Un carpentiere siede su uno dei pochi treni utili a tornare casa in una giornata di sciopero dei lavoratori dei trasporti, dopo un duro pomeriggio di lavoro sotto il sole e sui ponteggi, magari con attrezzatura non a norma, probabilmente pagato in nero, chi lo sa, di certo guadagna più di me ma questo non è il finale della storiella. In una giornata di sciopero, il cui diritto è sacrosanto per tutti – compresi i controllori zelanti e i carpentieri non in regola, ma per i carpentieri in regola e non è un po’ più difficile scioperare, e nemmeno questo è il finale della storiella – l’orario è comunque un concetto molto vago. Ci si siede sotto i display, e si spera che la parolina soppresso non compaia nel record a fianco dell’indicazione del proprio abituale vettore. E per la destinazione che accomuna me e quel corpulento carpentiere, ne è arrivato finalmente uno, quello su cui siamo seduti ora, in questa storiella, a pochi centimetri di distanza. Il treno parte, il tempo di una fermata e si avvicina un ferroviere controllore, giovanissimo e zelante, forse uno dei pochi in servizio oggi sulle linee delle Nord o come si chiamano ora. “Biglietto, prego”, chiede con professionalità il controllore zelante. “Quanto ritardo abbiamo?” chiede il carpentiere. “Ritardo?” si stupisce il controllore. “Sì ritardo, questo è il primo treno dalle cinque, e ora sono le sei e mezza e dovrei essere già a casa da un pezzo, diciamo quindi 90 minuti?” incalza il carpentiere. “Beh ma oggi è stata una giornata particolare perché…” “Senti”, lo interrompe il carpentiere, “allora facciamo così: ripassa tra 90 minuti e ti faccio vedere il biglietto”. “Guardi che la mancata fornitura del titolo di viaggio comporta 40 euro di multa” sottolinea il ferroviere zelante. “E allora facciamo che io ti comporto quaranta calci nel culo”, risponde serafico il carpentiere. Il controllore rimette il blocco e la penna che nel frattempo aveva estratto nel marsupio e prosegue il suo lavoro continuando dal vagone successivo. “Biglietti, prego”.
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