IL FATTO Roswell è una piccola cittadina statunitense, situata nello Stato del New Mexico. Un paesaggio arido e stepposo regna incontrastato in questo angolo di America, coloro che vi abitano sono persone semplici, evidentemente non avvezze a ritmi cittadini o a stranezze eccessive. Si è da poco entrati nell'estate del 1947, è il 2 luglio, di sera, e qualcosa di estremamente anomalo sta per verificarsi. Le temperature stagionali hanno subito un brusco ribasso a causa di un temporale, il cielo è percorso da lampi che creano curiosi giochi di luci riflesse sulle nubi scure: è in questo frangente che il signor Dan Wilmot e sua moglie scorgono un oggetto luminoso discoidale volare in direzione della località di Corona, ad altissima velocità.
Qualche giorno prima, precisamente il 24 giugno, intorno alle ore 15.00, un uomo d'affari americano di nome Kenneth Arnold, partito dall'aeroporto di Chehalis (nello stato di Washington) per partecipare alle ricerche di un aereo dato per disperso, aveva avvistato, mentre era in volo nei pressi del monte Rainier, una formazione di 9 oggetti luminosi del diametro di circa 30 metri.
Prendendo alcuni punti noti come riferimento, ne aveva calcolato approssimativamente altitudine (900 piedi, 3000 metri circa) e velocità (1000 miglia/ora, circa 1500 km/ora). Una volta atterrato, aveva riferito tutto ai rappresentanti della stampa locale che stazionavano in aeroporto per ricevere notizie sull'aereo precipitato.
Ritornando ai coniugi Wilmot, si può supporre che stiano ora scambiando un fulmine per un bagliore inspiegabile ed alieno, magari suggestionati dal racconto del buon Kenneth Arnold divulgato qualche giorno prima. Oppure no? Passano alcune ore...
Nei pressi di un ranch poco distante dalla cittadina di Corona, situato 120 km a nord ovest di Roswell, un tale di nome William W. "Mac" Brazel rinviene alcune "lamine metalliche" presumibilmente collegabili allo schianto di un qualche velivolo. Incuriosito dalla natura dei frammenti, il 5 luglio il fattore decide di recarsi a Corona, dove la gente è ancora in fermento per le fresche dichiarazioni di Kenneth Arnold. Ancor più insospettito, il 6 luglio Brazel si rivolge alle autorità di Roswell, ed il primo pubblico ufficiale che interpella è lo sceriffo George Wilcox. Wilcox informa a sua volta il Comandante della Base Aerea di Roswell, generale Blanchard, il quale dà incarico all'addetto al controspionaggio, maggiore Jesse Marcel, di ispezionare il fondo di Brazel.
Il risultato del sopralluogo produce l'ordine immediato di trasportare il materiale rinvenuto alla base aerea di Forth Worth. Da questo momento una sequela di avvenimenti sospetti comincia a verificarsi.
Il 7 luglio W.E. Whitmore, proprietario dell'emittente radiofonica KGFL, che sta per mettere in onda un'intervista rilasciata da Brazel, in cui il fattore dichiarava di aver visto coi propri occhi un disco volante, riceve una telefonata del segretario della Commissione Federale Comunicazioni di Washington, il quale gli ingiunge di non procedere con la trasmissione.
L'8 luglio, Lydia Sleppy, una telescriventista di un'altra emittente locale, la KOAT di Albuquerque, viene informata da John McBoyle, cronista della KSWS di Roswell, in merito al ritrovamento nei pressi della cittadina di un disco volante con piloti a bordo, e dell'intervento dell'Esercito con divieto di acceso alla zona. McBoyle prega la Sleppy di inoltrare la notizia all'American Broadcasting Company (ABC), ma mentre è in corso la trasmissione del messaggio, la linea stranamente s'interrompe. Poco dopo McBoyle richiama la Sleppy e raccomandandole di non procedere e di scordarsi anzi l'intera faccenda.
Nella stessa giornata, il tenente Walter Haut, addetto all'informazione presso la base del 509° Gruppo Bombardieri di Roswell, rilascia un clamoroso comunicato stampa all'Associated Press, nel quale si rende pubblica la scoperta di un disco volante nei pressi di San Augustin. Il tutto viene avallato dal suo superiore, il colonnello Blanchard.
Il generale Roger Ramey, Comandante dell'8a Armata Aerea di stanza a Forth Worth (da cui dipende il 509° Gruppo Bombardieri di Roswell), si affretta tuttavia a smentire il comunicato e a dichiarare che l'incidente ha coinvolto un semplice pallone sonda meteorologico: "...all'esercito non risulta che esista un simile oggetto, cioè un disco volante; non qui almeno...".
In tal senso, è rilevante che il 9 luglio il "Fort Worth Morning Star-Telegram" pubblichi un articolo secondo cui il sergente maggiore Irving Newton, della stazione meteorologica della base di Forth Worth, pare aver identificato l'oggetto rinvenuto come un pallone ray wind, utilizzato per determinare la direzione e la velocità dei venti in alta quota.
Nel frattempo il generale Blanchard viene spedito in licenza (in seguito chiederà di essere posto in congedo).
ELEMENTI SUCCESSIVI Le più forti dichiarazioni inerenti alla presenza di entità aliene sono giunte molto tempo dopo il 1947, precisamente nel 1988, sull'onda di una ripresa di interesse nei confronti dei fatti di Roswell. Un invecchiato Walter Haut, ex capo stampa della base aerea di Roswell, dichiara che
"...dissero di preparare un comunicato con le notizie che mi avevano fornito per telefono, ovvero che era stato trovato un disco volante, e di renderlo pubblico personalmente per i vari notiziari che allora venivano trasmessi a Roswell; ed è quello che ho fatto...",
quasi a discolparsi del suo comportamento di 40 anni prima. Molto importante anche la dichiarazione di Judd Roberts, direttore nel 1947 di Radio KFLG, secondo il quale
"...Una persona piuttosto cordiale mi chiamò da Washington e mi disse: «Sappiamo che siete in possesso di alcune notizie (il comunicato stampa di Haut) e volevamo mettervi a conoscenza del fatto che se volete trasmettere qualcosa su questo argomento, cosa che NON deve essere fatta, la vostra licenza correrà qualche pericolo. Quindi, vi consigliamo di NON farlo...".
A prendere la parola è anche Sappho Anderson, moglie del pilota che aveva trasportato i resti del presunto disco:
"...mio marito seppe la notizia e mi disse: «Scommetto che lo metteranno su tutti i giornali. Ne sono sicuro. Voglio che tu legga quest'articolo (il dispaccio stampa di Walter Haut) perché è una storia vera. E lo posso dire visto che sono stato io a portare i rottami dell'UFO a Dayton, nell'Ohio...»".
Tra i vari sostenitori della presenza aliena a Roswell, ampio peso è stato dato poi ad una delle prove più discusse riguardanti il caso, forse la più conosciuta: la famosa autopsia dell'alieno. Questo caso è molto recente, datato al 1995, e ha visto protagonista un documentarista londinese, tale Ray Santilli, proprietario di una piccola casa di produzione, la Merlin.
Santilli, affermò di avere comperato da un certo Jack Barnett, ex-cineoperatore militare, alcune pellicole (tredici rullini in bianco e nero da 35 mm della durata di 7 minuti ciascuno) girate da quest'ultimo a Roswell nel 1947. Di questi filmati, uno ritrae operazioni susseguenti allo schianto del presunto "disco", un altro si concentra su un corpo alieno custodito dentro una tenda, e un terzo - la vera pietra dello scandalo - mostra l'autopsia di due supposti cadaveri alieni.
Nel corso degli anni, le opinioni sull'autenticità di quest'ultimo filmato in particolare si sono rincorse e ammassate l'una sull'altra: se ne sono occupati esperti di cinematografia e di effetti speciali, anatomo-patologi, fisici, storici della medicina e della tecnologia. Secondo alcuni, esso è genuino, considerando le attrezzature impiegate, i telefoni a filo sullo sfondo, l'impossibilità biologica che l'essere sul tavolo sia un umano, seppur ampiamente deformato... Secondo altri, l'analisi di quegli stessi elementi dimostrerebbe l'esatto opposto, ossia che il filmato è una mistificazione. C'è poi chi ritiene che tutte le pellicole siano autentiche ma che non riguardino gli alieni bensì dei soggetti sottoposti a forti dosi di radiazioni: esperimenti di guerra nucleare. Cronologicamente siamo molto vicini al progetto Manhattan, sperimentato nel deserto del Nevada, un ambiente similare a quello di Roswell. Inoltre, nel filmato delle autopsie, sulla parete si nota un cartello recante l'avviso "Pericolo. Tempo massimo due ore": dopo due ore, si rischia la contaminazione radioattiva...
Se i commenti scientifici sono stati abbastanza uniformi nell'escludere la natura aliena degli esseri filmati, ne sono esistiti altrettanti tesi a dimostrare l'originalità della pellicola usata: essa pare essere stata prodotta dalla Kodak proprio nel 1947, data indicata da un codice numerico impresso sulla pellicola stessa.
Il 4 aprile 2007 ecco invece la smentita eccellente: in un documentario prodotto dal network British Sky Broadcasting, trasmesso in prima serata dalla rete inglese Sky One, Santilli in persona ammette che il controverso filmato è un falso. Si tratterebbe di una "riproduzione", un rifacimento (da lui commissionato, e "liberamente" tratto dai suoi ricordi) di un'analoga pellicola del '47 che egli ebbe modo di visionare per intero all'inizio degli anni Novanta, e successivamente acquistare. Purtroppo, nel lungo periodo di trattative (due anni) intercorso tra visione e acquisto, la pellicola si deterioriò irrimediabilmente (come non aveva fatto nei precedenti 50 anni). A dire di Santilli, se ne salvarono solo pochi fotogrammi, che furono restaurati e montati nel rifacimento; ma Santilli stesso non è più capace d'indicare quali siano questi presunti frammenti "originali", né sono in grado di farlo, a quanto pare, i mezzi tecnici degli esaminatori.
PROGETTO MOGUL Il 15 febbraio 1994 l'Aeronautica Statunitense, in risposta a quesiti parlamentari, ha dovuto chiarire i termini di quello che all'epoca dei fatti era conosciuto come "Progetto Mogul". Elemento caratteristico della fine degli anni 40 era il timore del governo USA in relazione all'applicazione militare dell'energia atomica da parte dell'Unione Sovietica. Il geofisico Maurice Ewing aveva suggerito un modo per poter rilevare eventuali test atomici sovietici. Egli, infatti, aveva scoperto che, ad un'altezza di 14.000 metri, un elemento ricevente di onde sonore avrebbe potuto captare le medesime onde prodotte da eventuali test atomici su suolo sovietico. L'idea era buona, ma i mezzi difettavano, non essendo possibile spingere un normale aereo fino a tali altezze; si pensò allora di l'utilizzare palloni in neoprene da far stazionare alla quota necessaria. Questo progetto, chiamato "Mogul", fu portato avanti da quello che venne definito balloon group, capeggiato da Athelstan Spilhaus e composto da vari membri dell'università di New York. Dopo varie prove, la base di lancio fu spostata ad Alamogordo, proprio in New Mexico. Il 4 giugno 1947 venne effettuato il primo lancio dal nuovo sito, e molti ritengono che a precipitare sulla proprietà di Brazel sia stato proprio uno di tali palloni.
È possibile che il fatto, a dir la verità abbastanza comune, sia stato equivocato a causa dell'assenza sul pallone della tipica targhetta identificativa. È infatti plausibile che all'epoca si volesse mantenere segreto un progetto così importante, e che, a parte il balloon group e pochi altri, nessuno ne fosse a conoscenza. Lo stesso Brazel, sconfessando le sue precedenti dichiarazioni con cui affermava di aver rinvenuto "lamine metalliche", ammise successivamente che i frammenti trovati consistevano in realtà in "pezzi di gomma, stagnola, carta piuttosto robusta e asticelle", e abbondante nastro adesivo sul quale erano stampati dei fiori. Tuttavia la rettifica intercorse solo dopo la settimana che Brazel passò trattenuto sotto stretta custodia dai Servizi Segreti statunitensi (dal 7 al 15 luglio 1947)!
Fonte: http://www.terrediconfine.eu