Ricordo che nella metà degli anni ottanta, già laureato e praticante procuratore legale, in occasione delle elezioni comunali venni contattato da due partiti locali che mi offrirono la candidatura a consigliere comunale (allora il sindaco veniva poi eletto dal nuovo consiglio comunale).
Una delle proposte mi venne fatta da un mio amico di infanzia che allora militava nel Partito Socialista Italiano; anche se all’epoca mi collocavo vagamente nella informe galassia della sinistra riformista, ero abbastanza perplesso e restio ad accettare; il mio amico, forse per incoraggiarmi e, voglio credere, senza cattive intenzioni, mi disse che per un giovane avvocato nel suo partito c’erano buone prospettive di carriera; non di meno presi tempo, più per cortesia, che per indecisione; dentro di me sentivo di non dovere accettare, nonostante un’esperienza di quel tipo mi attraesse; se non altro per vedere dall’interno quelle istituzioni che avevo lungamente studiato con passione sui libri di scuola.
Alcuni giorni dopo mi contattarono degli altri compaesani; si trattava di un gruppo politico da poco costituitosi in paese, anche se faceva capo ad un partito già affermato soprattutto a livello regionale, il Partito Sardo d’Azione (uno dei pochi che ancora portano quel nome anche adesso).
Si trattava come dicevo di un gruppo abbastanza improvvisato ed eterogeneo ma fatto soprattutto di giovani, che mi offrivano un posto in lista in quanto avevano bisogno di qualcuno che masticasse un poco di leggi e giurisprudenza.
Io gli chiesi che cosa mi offrissero in cambio, in termini di prospettive di carriera, di agganci e agevolazioni. Mi risposero un po’ delusi che si erano appena costituiti e che comunque, essendo tutti (o quasi) dei disoccupati non potevano garantirmi niente. Accettai subito la loro offerta. E venni pure eletto, partecipando a diversi livelli di gestione. Nel mio piccolo cercai di incidere nel sociale, attraverso un impegno fatto di sacrifici e di studio disinteressato dei problemi.
Mi accorsi subito che l’ambiente era ostico per un novizio, intriso di ideali e desideroso di operare per il bene pubblico. Forse avrei continuato, ma seri problemi di famiglia e professionali, non disgiunti da un ostracismo subdolo e velato che perfino i miei comagni di partito (forse invidiosi delle posizioni di rilievo che andavo assumendo nei diversi enti di gestione) posero in essere nei miei confronti, mi costrinsero a smettere.
E così finì la mia carriera politica durata, in realtà, soltanto cinque anni.
Da un punto di vista professionale ho ottenuto nella vita ciò che volevo: insegno e svolgo la professione di avvocato. Ma per il successo conseguito nei concorsi pubblici che ho sostenuto e vinto, devo solo ringraziare il Padreterno che sicuramente mi ha aiutato a realizzare i miei sogni. E di questo Lo ringrazio ogni giorno, mentre mi reco a lavoro.