annunciato disegno di legge che adotta lo ‘ius soli’ come criterio per concedere la cittadinanza, stabilendo che tutti i nati in Italia da genitori stranieri sono cittadini italiani.

La strada delle garanzie si fa più complicata quando si entra nelle aule dei tribunali. “Dallo scorso agosto essere straniero in Italia vuol dire essersi macchiato di un reato”, come spiega Ernesto Ruffini avvocato in difesa di immigrati. “Ci è capitato di sollevare l’eccezione di incostituzionalità, a tutela di stranieri – racconta Ruffini – ma ci siamo scontrati con giudici anche non togati che sostenevano che il principio di uguaglianza non si applica agli immigrati”. Una realtà denigrante, fino all’inverosimile, che coinvolge un’intera classe di lavoratori e individui. Figlia dei tanti luoghi comuni che circolano sugli stranieri e che Ruffini, con altri avvocati, hanno raccolto e smontato in un prontuario che dal 1° marzo ribalterà ufficialmente tutti i più diffusi pregiudizi.
Pronti a brindare a una rinnovata italianità?

da Parolibero.it – febbraio 2010