Il 5 novembre 1996, i giornali annunciarono a caratteri cubitali l’avvenimento sensazionale di cui era stato protagonista un esperto pilota civile brasiliano.
Verso le ore 10,18 di quel giorno, Haroldo Westendorff era decollato con il proprio monomotore Piper Apache dal campo di volo della città di Pelotas, nell’estremo sud del Paese. Stava volando da circa dodici minuti, a 5000 piedi di quota, al di sopra di un grande lago, distante circa 8 chilometri da Pelotas, quando improvvisamente s’imbatté in un gigantesco oggetto volante. Chiese immediatamente via radio alla torre di controllo se l’oggetto fosse visibile anche dal suolo. Ne ricevette conferma, con l’esplicita richiesta di eseguire un rapporto a distanza ravvicinata. Westendorff si avvicinò quanto possibile all’incredibile ordigno: non si era mai occupato di UFO e la cosa lo stava tremendamente intrigando. Avvicinandosi ulteriormente, il pilota comprese non potesse trattarsi di un oggetto di costruzione terrestre, essendo completamente diverso da qualsiasi tipo d’aeromobile in cui si fosse imbattuto, anche nel corso della sua attività di stuntman negli USA ed in Francia. Lo si poteva tutt’al più paragonare ad una combinazione un pò eccentrica di aeromobili di strana natura; assomigliava ad una specie di corpo piramidale a più facce e spigoli arrotondati; con il vertice tronco: lungo ognuno dagli otto o dieci pannelli laterali presentava aperture triangolari, simili a finestre. La superficie dell’oggetto era bruna. Misurava settanta metri di altezza e cento di larghezza: le stesse dimensioni di un campo da football. Al contrario l’aereo di Westendorff, con la propria apertura alare di soli sei metri, a dir poco, scompariva. Il pilota passò dai dodici ai quattordici minuti, volando in prossimità dell’oggetto, tentando di coglierne gli aspetti che poteva. Dal momento che l’aeroporto di Pelotas non disponeva di unità di avvistamento radar, egli pensò che in ogni caso quella del più "vicino" aeroporto, sito a Curitiba, a 700 Km a nord, dovesse avere inquadrato l’oggetto. Tuttavia le autorità responsabili dell’installazione smentirono di aver ricevuto alcun rilevamento in proposito.
Il pericolo dell'onda d'urto
L’oggetto si spostò lentamente e volò in direzione della costa sud/ovest, ad una velocità di 100 km orari. Westendorff riuscì a girargli attorno per tre volte, avvicinandosi con la punta delle ali sino a 40 metri dall’UFO. Dopo il terzo giro, il vertice arrotondato dell’enorme cono scomparve, rivelando una specie di apertura dalla quale uscì un classico disco volante che, asceso in verticale ed assunto un assetto orizzontale rispetto al velivolo madre, partì di scatto con una impressionante velocità. Il disco aveva un diametro di circa dieci metri, e Westendorff stimò che la sua velocità dovesse aggirarsi a qualcosa come dieci volte quella del suono. Apparentemente esso non aveva notato la presenza del Piper, il cui pilota decise di effettuare un volo al di sopra dell'astronave: a tal scopo, dovendo guadagnare quota per superarlo in altezza, si allontanò, compiendo una virata, di diverse centinaia di metri, per poi prendere a salire verticalmente. In quel mentre l'oggetto cominciò a muoversi sempre più velocemente; raggi luminosi di colore rosso, partiti dal vertice, tratteggiarono improvvisamente il cielo e l'UFO iniziò una rapida ascesa. Pertanto Westendorff abbandonò risolutamente il proprio piano: in quel preciso momento egli provò per la prima volta una forte paura, pensando che il movimento repentino avviato dalla mastodontica astronave potesse determinare turbolenze nell'aria, suscettibili di fare precipitare o addirittura esplodere il monomotore. Pilota esperto, sapeva che per evitare le conseguenze di simili effetti indotti dal movimento di grandi velivoli, egli avrebbe dovuto posizionarsi per almeno tre minuti in coda all'UFO. Dal momento però che quest'ultimo aveva le stesse dimensioni d Boeing 747, l'onda d'urto risultante sarebbe stata di proporzioni immani, non sostenibili dal piccolo velivolo. Egli era pertanto in quel momento pronto al peggio, tuttavia, con sua grande sorpresa, lo spostamento dell'oggetto non generò alcuna turbolenza.
I militari stavano mentendo
Qualcuno degli addetti dell'aeroporto di Pelotas lo consigliò di informare via radio la stazione radar militare di Curiba, cosa che egli fece; alla domanda se anch'essi vedessero l'oggetto in questione, ottenne però risposta negativa. Westendorff contattò quindi per una seconda volta la stazione, chiedendo se per caso essi avessero quantomeno qualcosa di insolito sui propri schermi, ricevendo anche in questo caso risposta negativa; al quarto tentativo inutile, decise di desistere. A detta dell'aeroporto di Curitiba, non vi era traccia di traffico aereo nel raggio di 300 km dal suo velivolo. Westendorff era convinto che i militari stessero mentendo, in quanto in quell'area si trovano due città provviste di aeroporto, Santa Maria e Porto Alegre e non poteva non esserci riscontro di traffico aereo commerciale in corso.
Si consideri inoltre che il suo incontro ravvicinato era stato seguito da alcuni bagnanti sulle spiagge di Pelotas.
Al di sopra del monomotore si trovava una spessa coltre di nubi, entro la quale il gigantesco UFO si era immerso. Il pilota decise ancora una volta di agganciare l'oggetto, penetrando lo strato di nuvole. Uscitone a 3500 metri di quota, constatò però che l'astronave era scomparsa. Westendorff contattò allora via radio la propria moglie, alla quale iniziò a raccontare l'esperienza appena vissuta. Fu in quel momento che comprese in quale situazione dannatamente pericolosa si era cacciato e cominciò a tremare: la donna non gli credette, e considerò la sua storia come pura follia.
Nessun effetto elettromagnetico
Al suo arrivo all'aeroporto di Pelotas, stampa e televisioni erano già sul posto ad attenderlo: tre suoi amici, anch'essi piloti privati, avevano ascoltato via radio quanto aveva riferito del proprio incontro, ed avevano informato la stampa. Westendorff però si rifiutò di rilasciare alcuna dichiarazione, desiderando in primo luogo parlare con gli addetti alle comunicazioni della torre di controllo, per ottenere conferma del suo incontro ravvicinato davanti alla stampa. In caso contrario, avrebbe taciuto. Il responsabile della torre di controllo contattò quindi il proprio superiore, un ufficiale dell'aviazione di stanza a Porto Alegre, chiedendogli il nulla osta per parlare pubblicamente di UFO. L'ufficiale replicò rimettendo la decisione del caso al proprio subordinato, che dal canto suo si mise a disposizione di Westendorff. Tutti finirono così col comparire sulla principale rivista brasiliana ISTOE, cosa che assicurò al caso dell'incontro ravvicinato del pilota una eco di straordinaria portata. Westendorff dichiarò fra l'altro che, durante le proprie manovre di avvicinamento all'enorme oggetto, non aveva avuto modo di registrare alcun effetto di ordine elettromagnetico o fisiologico.
Il Caso Westendorff potrebbe a giusta ragione entrare nella storia degli avvistamenti di UFO, come l'incontro più ravvicinato in assoluto di un pilota con un ordigno sconosciuto: i numerosi testimoni, fra i quali tre tecnici addetti alle comunicazioni dell'aeroporto, tre civili che avevano ascoltato la conversazione di Westendorff via radio ed infine i numerosi osservatori che da terra avevano seguito l'episodio, conferiscono al caso ulteriore attendibilità. Le dimensioni e la forma dell'oggetto, escludono infine radicalmente ogni possibilità di equivoco con aeromobili di costruzione terrestre, più o meno noti.