Questa, ad esempio, è la tesi dello scrittore evangelico Billy Graham nel suo libroAngels. God’s Secret Agents (“Agenti segreti di Dio”, 1989).
Al contrario, lo scrittore Stuart Campbell ritiene che siano i diavoli i veri extraterrestri:
Gli angeli del diavolo chiamano oggi se stessi i visitatori dallo spazio: l’apparizione degli ufo nei nostri cieli significa che il diavolo sta intensificando la sua campagna satanica contro il bene.
Quest’elenco, per quanto non esauriente, offre più di un sostegno alla tesi che gli angeli e gli alieni abbiano molte cose in comune. Questa credenza è condivisa soprattutto da coloro che credono che la terra sia stata visitata in passato più volte da viaggiatori spaziali. Lo svizzero Erich von Daniken, autore di Chariots of the Gods (in italiano “Gli extraterrestri torneranno”, 1969), sostiene che esseri alieni, provenienti da un’altra galassia, visitarono la terra circa diecimila anni fa, crearono uomini intelligenti a loro somiglianza, alterando il codice genetico delle scimmie. Vennero adorati come Dei dal genere umano per le loro immense conoscenze tecniche, delle quali resta la tradizione dei miti.
In questo filone si inserisce la setta raeliana: in particolare, si fa riferimento alla Genesi. Nei testi originali scritti in ebraico, queste sono le prime tre parole: “Bereshit bara Elohim…“. Nel quarto secolo, Gerolamo, uno dei padri della cristianità, l’ha tradotto nella Vulgata con: “In principio creavit Deus caelum ed terram...”. Elohim, parola ebraica maschile plurale, è stato tradotto con la parola latina Deus, “Dio” al singolare. Nella lingua ebraica, il singolare della parola Elohimè Eloha: la desinenza -im indica sempre un plurale. Quindi, la traduzione letterale della parola Elohim non significa Dio ma: “Quelli che sono venuti dal cielo”. In sintesi i Messaggi degli Elohim per i raeliani propongono di: demistificare le credenze, riabilitare l’essere umano attribuendogli la sua vera dimensione, decolpevolizzare la mente dell’uomo restituendogli la stima per il proprio corpo, incoraggiare l’umanità al progresso.
E questa sarebbe la sintesi della genesi: circa 25000 anni fa gli Elohim scoprirono la Terra e grazie alla loro tecnologia avanzatissima ed alla perfetta padronanza dell’ingegneria genetica e del Dna, resero abitabile questo pianeta e crearono ogni forma di vita. Terminarono la loro colossale opera creando l’uomo a propria immagine e somiglianza, come dice testualmente la Bibbia (derivante dall’epopea sumera). Per guidare l’Umanità gli Elohim inviarono Messaggeri che diedero origine a tutte le grandi religioni: Gesù, Buddha, Mosè, Maometto. Nel 1946 l’Umanità è entrata ufficialmente nell’era scientifica, l’era dell’Apocalisse (dal greco “apocalypsis”, che significa “rivelazione”) e gli Elohim hanno deciso di inviare l’ultimo dei loro Messaggeri, Rael. Rael fonda la religione raeliana per diffonderne il messaggio e per costruire un’ambasciata dove gli Elohim torneranno ufficialmente per incontrare gli esseri umani.
Parlando di antichi viaggiatori dello spazio, può essere utile una rilettura della famosa visione biblica del carro di fuoco del profeta Ezechiele.
Joseph Blumrich, uno dei costruttori del vettore Saturno V, nel suo libro “E il cielo si aprì” (1973), pone degli sconvolgenti interrogativi: Ezechiele vide in realtà una nave spaziale i cui occupanti gli impartirono direttive divine? Il carro di Dio, descritto dal profeta, non era forse un’astronave extraterrestre?
Ezechiele (600 a.C.) assistette alla distruzione del regno di Salomone da parte degli Egiziani e Babilonesi. Fatto prigioniero fu deportato dai Babilonesi a Chebar accanto all’Eufrate, e in questo luogo dopo qualche anno ebbe la visione del “carro di Dio”:
“Ecco cosa vidi: io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente (l’elettro è una lega color oro: il profeta osserva un corpo in cielo che gode di luce propria, che emette una luce dorata). Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l’aspetto: avevano sembianza umana (Il profeta non li definisce umani, ma simili. Li definiremmo oggi, dunque, umanoidi) e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali (Quattro facce, e non quattro teste: come le quattro facce di un casco da astronauta? Le ali vengono meglio spiegate dopo). Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d’un vitello, splendenti come lucido bronzo (La parola “piedi” fa capire che erano esseri bipedi. La pianta luccicante ricorda il bronzo sconosciuto sconosciuto dagli ebrei del tempo e la rotondità delle suole). Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d’uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali, e queste ali erano unite l’una all’altra (Due “ali” unite, come le bombole dell’ossigeno). Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé (come il movimento di astronauti spinti da motori a razzo). Quanto alla loro forma delle facce, ognuno dei quattro aveva fattezze d’uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d’aquila (“Fattezze” è traducibile anche con “occhi”. Gli occhi d’aquila sono ovali, come quelli degli alieni descritti dalle vittime di abductions). Le loro ali erano spiegate verso l’alto (difatti le bombole sono spiegate verticalmente dietro la schiena); ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che cingevano il corpo (Due coppie di ali: la prima le bombole, la seconda cinge il corpo, come fossero endoreattori). Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro (Il vento: il fuoco che esce dai propulsori a razzo e li spinge nella direzione voluta). Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che lampeggiavano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori. Gli esseri andavano e venivano come un baleno (la velocità degli spostamenti). Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro. Le ruote avevano l’aspetto e la struttura come di topazio (Quattro ruote, quindi oggetti discoidali. “Topazio” è traducibile anche con “anello”) e tutt’e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un’altra ruota (struttura di un UFO?). Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi. La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt’e quattro erano pieni di occhi tutt’intorno (L’enorme dimensione dei quattro dischi e gli oblò o le luci intorno ad essi). Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano. Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell’essere vivente era nelle ruote. Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell’essere vivente era nelle ruote. Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad uno zaffiro, disteso sopra le loro teste (Presenza di qualcosa di molto più grande, forse un’astronave madre), e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l’una di contro all’altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo. Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell’Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d’un accampamento.
Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali. Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste (rombo proveniente dall’astronave madre). Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane. Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l’elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore il cui aspetto era simile a quello dell’arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l’aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che parlava nella mente (il raggio che esce dall’astronave madre, che ricorda il riflesso dell’arcobaleno. Infine, sembra che gli umanoidi usino una comunicazione telepatica).” Ez 1, 3 – 28.
In confronto con il relativamente modesto numero di incontri che può essere rilevato negli scritti antichi, ai nostri giorni vi sono migliaia di convincenti e inspiegabili testimonianze di persone che tendono a dare un’impronta mistica alla loro esperienza di contatto con esseri alieni.
LA NAVE SPAZIALE DI BLUMRICH
Oltre vent'anni orsono Joseph F. Blumrich, all'epoca ingegnere presso la NASA, fra i principali progettisti dei modulo di atterraggio lunare LEM, pubblicò quella che riteneva essere la ricostruzione del "carro celeste" visto da Ezechiele. Si trattava di una specie di Shuttle, concepito per atterrare in quei pianeti provvisti di atmosfera, caratterizzato da quattro rotori e da un corpo centrale, sulla cui sommità doveva trovare posto la cabina di comando con il relativo equipaggio.
Anche per quanto riguarda "le ruote" del carro celeste che "ruotando non si giravano", Blumrich giunse ad una sua personale interpretazione, che in seguito propose con successo in un brevetto. Tecnologia extraterrestre risalente a 2500 anni prima, brevettata negli USA nel 1972!
Ezechiele descrive nel suo libro i ripetuti incontri che ebbe con tale veicolo spaziale ed il suo equipaggio. Per due volte egli venne preso a bordo della nave, per essere portato in un luogo lontano. Nel 40° capitolo scrive: «Nel venticinquesimo anno della nostra prigionia, all'inizio dell'anno, al decimo giorno del mese, la mano del Signore venne verso di me, per portarmi laggiù; là essa mi ripose su di un'alta montagna, ove stavano edificando qualcosa simile ad una città rivolta verso sud».
Ezechiele, che non può sapere dove in realtà è stato portato, pensa di trovarsi in una qualche regione di Israele. Davanti al tempio, sotto la porta di accesso, stazionava un uomo di aspetto "metallico", che in mano aveva una squadra ed un cordoncino di seta.
IL TEMPIO DI GERUSALEMME
Quanto segue nel libro di Ezechiele è una dettagliata descrizione, di numerose pagine, relativa ad una strana struttura provvista di mura esterne, atri, cortili, interni, porte di accesso, scale, camere e dell'intero tempio. Di tale edificio si sono avuti nel passato ripetuti tentativi di ricostruzione, ma essi fallirono per l'imprecisione dei dati forniti da Ezechiele in merito alle dimensioni complessive ed al perimetro e la mancanza di indicazioni relative all'altezza delle strutture. Pertanto i teologi si sono sinora accontentati della versione ufficialmente nota, secondo la quale Ezechiele non si sarebbe trovato di fronte ad un tempio vero e proprio, ma alla visione del futuro tempio di Gerusalemme. Che queste siano conclusioni quanto meno frettolose e semplicistiche, è stato sinora ampiamente dimostrato.
LA RICOSTRUZIONE DI BEIER
L'ingegnere di Francoforte Hans Herbert Beier, dopo un lavoro decennale, ha presentato una propria interpretazione della struttura del tempio. "Questa è la struttura complessiva del tempio, descritta da Ezechiele; ci sono le mura esterne, gli atri, le porte di accesso e l'edificio principale". Diversamente dai precedenti tentativi, Beier giunse alla determinazione che il lato superiore di tale edificio dovesse essere aperto, come in un'antica arena. Nel 43° capitolo Ezechiele scrive: «Vidi la Gloria del Signore di Israele arrivare; il suo rumore era simile a grandi masse d'acqua, essa si posò molto dolcemente sulla Terra del Signore. E io vidi la Gloria del Signore riempire la sua Casa».
L'area centrale del tempio coincide con la nave spaziale di Ezechiele, un elemento estremamente interessante, perché ci rivela che quella che Ezechiele definisce la "Gloria del Signore", vale a dire il velivolo il cui movimento produce un gran rumore e che riluce in un'aura luminosa, "entra" dall'alto del tempio per atterrarvi. Questa deve esser stata la scena a cui lui assistette. Si consideri inoltre che le misure interne dei suo tempio corrispondono esattamente al modello di nave spaziale a suo tempo elaborato da Blumrich, fatto certamente non casuale.
Beier presume che tale struttura, quale che fosse il suo luogo di ubicazione, servisse come base logistica per le operazioni che un tempo gli extraterrestri conducevano sul nostro pianeta. Ciò non implica che costoro avessero di persona costruito il tempio, presumibilmente ne utilizzavano una preesistente struttura, adibita al culto, per i loro interessi. Questo, agli occhi delle popolazioni del posto, deve essere stato un evento di incredibile portata: gli "dei" erano di persona scesi dal cielo per prendere possesso del tempio che essi avevano edificato.
IL TEMPIO DI EZECHIELE, OGGI
Una cosa è certa: il tempio di cui Ezechiele parla non è affatto riconduci bile ad una semplice "visione", ma ad un qualcosa di realmente esistito: le misure da lui riferite sono esatte, risultano tra loro coerenti e descrivono nel loro complesso un grande edifico costruito in qualche regione del nostro pianeta intorno all'anno 580 a.C. Ma la domanda che si pone è: dove si trova attualmente questa struttura? Certamente non in Israele, non a Gerusalemme e forse neppure nel Medio Oriente, in quanto in tal caso essa sarebbe già stata scoperta. Il tempio oggi potrebbe apparire come un insieme di rovine cadenti, ma forse non del tutto distrutte. Il tipo di edificazione che si evince dalla ricostruzione di Beier fa pensare ad un complesso sito in qualche regione del Sud o del Centro America. Una simile scoperta avrebbe indubbiamente sensazionali implicazioni. E se il tempio veniva effettivamente usato dagli extraterrestri come base logistica, è possibile che nella sua zona di ubicazione ancora oggi siano reperibili resti delle strutture di ricovero dell'astronave, vale a dire delle vestigia di una tecnologia extraterrestre. In tal modo la ricerca dei tempio di Ezechiele potrà affermarsi come uno dei più straordinari ed importanti compiti per la futura paleoastronautica.
Dai testi:
EZECHIELE CAPITOLO 1
Nabucodonosor, dopo la conquista di Gerusalemme del 597 a.C., deportò a Babilonia molti ebrei, tra cui Ezechiele (in ebraico: "Dio conforta") figlio del sacerdote Buzi.
Erano tutti uomini di qualità che quel monarca riteneva utili per la loro sapienza e furono fatti insediare a Tel Aviv (in accadico "colle del diluvio") sulle rive del canale Chebar, affluente dell’Eufrate presso l’antica città di Nippur.
In tale luogo Ezechiele, nel 593 a.C., sentì la chiamata del Signore e l’invito ad iniziare la propria attività di profeta.
Molte di tali notizie si attingono proprio dal libro del profeta Ezechiele dell’Antico Testamento:
"Il cinque del quarto mese dell’anno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebar, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine. Il cinque del mese - era l’anno quinto della deportazione del re Ioiachin - la parola del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechiele figlio di Buzi, nel paese dei Caldei, lungo il canale Chebar. Qui fu sopra di lui la mano del Signore." (Ez 1,1-3)
Questa chiamata ha inizio con la visione della "gloria di Dio" che gli appare sul "carro di fuoco", la cui descrizione impegna tutto il Capitolo I° del suddetto libro del profeta Ezechiele.
Il senso immediato è che il Signore non s’è dimenticato del suo popolo e viene a riprendere i deportati, dovunque questi si trovino e, di fatto, suscita il profeta Ezechiele che così l’annuncia e ne rende concreta la speranza del reinsediamento a Gerusalemme, che storicamente si concretizzò con l’editto di Ciro nel 538 a.C..
Ho così ottenuto un testo di secondo livello dalle pagine della Torah che fornisce uno spaccato che tenta di risolvere a livello di profezia molti enigmi suscitati dalle curiosità e dalla fantasia dell’uomo ansioso di conoscere il proprio domani.
Nel caso specifico, come in altri casi, sono profezie sulla vita del Cristo, che rispondono pienamente alle attese per la loro ampiezza e robustezza, ma che nel contempo aprono ad una prospettiva sugli eventi finali.
La continuità e le sequenze logiche del testo che così ho rinvenuto con la lettura dei segni rende ancora una volta giustizia alla chiave di lettura ritrovatae oltre a dar luogo ad un protovangelo apre ad idee interessanti.
Riporto di seguito la decriptazione con dimostrazione dei primi tre versetti di questo Capitolo I di Ezechiele:
Ez 1,1 "Il cinque del quarto mese dell’anno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebar, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine."
"Riportati
Ez 1,2 "Il cinque del mese - era l’anno quinto della deportazione del re Ioachin"
"Da dentro
Ez 1,3 "- la parola del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechiele figlio di Buzi, nel paese dei Caldei, lungo il canale Chebar. Qui fu sopra di lui la mano del Signore."
"Ad uscire
Riporto tutto di seguito l'inizio del racconto che risulta dalla decriptazione.
Ez 1,1
"Riportati saranno dal mondo per stare a casa.
Nel terzo (giorno) saranno salvati (terzo per l’umanità = ottavo del mondo).
Tra gli angeli entreranno ad abitare le moltitudini che stanno nella rovina.
Da dentro le tombe vive, risorte, usciranno per la potenza nuova portata dall’Unigenito.
Il frutto della croce da cui portò la rettitudine nel mondo a scorrere si riporterà in potenza, uscirà dall’innalzato un fiume di rettitudine.
Dentro i corpi l’energia soffiata dal Crocifisso dalle tombe porterà fuori risorti i viventi, che saranno da vivi portati l’Unico a vedere.
A vivere con il corpo nell’Unico li porterà il Crocefisso.
In Dio entreranno a stare i viventi."
Ez 1,2
"Da dentro la quinta costola (cioè dal costato) aperta la potenza nuova ad uscire sarà dall’Unigenito.
Uscirà per rinnovare.
Riuscì dalla tomba vivo risorto colui che era stato crocifisso.
Del Potente, rivelò, avrebbe portato tutti ad entrare nel Regno.
Vi saranno portati a stare per la rettitudine che con forza invierà."
Ez 1,3
"Ad uscire fu per entrare nel mondo per farsi giudeo.
Dentro un corpo il Signore la divinità fu in un petto a versare.
Dio da figlio in una casa si portò.
Con questi fu ad entrare la rettitudine nel mondo inviata dentro la terra.
La rettitudine l’Onnipotente alla Madre dall’alto inviò per generare un retto figlio; portandosi finalmente dal mondo spazzerà il serpente recando la risurrezione ai viventi; sarà la mano di Iahwèh."