Da qualche anno è in corso una operazione di re-editing in lingua italiana dei film di Hayao Miyazaki, l'indiscusso maestro giapponese del film di animazione. Dopo il poetico Il mio amico Totoro ed il divertente Porco Rosso, è uscito da poco nelle sale questo Il castello nel cielo.
Il film, che risale ben al 1986 non ha la maturità artistica delle opere più conosciute, ma contiene già tutti i temi e gli stilemi ricorrenti nel suo cinema: la passione per la macchine volanti, l'ambientazione in un indefinibile periodo di inizio 900, la critica al militarismo, l'amore per la natura, un pizzico di magia, l'importanza del mito, su tutto la freschezza e l'incanto della preadolescenza.
I due protagonisti Sheeta e Pazu hanno entrambi un legame con la città di Laputa, una misteriosa città volante che pochi hanno avuto la fortuna di vedere. Sheeta inoltre possiede un amuleto che ha il potere di modifcare la legge di gravità. L'oscuro legame che la lega Sheeta al castello volante è oggetto dell'interesse sia dell'esercito che di una buffa famiglia di Pirati, la mammina Dola e la caterva dei suoi figli.
Quando Sheeta viene rapita dai militari, Pazu decide di partire alla sua ricerca alleandosi con i pirati. Una volta trovata Laputa, con le ricchezze ed i tesori tecnologici che contiene, i nodi verranno tutti al pettine, tutti i misteri svelati.
Il film è proprio per tutti, ammirare i meravigliosi disegni di Miyazaki è davvero un piacere: le sequenze iniziali con i disegni realizzati con lo stile delle incisioni sono veramente sbalorditive. Le aeronavi ricche di dettagli e gli aero-scooter dei pirati con le ali di libellula semplicemente geniali.
Ho ritrovato nell'aspetto dei personaggi delle fattezze che mi erano familiari (ma che cronologicamente in realtà appartengono a film successivi): ad esempio Dola la piratessa assomiglia al personaggio di Sophie "vecchia" ne Il castello errante di Howl, uno dei pirati è identico all'avventuriero Donald Curtis di Porco Rosso, il robot, dall'animo tenero ma che si rivela una potentissima arma da guerra, secondo me ha ispirato molto del robot Il gigante di ferro (anche se quello è americano).
Come sempre in Miyazaki sono i ragazzi, coloro che non hanno ancora perduto l'innocenza, a mostrare la giusta via agli adulti. Il castello nel cielo è un film di avventura e di sentimenti, con il fortissimo legame che si instaura subito fra Sheeta e Pazu e l'evoluzione del rapporto con la famiglia dei pirati. Gli adulti corrono dietro alle ricchezze o al potere, che sono per natura sfuggenti, non-sostanziali.
Alla fine il sogno rappresentato dalla città volante si rivela effimero, anche se rimane un indistruttibile simbolo. Alzando o sguardo solo i più fortunati possono vedere passare un meraviglioso palazzo con un giardino giardino dove attraverso la tecnologia rappresentata da un robot solitario si prende cura di animali e piante; non è un miraggio, ma un sogno che si può tentare di ricreare ogni giorno mettendo le radici su un terreno che diviene via via più solido.
Come dice Sheeta "non si può vivere staccati dalla terra" però, pare ammonirci Miyazaki, si può sempre portare sulla terra un pezzetto di cielo.