Io non riesco a farmi un'idea precisa su questo famosissimo personaggio.
Per Fellini, Casanova era un fallito. Perché aveva grandi potenzialità e grande cultura, era uno scrittore, avventuriero, filosofo, economista, matematico, alchimista... ma non riuscì mai a farsi apprezzare davvero per queste sue doti. La sua fama di seduttore lo precedeva ed eclissava ogni sua altra competenza.
Poiché l'essere un seduttore gli dava fama e denaro, con l'andare del tempo, suppone Fellini, gli incontri amorosi di Casanova iniziarono a essere sempre più meccanici, compiuti solo per dare mostra di sé.
Casanova nella sua autobiografia parlava d'amore e di quanta felicità gli procurasse quella vita di passioni.
Fellini, nel leggere il testo, provò solo una gran noia e malinconia.
E queste sensazioni le ha trasmesse a noi attraverso il suo film.
Fellini non pretendeva, e non ha neppure tentato di ricostruire perfettamente la vita di Casanova.
Questo è il suo Casanova, è come l'ha inteso. Un uomo in bilico tra Eros e Thanatos.
Film decisamente Felliniano, frammentato, onirico e, in questo caso, anche molto teatrale.
Per marcare quest'ultimo aspetto, ogni ambiente è stato ricostruito meticolosamente a Cinecittà.
Tutti coloro che hanno visto il film sono rimasti colpiti dal mare realizzato con un telo di plastica nero (ricavato da buste della spazzatura? Sempre di sì). Un effetto comune in teatro, ma strano da vedere al cinema. Quando per una scena di un film serve il mare, si va al mare. Ma Fellini aveva subito scartato questa facile soluzione, ovviamente non voleva un film realistico ma visionario.
"Il Casanova di Federico Fellini" ottiene la nomination e poi l'Oscar nel 1977 per i costumi di Danilo Donati.
Speciale come sempre la colonna sonora a cura di Nino Rota.
Protagonista, l'attore canadese Donald Sutherland, doppiato in italiano da Gigi Proietti.
Un volto molto simile al vero Casanova.