Il caso Brancusi

Creato il 24 settembre 2014 da Dede Leoncedis

 Incassato  in Place Beaubourg, di fronte al  Centre Pompidou


c'è un  piccolo edificio protetto da  muri in cemento un po' tetri. Ospita una mostra permanente delle opere dello scultore Constantin Brancusi e non si tratta di un progetto originale, ma è  la ricostruzione  dell'autentico atelier dell'artista fatta da Renzo Piano. Le opere che lo scultore aveva lasciato in eredità allo stato francese, così come gli attrezzi e  i calchi,

tutto quanto è stato ricollocato esattamente come nel vecchio laboratorio,
una più che  modesta boita con il tetto in lamiera dalle parti di Montparnasse, e l'operazione è stata possibile perchè lo scultore  aveva lasciato anche una grande quantità di appunti, taccuini e foto

 con la precisa indicazione che tutto venisse conservato così com'era. Poco dopo la sua morte, avvenuta nel 1957,  la boita però era stata demolita, e  solo quarant'anni dopo, nel 1997, finalmente l'atelier è stato ricostruito uguale uguale (tetto di lamiera a parte), e Piano è riuscito a ricreare perfino la stessa  bellissima  luce che spioveva  dai lucernari. 
E ora che vi ho fatto vedere l'atelier, vi racconto che Constantin Brancusi nasce in un piccolo villaggio della Romania nel  1876. Studia alla Scuola di Arti e Mestieri di Craiova, poi  alla Scuola di Belle Arti di Bucarest, nel 1904 va a Parigi dove si  iscrive all'Ecole des Beaux-Arts nel 1905. Conosce Auguste Rodin e ne resta  grandemente colpito, stringe amicizia con Amedeo Modigliani, Fernand Léger, Henri Matisse, Marcel Duchamp  Henri Rousseau, Tristan Tzara, Francis Picabia Con Modigliani  l'amicizia era nata  grazie ad  un mercante d'arte,  Paul Guillaume, e Brancusi  aveva anche convinto l'amico a sperimentare la scultura. Purtroppo respirare  la polvere che si crea scolpendo non è  esattamente l'ideale per un malato di tubercolosi, e così il pittore livornese aveva ben presto dovuto desistere. Ma questa è un'altra storia. Nel 1913 Brancusi presenta alcune sue opere  a New York e l'anno dopo Alfred Stieglitz gli allestisce la prima personale.
Ottiene grande successo  tanto che negli anni seguenti gli vengono allestite a New York  altre mostre personali, ed è proprio in una di queste occasioni che  nasce il caso Brancusi,

un processo che l'artista  intenta addirittura contro il governo degli Stati Uniti.  Nel'ottobre del 1926 Brancusi, decide di esporre negli Stati Uniti  Bird in Space,

una scultura dalle forme molto stilizzate  che il funzionario della dogana rifiuta di catalogare come opera d'arte.  Questo strano oggetto secondo lui  è un Kitchen Utensil  e quindi non può ottenere l'esenzione fiscale (duty free) prevista per le  opere d'arte. Un'onta che Brancusi,  e Duchamp che lo accompagna, non possono proprio digerire e anche se i 240 dollari di tassa vengono pagati, subito dopo  Brancusi intenta causa contro gli Stati Uniti.  Il processo dura  due anni,  i testimoni a favore sono personalità della cultura tra cui  il fotografo Edward Steichen, e le cronache riportano un dialogo piuttosto surreale tra lui e  il giudice:
Lei come lo chiama questo? Lo chiamo come lo chiama lo scultore, oiseau, cioè uccello Come fa a dire che si tratti di un uccello se non gli somiglia? Non dico che è un uccello, dico che mi sembra un uccello, così come lo ha chiamato l'artista E solo perché  lo ha chiamato uccello, questo le fa dire che è un uccello? Si, vostro Onore Se lei lo avesse visto per strada, lo avrebbe chiamato uccello? Se lo avesse visto nella foresta, gli avrebbe sparato? No, vostro Onore Il dibattito è molto teso e infuocato, ma alla fine la sentenza è completamente a favore di  Brancusi in quanto   L'oggetto considerato... è bello e dal profilo simmetrico, 
e se qualche difficoltà può esserci ad associarlo ad un uccello, 
tuttavia è piacevole da guardare e molto decorativo, 
ed è inoltre evidente che si tratti di una produzione originale 
di uno scultore professionale.
 accogliamo il reclamo e stabiliamo che l'oggetto sia duty free.

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