In questa antologia, l’autore porta a compimento il duplice intento di sondare l’animo umano e farsi beffe della società in cui vive e dei suoi vizi.Proprio questi vizi sono descritti dettagliatamente ne Il cappotto – ultimo e più famoso racconto della raccolta -, all’interno di un microcosmo che è il mondo della burocrazia.
Akakij Akakievuc Bašmaèkìn è morto per gli stenti del freddo, tra disperazione e solitudine. Il suo fantasma ora minaccia la città. Ma cos’è avvenuto prima di questa morte, perché lo spirito incombe sulle strade e sulle persone? Akakij Akakievuc, prima di morire, era un impiegato qualunque, normale, semplice e pacato: lavorava presso il ministero come copiatore di lettere per uno stipendio misero. Escluso dai colleghi e vittima di feroci beffe e derisioni da parte loro, la vita dell’uomo trascorre nel grigiore. Ma queste sofferenze non contano così tanto, perché lui – povero e triste – ha un unico grande sogno: un bel cappotto che lo scaldi, essendo il suo ormai logoro e inutilizzabile. Dopo un anno di fatiche e risparmi riesce finalmente a farsi cucire il suo sogno, caldo e morbido, da un sarto. Ma l’illusione di felicità dura ben poco, un giorno soltanto per la precisione: la sera stessa, infatti, dei malviventi lo aggrediscano brutalmente in una strada buia, spogliandolo del suo unico bene che gli era valso, finalmente, il rispetto di colleghi e superiori.
Allora ecco la stravagante vendetta del fantasma iracondo: aggirarsi per le vie della città intimidendo i ricchi signorotti e derubandoli… dei loro cappotti!
Dondolando tra reale (in particolare nella rappresentazione del sistema viziato della burocrazia) e fantastico, a metà tra ironico e tragico, Il cappotto è sicuramente uno dei racconti più celebri e rappresentativi di Gogol’, celebre anche perAnime morte e altre opere come Taras Bulba e Arabeschi.