Ma io non voglio essere un velociraptor, cazzo.
Mi rivolgo al mio parrucchiere di fiducia, il parrucchiere delle dive, quello che ha preso il mio crapino come un banco di sperimentazioni per i concorrenti di X-Factor.
Dalla circonvallazione di Milano si è spostato in uno stabile in stile Old Milano: una scala lunga e ripida mi porta direttamente al suo appartamento, un open space convertito a studio bipiano, arredato con un gusto Art Nouveau: tappeti sgargianti, tende di broccato, tavolini rococò.
Bypasso questa frociaggine e mi siedo sulla poltrona mentre addetti ai capelli mi svolazzano intorno come in un musical. Un paio di sforbiciate e sono pronta a sfoggiare il mio nuovo look.
Solo che appena scendo in strada mi rendo conto dello scempio che il pazzo ha fatto: invece di tagliarmi i capelli, il criminale li ha allungati in un caschetto platino very bon ton. Pazzo! Sono l'unica donna al mondo che paga per tagliare e questo allunga?
Tornata a casa medito sul da farsi e provo a dormirci su.
La mattina dopo, decisa, torno dal responsabile di questa scelta inconsulta che mi fa assomigliare più a mia madre che a me stessa: ma l'appartamento è vuoto, nessun parrucchiere, nessun musical.
Devo tenermi questo caschetto e andare in giro come la Caterina Caselli 2.0.
Ma io voglio essere un velociraptor, cazzo.
Dreamed by: Co.