“Tentava di evitare che il mio fratellino diventasse anche lui come me, una femmina. […] Il mio fratello maggiore non lo sapeva, ma io non volevo che Rudy venisse picchiato a scuola ed ero ossessionato dall’idea di renderlo eterosessuale. Avevo intrapreso fin da quando era piccolissimo un grande lavoro: gli ripetevo senza tregua che i ragazzi amavano le ragazze, a volte addirittura che l’omosessualità era una cosa disgustosa, decisamente schifosa, che poteva condurre alla dannazione, all’inferno o alla malattia.”
Si tratta degli anni novanta e non in un affresco ottocentesco come parrebbe in un primo momento. Il protagonista di questa brutta storia è Eddy, è l’autore del libro che racconta la sua infanzia, è il suo romanzo di formazione o meglio di dissoluzione.
Sedici anni di vita contraddistinti da vergogna, dolore, insulti, percosse quotidiane che Eddy affrontava col sorriso, atteggiamenti equivoci e giochi pericolosi con quelli che riteneva amici.
“Il caso Eddy Bellegueule” (Bompiani, 2014) di Èdouard Louis è la scoperta fin dalla tenera età della propria sessualità e al tempo stesso l’incomprensione di come affrontare quella che egli vive come “diversità”, un sentimento che lo porta a desiderare di essere come gli altri, tanto da votare i propri anni di esistenza a questo scopo.
È l’incomprensione di come comportamenti ben peggiori dei suoi potessero essere giustificati e talvolta persino premiati.
“Il delitto non è fare, ma essere. E soprattutto sembrare.”
Lo scrittore ha oggi 21 anni e ha scritto questo libro due anni fa. Un esordio precoce che ha fatto discutere in Francia, che non è stato apprezzato dai famigliari e che gli ha fatto vendere in pochissimo tempo oltre 200.000 copie. Uno sfogo necessario e in parte liberatore per l’autore che ha anche deciso ed ottenuto di cambiare nome.
Una storia scioccante che vorremmo non si ripetesse più e che deve essere letta per comprendere quali bassi livelli possano essere raggiunti dall’uomo, l’essere più malvagio che sia mai stato creato.
Written by Rebecca Mais