Il carnevale dei cazzari

Creato il 24 agosto 2011 da Willoworld

di Gianluca Freda

Di tanto in tanto, quando dolce e chiara è la notte e senza vento, faccio un sogno bellissimo, che è per me uno dei principali motivi per cui valga la pena di vivere. Sogno che in un futuro imprecisato, in uno scenario fantapolitico dai contorni indefiniti, l’Italia sia stata occupata da un esercito straniero rivoluzionario. Rivoluzionari veri, non gli zombi pagati dalla CIA e teleguidati tramite Facebook che abbiamo visto all’opera, in Africa e Medio Oriente, in questi mesi. La nazionalità dell’esercito rivoluzionario varia di circostanza in circostanza. A volte sono irakeni, a volte libici, a volte indiani Apache, ma non è importante. Nel mio sogno, i nuovi occupanti hanno fatto arrestare, quali traditori, mentitori e fiancheggiatori di assassini, tutti i giornalisti italiani, sia televisivi che della carta stampata, e si accingono a fucilarli in una grande piazza (che a volte è piazza del Duomo a Milano, altre volte è la Piazza Grande di Arezzo) in un radioso mattino di sole. Lo spettacolo è aperto al pubblico, che interviene numeroso e festante. Io arrivo tenendo per mano le mie bambine e le mie bambine sorridono. In una delle tante bancarelle aperte per l’occasione, ho comprato loro dei palloncini e dello zucchero filato, denso e bianchissimo.

La fucilazione è deliziosa. Tutti i traditori della TV e della stampa sono in fila su un lato della piazza, con la benda sugli occhi. Ci sono Ezio Mauro, Paolo Mieli, Piero Ostellino, Vittorio Feltri, Ernesto Galli Della Loggia, Marco Pasqua, insomma tutta la cricca nazionale di cazzari di professione al soldo dei conquistatori americani. Il capo del plotone di esecuzione (che a volte è Saddam Hussein, altre volte Geronimo) offre loro un’ultima sigaretta, ma Ezio Mauro rifiuta sdegnosamente, perché il fumo fa male alla pelle. Marco Pasqua solleva il pugno al cielo rantolando “Viva la libertà dei gay! Viva Israele”, ma nessuno lo sente.

Poi c’è un breve crepitìo di moschetti e i traditori si abbattono al suolo senza un gemito, crivellati dai proiettili, proprio come gli uomini, le donne e i bambini di Tripoli, della Palestina, dell’Iraq e di tante altre nazioni, un tempo felici e oggi trasformate in carnaio dalle loro schifose menzogne.

I bambini ridono e applaudono, in cielo non c’è neanche una nuvola.

Dopo lo spettacolo, porto le bambine a esaminare i cadaveri. Le piccole stringono i palloncini nella manina e si divertono un mondo. “Lo vedi, a papà, quel signore col cervello che gli esce dalle orecchie? Quello è Angelo Panebianco, che dalle pagine del “Corriere” strillava contro il pericolo islamico, senza dire che eravamo invece noi ad essere un pericolo per l’Islam. E quel signore dalle cui orecchie non esce niente? Quello è Gad Lerner”.

E’ un sogno ritemprante, che mi consente di affrontare con rinnovata energia la triste realtà quotidiana. E la realtà quotidiana è una realtà fasulla e artificiale, costruita a tavolino dagli assassini di cui sopra e ben rappresentata dalla della pagina del sito di “Repubblica” che vedete riprodotta qui sopra. L’ho salvata a futura memoria nella notte tra domenica e lunedì, quando la “diretta” di Repubblica sulla presunta conquista di Tripoli pubblicava senza sosta, una dietro l’altra, una sequela di fregnacce di dimensioni mai viste prima, più lunga della processione dell’Immacolata. Conoscendo i miei polli, sapevo bene a che gioco stavano giocando e per conto di chi, e così ho voluto conservare per i posteri un souvenir della loro maramalderia. Guardatela bene. Non c’è una sola notizia che si sia poi rivelata veritiera. Non c’è una sola voce su cui un solo membro di quell’accolita di cialtroni che si fregiano del pomposo titolo di giornalisti si sia preoccupato di fare qualche riscontro. Si prende per oro colato la fonte più inverosimile e inattendibile che sia possibile immaginare, cioè le dichiarazioni della banda di tagliagole al soldo degli USA che in quel momento, nella periferia Tripoli, stavano dandosi al saccheggio, all’omicidio e allo stupro. Sarebbe bastato dare un’occhiata alle fonti indipendenti di internet per rendersi conto che la conquista di Tripoli, la cattura dei figli del “raìs” (come lo chiamano loro), addirittura la cattura dello stesso Gheddafi (!) erano solo un mare di cazzate. Mentre “Repubblica” parlava delle false manifestazioni degli insorti nella Piazza Verde, secondo molte fonti nella Piazza Verde c’era Gheddafi, che rincuorava il suo popolo e lo incitava a non arrendersi alla bestialità dei nemici. Certo, anche questa era una voce da verificare, ma appunto, sarebbe valsa la pena di verificare anche quella anziché pubblicare le sole idiozie partigiane. Ma il fatto è che questa gentaglia non è pagata per controllare le fandonie che gli vengono propinate dalle agenzie di stampa statunitensi. Sono sicari. Sono pagati per vomitare su internet, sui giornali e sulle TV le oscenità fasulle inventate dai loro padroni così come sono, senza minimamente verificarle, senza approfondire, senza riflettere. Il loro lavoro è quello di disinformare, di assassinare preventivamente per via mediatica i popoli che poco dopo le forze anglo-franco-statunitensi si incaricheranno di sterminare fisicamente con le bombe. Questo è il lavoro da banditi che sono pagati per svolgere e – se posso fargli un piccolo complimento – lo svolgono benissimo.

Proprio durante la messinscena della “presa di Tripoli”, abbiamo saputo da Thierry Meyssan, Mahdi Nazemroaya, Lizzie Phelan, Franklin Lamb e altri reporter indipendenti che i “giornalisti” della CNN – dai cui servizi “Repubblica” e il resto della carta da cesso italiana trae gran parte delle proprie informazioni – sono in realtà agenti della CIA e dell’MI6 sotto copertura, che hanno esplicitamente minacciato di morte i giornalisti non allineati nel caso in cui avessero rivelato la messinscena. E che li tengono sequestrati nel loro Hotel, dopo aver fatto appostare uno stuolo di cecchini nei palazzi circostanti, affinché non possano uscire a vedere cosa realmente sta accadendo fuori. I cecchini sono la grande strategia segreta dell’impero americano. Sono loro che ammazzano i passanti, i poliziotti, i giornalisti, le persone innocenti la cui morte sarà poi attribuita alla crudeltà del “regime” da abbattere.

Guardate bene questa schermata di “Repubblica”.

Chissà se quegli anticomplottisti mentecatti, che iniziano a ragliare come somari in fregola ogni volta che scoprono nell’articolo di qualche blog una virgola fuori posto, hanno qualcosa da dire anche su questa valanga, su questo autentico tsunami di fandonie campate in aria. Se un qualunque blogger, nell’arco di poche ore, avesse scritto sul proprio sito anche solo la decima parte di queste panzane, avrebbe dovuto cessare l’attività la mattina seguente e andare a nascondersi sul Kilimangiaro. Chissà se gli attivissimi, i pieroangeli, i dieghicuoghi, i pirloni dell’anticomplottismo filoebraico coatto hanno qualche commento da fare sull’attendibilità dei media le cui versioni ufficiali e i cui viaggi nella Luna difendono con tanto fervore.

Guardatela bene.

In essa la notizia dell’arresto di Gheddafi e del figlio Seif (la cui unica fonte, lo ricordo, erano le chiacchiere a ruota libera di un bandito) viene confermata addirittura dal Tribunale Penale dell’Aia, altra banda di criminali internazionali che ha dimostrato platealmente in quest’occasione quale sia il suo livello di credibilità.

In questo senso è davvero stupenda la risposta data da Seif Gheddafi al drappello di allibiti giornalisti che se lo sono visto comparire davanti dopo averlo dato per due giorni nelle mani dei cosiddetti “ribelli”. Uno dei suddetti leccapiedi anglo-americani lo ha inseguito col microfono, ricordandogli che contro di lui è stato spiccato un mandato di cattura da parte della Corte dei Criminali Internazionali per i consueti “crimini contro l’umanità”. Seif ha risposto semplicemente: “E chi se ne frega”.

Quale che sia il suo futuro destino, la mia invidia e la mia ammirazione per lui sono senza confini.

FONTE: http://blogghete.altervista.org/ 

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