Alla metà del 1700 un ingegnere francese convertitosi all’Islam, Davut Gercek Aga, introdusse le prime pompe a mano nel servizio di estinzione incendi, sostituendo l’antiquato metodo dei secchi e fontane, rivelatosi oltremodo inefficace con la crescita del tessuto urbano: il Gran Visir diede questi nuovi macchinari in dotazione al neonato corpo dei pompieri, inquadrati nei Giannizzeri, la guardia del Sultano. Nel 1868 i pompieri vennero posti sotto l’autorità municipale, e vennero create unità su base di quartiere, dotate di fortissimo spirito di appartenenza, i cui membri, in squadre di 22 persone, erano detti “tulumbaci”: giovani operai ed impiegati, celibi ed in buona forma fisica, pronti a scattare al suono dell’allarme. Negli anni ’20 questi pittoreschi pompieri vennero sostituiti dagli attuali professionisti. Il Dipartimento dei vigili del fuoco della Municipalità Metropolitana di Istanbul, gli Itfayesi, è composto da 4.495 vigili del fuoco e 1.089 volontari, suddivisi in 65 stazioni; operano su 486 veicoli di varia natura, compreso anche qui il servizio di ambulanza. Nel 2007 ci sono stati 36.245 interventi, di cui 25.319 correlati al fuoco ed al soccorso di persone, e 981 incidenti stradali.
Il casco in collezione, marcato Kasbar Emniyet Sapkalari ( “Kasbar - copricapi per le forze dell’ordine”), è in plastica di colore rosso, con ampia visiera in metacrilato e paracollo posteriore in similpelle. Ricalca pedestremente il mitico Mispa italiano, nella forma e nelle dimensioni; a differenza di questo ha un guscio più sottile, ed un interno povero e scomodo, più simile ad un casco da cantiere che ad un elmo da vigile del fuoco. Sulla fronte porta fissato il simbolo metallico color oro dei pompieri turchi, una corona di foglie di quercia a circondare un casco, una scala, un’ascia e una fune, gli "attrezzi di lavoro"; in cima a tutto campeggia la mezzaluna con la stella, il simbolo internazionalmente riconosciuto per la fede islamica e presente anche sulla bandiera turca. In tempi recenti i caschi utilizzati sono di derivazione austriaca (Rosenbauer Heros) e tedesca (Draeger, Casco), anche se il vecchio casco a mio avviso conserva un fascino completamente diverso.