Magazine Diario personale

Il caso Levato: il bambino, la madre e lo Stato e un Paese che non esercita il dubbio.

Creato il 17 agosto 2015 da Cristiana

Come sempre accade in Italia su quasi qualsiasi cosa il Paese si divide in tifoserie. Così sta accadendo in rete anche sul caso Levato, la giovane donna che con il compagno (non si capisce perché i giornali debbano chiamarlo amante, è come aggiungere peperoncino in un piatto eritreo) ha gettato acido sfigurante su alcune persone, è stata arrestata a fine dicembre e qualche giorno fa ha partorito. Il bambino le è stato tolto subito in attesa della decisione del tribunale dei minori che dovrà decidere se darlo in adozione, affidarlo ai nonni o farlo crescere in carcere con la madre.

Non esiste più agnosticismo del pensiero, esercizio del dubbio, discussione pacata su nulla. Si deve prendere per forza una posizione su tutto dal Calcio Mercato alla Trazzera del M5S passando per le decisioni di un Tribunale dei Minori senza nemmeno sapere di cosa si parla (e di solito vale per tutto, anche per il calcio Mercato).

Personalmente non ho tutte queste certezze sull’argomento per cui proverò a fare l’esercizio di farmi delle domande con la differenza privilegiata di non dover essere io a decidere: l’unico che aveva la competenza per farsi domande e doversi dare una risposta era e sarà il tribunale dei minori.

Non penso per esempio che la Levato sia rimasta incinta per evitare la galera. Ha partorito a metà agosto ed è stata arrestata a fine dicembre. Nessuno di noi può dire se sia rimasta incinta per caso, per legare a sé il compagno, se avrebbe abortito in caso non fosse andata in carcere. Nessuno di noi può saperlo, ergo è inutile discutere o utilizzare questo aspetto come notizia. Non lo è. E’ un dubbio.

Il tribunale dei minori legittimamente deve tutelare il minore e certamente:

  1. conosce alla perfezione tutti gli studi sul legame tra feto e ventre materno
  2. sa bene cosa comporta sia per la madre che per il bambino lasciare allattare un bambino per 10 giorni per poi decidere di darlo in adozione
  3. conosce sicuramente migliaia, se non centinaia di migliaia di storie di bambini vissuti in carcere (la Levato per quello che ha fatto difficilmente potrà accedere agli arresti domiciliari)
  4. conosce sicuramente migliaia, se non centinaia di migliaia di storie di bambini vissuti accanto a madri squilibrate, senza il senso del dolore e dell’amore.
  5. conosce sicuramente i contesti famigliari in cui si annidano certi disagi e in questo caso, ahimé per il bambino, sono coinvolti sia la madre che il padre e quindi a dover essere analizzato è tutto il contesto famigliare.
  6. Sa bene che affidare questo bambino ad una delle due famiglie significa anche poterlo sottoporre ad una dinamica negativa futura che nessuno di noi oggi può conoscere ma si deve tenere in conto.
  7.  Sa bene che quando si tutela un minore si tutela soprattutto l’adulto di domani e quando accadono queste cose, nell’era digitale, io penso sempre a quando questo bambino sarà adolescente e leggerà la sua storia così come l’hanno raccontata i giornali
  8. Sa bene che se il bambino va in adozione non conoscerà nulla di quanto accaduto, se non ci va o va dai nonni invece sì, saprà tutto e potrà essere un adulto normale?

Insomma la decisione non è facile e non mi lascerei tentare dalla questione tutta puramente atavica del legame tra feto e madre. Non sto negando quel legame. La discussione sicuramente si innesta (strano che nessun fomentato del Family Day lo abbia tirato fuori) sulla questione della GPA (Gestazione per Altri) e quindi almeno per noi che di questo ne parliamo ogni giorno la questione è relativa. Alcuni esperti sostengono per esempio che il feto “senta” le sensazioni della madre (quindi possiamo sollevare dei dubbi che ogni esperienza fetale sia positiva oppure non possiamo? Quante delle nostre paure inconsce vengono da lì se è possibile che questo accada anche se ormai si assume che ad essere importantissimi per lo sviluppo siano i primi tre anni di vita di un essere umano?) ma, aggiungono, hanno la memoria corta. Forse però un neonato ha la memoria più lunga e subisce un trauma peggiore se poi è “staccato” dalla madre o comunque da chi lo allatta. Certamente questo bambino in questo momento non è circondato dall’amore assoluto di qualcuno, ci sarà qualche bravo infermiere a pensare a lui e magari a parlargli.

Una cosa mi sembra certa: per un figlio nato in queste condizioni è necessario solo valutare il male minore perché è complicato determinare quella condizione perfetta della nascita in un contesto di amore (su cui possiamo discutere lungamente come definirla). E questo credo abbia fatto, stia facendo e farà il tribunale dei minori. Attività che i nostri tribunali dei minori svolgono ogni giorno e non solo quando le notizie finiscono sui giornali. A volte sbagliando, a volte azzeccandoci (e conosco storie vicinissime a me di magistrati che hanno tolto figli ai genitori salvandogli la vita, episodi per cui quei figli sono grati al tribunale come se avessero vinto alla lotteria) come avviene in qualsiasi contesto umano, ma sono loro i preposti, i nostri delegati a dover prendere una decisione. E’ il bello di non vivere più nelle caverne, esiste uno Stato. Hanno studiato, si avvalgono di esperti, alla fine devono decidere, non commentare su un socialcoso.

p.s. E certo in Italia forse questo dibattito è ancora più profondo, ha molto a che fare con l’ultimo anello di Hegel che ci siamo sempre rifiutati di accettare, il contesto sociale si ferma al nucleo famigliare e non va oltre, non si innesta nel contesto “Stato”. E’ lo stesso motivo per cui abbiamo case pulite e buttiamo monnezza ovunque o ci incazziamo con i professori se ci sgridano il figlio. E’ come se avessimo una sorta di arrettratezza cosmica. Prima la famiglia poi lo Stato. Io penso invece che prima venga l’individuo (che non è il trionfo dell’individualismo, anzi, l’esatto contrario). La famiglia e lo Stato sono i contesti in cui vive l’individuo che hanno pari importanza nella loro profonda diversità, sono la sua necessità relazionale che ognuno di noi deve difendere e alimentare. Le sovrastrutture esistono se esiste l’elemento che le genera. Senza il primato dell’elemento le sovrastrutture sono deserte. A furia di difendere la famiglia, l’abbiamo desertificata.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog