Il Cartaio

Creato il 03 febbraio 2012 da Robydick
2004, Dario Argento.
“Il Cartaio” è stato quasi unanimemente considerato il punto più basso in assoluto dell'intera carriera registica di Dario Argento. Certo, ogni nuovo film di Argento può sempre contare su una frenetica fiducia prossima alla commozione, da parte dei suoi più duri a morire fans... Chiunque abbia familiarità con il cinema di Argento è sempre stato ben consapevole del fatto che una descrizione dei suoi film, è meglio lasciarla al minimo. La maggior parte di suoi film, se non tutti, rivelano l'assassino solamente alla fine, riuscendo quasi sempre a tenere ben coinvolto lo spettatore. Tenendo presente che questa rivelazione finale si può rivelare il più delle volte una delusione, ma comunque, è meglio non sapere molto su chi sono i possibili sospetti sono in anticipo, ecc. Quindi, stavolta la farò breve.
Un bel giorno, una locale stazione di polizia di Roma è praticamente presa in ostaggio con un mezzo insolito ... con un gioco online di video poker. Qualcuno con il nome de ''Il cartaio'' (a proposito, che nome e titolo incredibilmente di merda) ha rapito una turista britannica, e l'ha legato e imbavagliato, e lo si può vedere collegato in linea attraverso una webcam. Ispettore di polizia Anna Mari/nni, praticamente lo stesso personaggio di Asia Argento ne “La Sindrome di Stendhal” (qui invece è impersonato da Stefania Rocca) è già stato coinvolta (sembrerebbe in qualche misura) nel caso di alcune turiste precedentemente spariti, e raccoglie i suoi colleghi intorno al monitor del pc. Le regole del gioco sono semplici, ci sono un certo numero di mani, ogni volta che la polizia perde una mano, il detenuto perde un'appendice del suo corpo. Se la Polizia perde la partita nel suo complesso, la sequestrata perde la vita, altrimenti è liberata. Abbastanza semplice, solo che il commissario decide di non giocare la prima partita che viene loro presentata, e la ragazza è, naturalmente, uccisa.
L'ex poliziotto irlandese John Brennan (Liam Cunningham) è coinvolto nel caso, sordida storia a parte, lui è anche brillante nel suo lavoro, e quindi una preziosa aggiunta alla squadra. Con il suo aiuto, la polizia inizia a giocare contro ''Il cartaio'' che ha rapito alcune giovani donne. Purtroppo, la polizia è in grado di vincere solamente una partita, e queste giovani donne sono inevitabilmente pure uccise, i loro cadaveri vengono fatti ritrovare alcuni giorni più tardi. Intanto, comincia a svilupparsi un rapporto tra John e Anna, i quali decidono di arruolare l'aiuto di un giovane prodigio del poker, un giovincello di nome Remo (Silvio Muccino, sììì! Proprio lui!). Remo prende a malincuore il suo posto al tavolo, e dopo una vittoria (che libera la figlia sequestrata del commissario), sembrerebbe come se ''Il cartaio'' stia abboccando al gioco della polizia. Questo è tutto quello che ho intenzione di dire, per il resto scusate ma la motivazione di sopra era una cazzata, il fatto è che non avevo più voglia di continuare.
La prima cosa che devo dire, è che il film è una scolorita e sonora cagata, il quale non ha niente, assolutamente niente di riconoscibile della mano di Argento. È un dato di fatto, che assassino senza volto a parte, mi piacerebbe poter andare giù fino al punto di dire che “Il Cartaio” è diverso da qualsiasi altro film di Argento precedente. Ed è vero, ma solamente in peggiorativo. A parte tutto ciò che si è già sentito, come lo “scalpore” dato dall'assoluta mancanza di sangue, i suoi più accesi fan hanno lamentato praticamente solo quella, di assenza dallo schermo. Peccato che sia assente anche tutto il resto. Se si è suoi fan bisognerebbe aver ben conservato a mente, che in molti film (se non in tutti) di Argento non tutte le sequenze di omicidio sono così cruente e sanguinarie, (anche se tutti i fan di Argento vedono e ricordano solamente il contrario). Quelle sequenze dei suoi film che non includono la violenza, di solito solo funzionali ad alcuni momenti successivi di gore e che spesso, sono questi sì, sono rimasti famosi per la loro intensità (o per l'approccio stilistico di Argento alla violenza). Ma la quantità o meno di sangue sullo schermo non è, né dovrebbe mai essere, uno o “il”, fattore determinante per giudicare la qualità di un film di Argento. Detto questo, questo film è particolarmente prosciugato dall'emoglobina, con qualche pozza di sangue lavata via dopo lo spostamento dei cadaveri e poco altro, sul versante puramente gore.
L'altra differenza ''notevole'' tra “Il Cartaio” e molti (se non tutti) i precedenti film di Argento ovviamente precedenti, ma anche a venire, è la sua fattura iper-tradizionale. Soprattutto se si considera le presunte tematiche del film (l'era dei computer, internet, ecc.,) e il fatto che si svolga superficialmente più come un thriller psicologico lineare di quanto certamente facciano i suoi film horror precedenti. È un dato di fatto, sarei disposto a scommettere che questo è un film di Argento solo dall'apposizione del suo nome nei titoli, per il resto questo è un film che potrebbe tranquillamente essere trasmesso in prime-time da Raidue, e non so se già sia stato fatto (questo già direbbe tutto), cosa che non credo potesse accadere mai per una proiezione di “Suspiria”, o di “Tenebre”. Anche se per qualcuno può non essere necessariamente una cosa negativa (ma per me lo è, e molto). Le azioni e la trama de “Il Cartaio” hanno più cose in comune con un episodio di “CSI”,o italianamente paragonando, di “RIS”, che con qualsiasi cosa abbia fatto Argento prima e almeno fino a “Trauma” ('93), o che abbia anche solo lontanamente portato la sua impronta e il suo stile.
In generale, hanno quasi tutti sempre dovuto dare una valutazione in qualsiasi valori espressa, molto bassa, a “Il Cartaio”. Per quel che vale, il film è molto sciatto e ha un aspetto in tutto piuttosto posticcio, dal quale è interamente pervaso. Le parti che si svolgono con i protagonisti connessi al computer sono appassionanti come le partite allo schermo dei videopoker nei bar. Le scene vorrebbero essere realistiche ma risultano solo possedere quel cotè estetico falsissimo e iper-definito da fiction in prima serata dei canali generalisti (salvo una abominevole scena incentrata su di un virus informatico), senza più assolutamente niente che possa riuscire ad evocare il “perturbante”, che ci può sempre essere anche nei film precedenti meno riusciti, di Argento. Non ci sono praticamente mai momenti di suspense, mentre il film (dalla durata di 96 minuti) sembra lunghissimo, e muoversi al ritmo costante di una martellata sui coglioni. La colonna sonora (composta dal ventennalmente ombra di se stesso, bollitissimo Claudio Simonetti dei Goblin) non è efficace, non la si sente nemmeno, oltre a essere quasi mai utilizzata (forse perché qualcuno di loro dei realizzatori l'ha sentita davvero). Certamente non è efficace, e non andrà mai alla storia di niente. Come il film. La fotografia del belga Benoit Debie (che Argento aveva scelto per la sua fotografia precedentemente curata in “Irrevérsible” ['02] di Gaspàr Noè) soprattutto le luci dai colori elettronici sono impressionantemente sì, ma brutte, come nel precedente “Nonhosonno”, dove erano persino di Ronnie Taylor.
Il consiglio che si può dare anche agli argentiani più smagati, è di non perdere l'ora e quaranta circa di tempo che dura questo film, completamente sprecata. Da non sottrarre in alcun modo ad una sana e gaudiosa trombata. E' un thriller stinto come gli attori protagonisti, i quali fanno tutti immancabilmente una pessima figura. La Stefania Rocca poi, non si è mai potuta soffrire, e non è nemmeno mai stata una gran bella fica. Spiace vedere coinvolti Liam Cunningham, che non si capisce proprio in base a cosa si sia lasciato coinvolgere, se non per il nome onusto di vecchia gloria del regista, come spiace ritrovare il sottoutilizzato al cinema, ed eccellente attore e doppiatore Adalberto Maria Merli nei panni del Commissario. Meglio invece tacere sulla presenza di “babbuccia in bocca/Russer Crowe der Tiburtino” Sirvio Muccino. “Il Cartaio” è definitivamente il punto (forse) più basso della carriera di un regista una volta inventivo e dal grande talento, con il quale molti di noi sono cresciuti, imparando a conoscere e ad amare il suo cinema. Egli in passato non ci deludeva mai, eppure, con il film realizzato dopo di questo, il madornale “La Terza madre” ('07), sarebbe persino riuscito a bissarne e replicarne l'irrimediabile bruttezza.
Nomination al solitamente bravissimo Massimo Antonello Geleng per la Migliore scenografia (!) ai Nastri d'argento della SNGCI del 2005.
Il ruolo del poliziotto è stato destinato per Mathieu Kassovitz, ma si ritirò quando fu offerta la possibilità di dirigere "Gothika” . E 'stato infine dato a Liam Cunningham e il nome cambiato da Giovanni Russo a John Brennan.
Napoleone Wilson

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