Lo Stato di Singapore è conformato come un arcipelago di isole di fronte alla Malesia, è una ex colonia britannica. La sua popolazione, di circa cinque milioni di persone, è frutto di una perfetta convivenza delle tre principali etnie presenti, la cinese, la malese e l’indiana, che rappresentano le tre anime del popolo di Singapore insieme a una piccola percentuale di europei ed americani. L’atmosfera del centro, sede dell’alta finanza e dei centri commerciali non rende veramente l’idea di questo connubio di popoli; è decisamente asettica e comunica lo stesso calore di un bicchiere appena estratto dallo sterilizzatore del dentista. E’ vero ciò che si racconta, vale a dire che quando il Governo di Singapore si rese conto che i teppistelli bloccavano le scale mobili dei grandi Mall commerciali usando la gomma da masticare, molto pragmaticamente e semplicemente vietò di commerciare sul territorio di tutta la Repubblica le gomme da masticare; da allora non si trovano chewing gum a Singapore. La pena, detentiva, e ripeto detentiva, per chi lorda il perfetto nitore delle strade è estremamente severa, oltre a multe salatissime prevede il soggiorno di qualche ora in guardina fino a pene corporali. Basta però prendere un taxi e farsi portare in uno qualunque dei quartieri etnici per trovarsi immersi in una città animata, pulsante, ricca di atmosfere e profumi, agli antipodi rispetto all’altra Singapore.
La Singapore Civil Defence Force raggruppa tutti i servizi di emergenza dello stato. La sua bandiera è in campo arancione e porta al centro l’emblema della SCDF, lo scudo dello Stato di Singapore inscritto nel triangolo blu simbolo internazionale della protezione civile; ad essa vengono giustapposti una corona di alloro con fiocco rosso, a significare l’onore di servire la patria, ed un cartiglio con la scritta “Singapore Civil Defence” in campo blu; il blu rappresenta ufficialmente la lealtà. Il simbolo della protezione civile, il triangolo equilatero blu in campo arancione deriva dalla convenzione di Ginevra del 1949, in relazione alle vittime di conflitti internazionali armati, ed è un emblema internazionale di protezione che rappresenta i suoi tre campi d’azione, la lotta agli incendi, il salvataggio ed il pronto soccorso. Ci sono quindici caserme e venticinque distaccamenti a copertura del territorio, suddivise in quattro divisioni che sulle rispettive bandiere sono simboleggiate da un dragone, un grifone, un’aquila e una pantera; i membri del SCDF si addestrano alla Civil Defence Academy ed al Basic Rescue Training Centre. Troviamo anche due divisioni speciali, lo SRB, Special Rescue Battalion, con funzioni NBCR, estinzione di incendi speciali e pronto soccorso, il cui motto è “Sempre pronti”, ed il DART, Disaster Assistance and Rescue Team, il cui motto è “Noi osiamo”. Creato nel 1990 per fronteggiare soccorsi particolari, spegnimenti prolungati di incendi complessi, soccorsi con tecniche USAR (Urban Search and Rescue) soccorsi in altezza e in spazi confinati, soccorso in acqua (vocazionalmente affiliati ai nostri nuclei SAF ed ai GRIMP francesi). Suoi membri sono stati inviati a Banda Aceh vittima dello tsunami del 2004, nel 2005 in Pakistan per i moti tellurici nel Kashmir e recentemente in Cina nel corso dell’ultimo, devastante terremoto.
I pompieri della Città – Stato, dopo i vecchi Bullard utilizzati fino agli anni ’80, sono passati al favoloso CGF Gallet F1 nei colori arancione per i vigili e bianco per gli ufficiali con singolare paracollo in nomex giallo. Quando si sono trovati a cercare un degno successore del glorioso casco hanno allargato le vedute adottando, a fianco della nuova versione dell’F1, la SF di marca MSA, anche l’omologo italiano Sicor ritratto nelle foto, molto recentemente acquisito in collezione dopo aver lungamente cercato di ottenere il suo predecessore senza riuscirci. Una branca della SCDF infatti si occupa della fornitura e della manutenzione di apparecchi, impianti e attrezzature antincendio, tra i quali anche l’abbigliamento per i Vigili del Fuoco, dando lavoro a chi, per sopraggiunti limiti di età o perché infortunatosi durante il suo pericoloso lavoro, non fa più parte dei ruoli operativi del Corpo. Dalla metà degli anni 2000 ha acquisito la rappresentanza per l’Oriente della ditta italiana Sicor, produttrice dell’ottimo VFR, qui coniugato nella variante speciale creata per i pompieri di Singapore. E’ infatti contraddistinto dalle leve laterali, posizionate ai lati della calotta in sommità alla parte in cui, nella versione “classica”, troviamo le predisposizioni per gli attacchi lampada e maschera dell’autoprotettore: queste leve permettono il sollevamento e l’abbassamento della visiera da taglio trasparente, che nel soccorso viene utilizzata per riparare l’operatore dagli schizzi in caso di intervento con fuoriuscita di liquidi biologici. Chi usa la versione “occidentale” lamenta, tra i pochi difetti di questo per il resto ottimo casco, proprio il fatto che se si indossano guanti sporchi di sangue e si deve abbassare la visiera interna, ci si trova a poca distanza da una possibile fonte di contaminazione. I pompieri di Singapore, che qui rivestono anche il ruolo di soccorritori sanitari e alternano le uscite sui camion a quelle sulle ambulanze, hanno risolto la questione molto semplicemente: facendosi fare una versione speciale del casco: prendere o lasciare.
Nelle fotografie troviamo ritratte reclute dell’Accademia di formazione agli ordini di un Tenente del gentil sesso con un bel casco bianco, in alto, mentre nella seconda si vede l’automezzo veloce “Rhino” con impianto di erogazione di schiuma e pellicolante tipo F500, con uno snello equipaggio di quattro Vigili, idoneo ad operare nelle strette stradine del centro e nel congestionato traffico delle ore di punta, quando il rischio di un grosso camion è rimanere bloccato e perdere minuti preziosi.