Il caso Razvozžaev visto dall'interno: un ritorno a orrori sovietici

Creato il 26 ottobre 2012 da Matteo
"Mi hanno torturato per due giorni"
Leonid Razvozžaevha raccontato agli attivisti per i diritti umani com'è stato precisamente: l'hanno messo in un minibus, l'hanno legato con una catena, l'hanno messo in un sotterraneo e hanno minacciato di uccidere i suoi figli
24.10.2012
Leonid Razvozžaev è l'assistente del deputato Il'ja Ponomarëv e uno dei principali imputati di organizzazione di disordini di massa – ha raccontato cosa gli hanno fatto dopo il sequestro in Ucraina. I metodi degli inquirenti sono già stati definiti dagli attivisti per i diritti umani un ritorno all'epoca del terrore staliniano.
Ora Leonid Razvozžaev è nel SIZO [1] di Lefortovo [2]. Ricordiamo che venerdì l'oppositore fu sequestrato da ignori a Kiev, dopodiché per due giorni non giunse alcuna notizia su di lui. Domenica comparve la notizia che era a Mosca.
Al SIZO Razvozžaev fu portato domenica sera, dopo un processo a porte chiuse. Dove si trovava in questi due giorni e cosa gli hanno fatto è un enigma. Uscendo dall'edificio del tribunale Basmannyj [3], riuscì solo a gridare: "Mi hanno torturato…mi hanno torturato per due giorni".
Cosa intendesse dire è stato spiegato dai membri della Commissione Sociale di Osservazione che sono stati ammessi da Leonid martedì sera. A dire il vero, per ottenere l'incontro ai cinque membri della Commissione Sociale di Osservazione ci sono volute cinque ore. Li hanno accompagnati in una sala per conferenze e gli hanno detto che per ora non si può andare da Razvozžaev. Solo dopo che gli attivisti per i diritti umani hanno dichiarato che erano pronti ad aspettare lì anche tutta la notte, li hanno infine ammessi. La conversazione ha preso circa un'ora e mezzo: i dettagli di cui Leonid ha raccontato spaventano per la loro crudeltà.
Razvozžaev scomparve venerdì a metà giornata. Verso le 10 del mattino era giunto all'ufficio dell'organizzazione per la difesa dei diritti umani HIAS per accordarsi con un rappresentante dell'ONU sulla concessione dello status di rifugiato politico. Verso le due Leonid uscì per pranzare. Per strada lo aspettava un minibus. A quanto ha detto Razvozžaev, quattro uomini (tre mascherati, uno no) l'hanno preso e l'hanno ficcato dentro a forza. Al contempo Razvozžaev cercò di fare resistenza, gridò e chiamò aiuto. E' interessante che gli inquirenti non abbiano trovato un solo testimone di un sequestro di persona in pieno giorno. Forse nessuno ha sentito le grida? O semplicemente non hanno molto cercato i testimoni?
Quello che accadde poi ricorda piuttosto un brutto film d'azione. Leonid ha raccontato agli attivisti per i diritti umani che gli legarono mani e piedi con catene e passarono anche un'altra catena tra le prime due. Gli toccò sedersi tutto il tempo mezzo piegato. Sul viso gli calarono uno spesso cappello nero perché non vedesse niente, ai polsi gli misero le manette.
Hanno lavorato dei professionisti, – è sicuro Valerij Borščev, presidente della Commissione Sociale di Osservazione. – Non hanno messo le manette sulla pelle nuda – allora sarebbero rimaste delle tracce – ma sul vestito, tra l'altro l'hanno avvolto sopra con lo scotch.
In minibus andarono per circa cinque ore – si fermarono, secondo i calcoli di Leonid, quasi subito dopo aver attraversato la frontiera russo-ucraina. Dopodiché Razvozžaev fu trascinato fuori dall'autobus e portato nel sotterraneo di un qualche edificio. In questo sotterraneo Leonid firmò una confessione e registrò pure un video-appello.
Quando è comparsa la notizia che Razvozžaev aveva confessato le proprie colpe, su di lui si è riversata una grandinata di rimproveri: com'è possibile, ha messo in trappola se stesso e i compagni. Razvozžaev non è evidentemente di quelli che è facile piegare con le botte. Gli attivisti per i diritti umani della Commissione Sociale di Osservazione trasmettono dalle parole dello stesso Razvozžaev cosa giunse a passare nel sotterraneo:
– A Leonid dissero subito che era fuori dal campo della giustizia, nessuno sapeva dove fosse – non avrebbero trovato neanche un monticello e una tomba. Però mostrarono di essere ottimamente informati su dove si trovavano sua moglie e i suoi figli e minacciarono di ucciderli. Per due giorni non gli dettero da mangiare, non gli dettero acqua, non lo lasciarono andare al bagno e lo tormentarono continuamente. Al contempo lo minacciavano: se non si fosse messo a parlare, gli avrebbero fatto un'iniezione di "siero della verità". Descrissero dettagliatamente le conseguenze: parziale perdita di memoria, degrado.
Lo premettero proprio psicologicamente: capivano che l'uccisione dei figli era l'argomento più forte. Talvolta lo picchiarono, ma attentamente, perché non restassero lividi ed ematomi.
– Capivano che non potevano picchiarlo, – chiarisce Zoja Svetova, segretario della Commissione Sociale di Osservazione. – Prima di essere spostato nel SIZO il detenuto dev'essere esaminato da un medico. Se fosse stato picchiato, non l'avrebbero semplicemente accettato – l'avrebbero messo all'ospedale. Allora si sarebbe fatto rumore.
Leonid fu costretto a registrare un video-appello Il testo, secondo Razvozžaev, era stato preparato – a dire il vero, è riuscito a "curare" qualche frammento per smorzare qualcosa. Dove sia ora questo appello, nessuno lo sa – gli attivisti per i diritti umani sono certi che ce l'abbiano gli agenti del Comitato Inquirente.
Questo fu domenica. A sera Leonid, a suo dire, fu portato a Mosca: comunque in manette e con gli occhi bendati. Là, nel quartiere del parco Izmajlovskij [4], lo trasferirono in una macchina del Comitato Inquirente. Cioè, come afferma Razvozžaev, i sequestratori trasmisero l'imputato delle proprie mani a quelle degli inquirenti. Tra l'altro, secondo la versione del Comitato Inquirente, Razvozžaev ha formalizzato spontaneamente la confessione.
Leonid ha già dichiarato agli attivisti per i diritti umani che vuole rinnegare la confessione resa sotto la pressione di persone a lui ignote e anche indirizzare alla Procura una denuncia per sequestro di persona. Fare l'una e l'altra cosa è difficile senza consultare un avvocato. L'accordo per la difesa degli interessi di Razvozžaev è stato già concluso dagli avvocati, si preparano Ruslan Čanidze, Aleksandr Denisov e Mark Fejgin. Čanidze, peraltro, ha già lavorato a Kiev, ha ottenuto documenti molto importante.
Tuttavia i membri della Commissione Sociale di Osservazione: il problema è che il SIZO di Lefortovo è l'unico dove l'avvocato deve ottenere il permesso di incontrare gli imputati al Comitato Inquirente.
– Oggi ho dato i documenti al Comitato Inquirente, – ha raccontato alla "Novaja gazeta" l'avvocato Mark Fejgin. – Hanno promesso di dare risposta domani entro le 9.30 del mattino.
I membri della Commissione Sociale di Osservazione ha firmato un atto sui risultati dell'incontro con Razvozžaev. Domattina programmano di inviarlo a vari dicasteri, tra cui personalmente a Vladimir Putin. Gli attivisti per i diritti umani non contano su una rapida reazione da parte delle autorità. Inoltre temono che le autorità preparino una purga e si aspettano arresti in massa.
Marija EPIFANOVA
P.S. "La campagna isterica con elementi di svisamento di fatti e invenzioni che hanno organizzato nei mezzi di informazione di massa i rappresentanti dell'opposizione e i loro difensori riguardo alla confessione di Razvozžaev si trasformerà per loro in risultati inattesi", – ha detto una fonte di Interfax nelle forze dell'ordine. "Nei tempi più brevi questi risultati diventeranno di dominio pubblico", – ha sottolineato la fonte.

Il Ministero degli Interni ucraino: "Non erano criminali, ma servizi segreti di un altro paese"
Il 25 ottobre al Ministero degli Interni ucraino hanno finalmente reagito all'incidente legato al sequestro di Leonid Razvozžaev. Ma non al livello del ministro Vitalij Zacharčenko o dei suoi vice.Interfax-Ukraina cita le parole del capo delle direzione per i rapporti con il pubblico Vladimir Poliščuk, che alla domanda "Chi ha sequestrato l'oppositore russo a Kiev?" da la seguente risposta: "Si capisce, non erano elementi criminali. Non è una questione criminale, ma una questione di interazione tra strutture armate di cui non so niente".
Poliščuk ha supposto con delicatezza: "La cosa più probabile è che abbiano agito agenti delle strutture armate o strutture armate di altri paesi. E su questo si può trarre una conclusione, se si guarda il video che è comparso alla televisione russa il giorno dopo, dove questi (Razvozžaev) era in compagnia di agenti dello FSB [5]". Al contempo, a dire di Vladimir Poliščuk, alla direzione di quartiere della polizia di Solom''janka [6] di Kiev è in corso una verifica pre-investigativa della denuncia dell'avvocato di Razvozžaev presentata il 19 ottobre. (In precedenza, il 22 ottobre, la polizia ucraina aveva affermato che non era giunta alcuna denuncia in merito.)E da parte del Servizio di Sicurezza ucraino finora non c'è stata alcuna reazione.
Ol'ga MUSAFIROVA, corrispondente speciale della "Novaja gazeta", Kiev

Informazione della "Novaja gazeta"

Viktor Vasyl'evyč Čumak, generale di divisione di giustizia, quadro militare. Dal 1981 al 1992 ha servito in posti di comando delle Forze Armate dell'URSS, dal 1992 al 2004 in posti di comando del Servizio Statale di Frontiera ucraino. Ora è direttore dell'Istituto Ucraino di Politica Pubblica.



Con un charter ha volato un "sosia" di Razvozžaev?

Viktor ČUMAK, generale di divisione del servizio di frontiera ucraino in congedo – sul sequestro di Leonid Razvozžaev

Ci sono troppe discrepanze nelle notizie, perfino riguardo a come Leonid Razvozžaev lasciò l'Ucraina – in aereo o in macchina…

– Secondo i dari delle mie fonti nei circoli diplomatici, Razvozžaev lasciò l'Ucraina con un charter. O allora resta da supporre: con un charter ha volato una persona simile a lui, che secondo i documenti era Leonid Razvozžaev… Questo ha dato anche la possibilità al rappresentante del Servizio Statale di Frontiera ucraino, quando è stato fatto rumore sulla stampa, di dichiarare che c'era stato un passaggio legale della frontiera in uscita il 19 ottobre.
La parte russa poteva non far partecipe la dirigenza delle guardie di frontiera ucraine dei piani dell'operazione speciale?

– Al momento di volare su un charter o su un aereo privato il passeggero deve passare gli stessi controlli degli altri. Ma ci sono sfumature, in cui determinati accordi possono compiersi a livelli più bassi, sulla base di legami personali. Portano con un charter una persona in stato di ebbrezza alcolica e chiedono di "non farci caso" – questi, dice, non è su un aereo di linea, non disturberà nessuno dei passeggeri. O si dice al controllore: "Tutto a posto, è un collega". La solidarietà corporativa è una gran cosa…
E nel frattempo Razvozžaev viene portato con un minibus attraverso la frontiera ucraino-russa, attraverso i punti d'ingresso nelle regioni di Sumy o di Černihiv[7]? Si sono pure messi d'accordo amichevolmente?

– Purtroppo là ci sono molte strade di passaggio e boschive, non tutto è ancora coperto. Si possono evitare incontri con le guardie di frontiera.
O. M.

"Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/55109.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Sledstvennyj IZOljator(Carcere di Custodia Cautelare).
[2] Quartiere della zona centro-orientale di Mosca.
[3] Tribunale dell'omonimo quartiere del centro di Mosca tristemente noto per le sue sentenze "politiche".
[4] Parco della periferia orientale di Mosca.
[5] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto russo.
[6] Quartiere del centro di Kiev.
[7] Entrambe città dell'Ucraina settentrionale.

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