Hayao Miyazaki
Giappone, 2004
Dopo che l'affascinante mago Howl l'ha salvata dalle attenzioni insistenti di due gendarmi, la giovane cappellaia Sophie viene trasformata in vecchietta dalla Strega delle Lande, che vorrebbe il cuore del mago tutto per sé. Non potendo restare presso la propria famiglia in quello stato, Sophie si reca al castello errante di Howl e inizia a lavorare come donna delle pulizie, facendosi voler bene dal demone del fuoco Calcifer e dall'apprendista Markl. Nel frattempo nel paese infuria una guerra e il re convoca tutti gli stregoni perché combattano al suo fianco. Howl però, un po' per vigliaccheria e un po' perché contrario al conflitto, si rifiuta di intervenire.
La sceneggiatura de Il castello errante di Howl è un adattamento in puro stile Ghibli dell’omonimo romanzo di Diana Wynne Jones. Come molte altre opere miyazakiane, anche questo film ha per protagonista una giovane ragazza (poi arzilla vecchietta) coraggiosa, molto più decisa e intraprendente della sua controparte maschile anche dopo aver subito una maledizione.
La storia si svolge in un paese di fantasia che ricorda da vicino l’Europa del primo Novecento, ambientazione da sempre cara al sensei, che spesso fa muovere i suoi personaggi in un Vecchio continente idealizzato e apparentemente idilliaco.
Utilizzando tecniche tradizionali con una maestria inarrivabile e avvalendosi del contributo di Joe Hisaishi, compositore dell’intensa colonna sonora, Miyazaki crea un’altra favola ricca di spunti di riflessione oltre che di immagini incisive e strabilianti. La sua passione per le macchine volanti trova qui ennesimo sfogo nell’ideazione di velivoli che mescolano tecnologia e magia e nella realizzazione di scene aeree da mozzare il fiato. Non soddisfatto di riuscire a emozionare lo spettatore con la bellezza dei fondali, il romanticismo e l’avventura, l’autore inserisce nella sua opera tematiche importanti, che fin dagli inizi della sua carriera ha cercato di trattare in ognuno dei suoi lavori. La cieca e oscura violenza della guerra, distruttrice di vite e anime e ripudiata in ogni sua forma, si oppone alla purezza della natura incontaminata, luogo a cui tornare per rinfrancare un vecchio cuore affaticato. Nonostante le pene e le difficoltà quotidiane, è proprio il cuore la cosa più irrinunciabile che possediamo, quello che distingue le persone dai demoni, chi vive sereno da chi si porta dentro una dolorosa maledizione.
Quotidiano e fantastico si mescolano nell’opera di Miyazaki senza creare fratture, in modo omogeneo e apparentemente naturale: un enorme castello stregato si muove sullo sfondo, mentre in primo piano la vita cittadina continua sempre uguale, senza sorprese. La magia fa parte di quel mondo come fa parte in realtà di ogni mondo, se si aguzza bene lo sguardo. Non è la magia nera degli stregoni il motore di ogni cosa, bensì la forza d’animo di una “giovane vecchietta” capace di restituire persino a chi non possiede più un cuore la capacità di amare.
Voto: 8½