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Il cattolicesimo italiano favorì la nascita dell’anatomia

Creato il 02 novembre 2011 da Uccronline

Il cattolicesimo italiano favorì la nascita dell’anatomiaContinuiamo nella presentazione dell’ultimo saggio di Francesco Agnoli intitolato “Case di Dio, ospedali degli uomini. Perché, come e dove sono nati gli ospedali” (Fede e Cultura 2011), di cui abbiamo già parlato in Ultimissima 25/10/11.

Diamo spazio alle parole con cui lo commenta Mario Gargantini, giornalista, divulgatore scientifico e direttore della rivista Emmeciquadro (www.emmeciquadro.it). Egli ritiene interessante il saggio storico perché dimostra come accanto alla Caritas incidesse, nella cultura italiana del Medioevo, la concezione di Dio come Logos. Citando le parole di Agnoli, informa che «la storia dell’anatomia insegna che l’autorità dei greci, se da un lato offrì uno spunto importante di partenza, dall’altro fu il freno più forte ad ulteriori sviluppi». I primi esperimenti di anatomia sono nati in Grecia, laddove si è colto, filosoficamente, l’ordine, l’armonia e la razionalità del cosmo, ma nonostante i contributi del pensiero greco -continua Gargantini-, l’anatomia moderna nascerà molto più avanti, nell’Europa cristiana, o, ancora meglio, nel cuore della cristianità: l’Italia.

Nell’Italia cattolica «sorgono le prime università ed è sempre lì che la dissezione dei cadaveri avviene già nel XIII secolo per conoscere meglio gli organi e l’architettura del corpo umano». Avviene a Bologna, città pontificia in cui sorge una delle tante università collegate piuttosto strettamente alla Chiesa. Il trattato più importante di anatomia medievale è l’Anathomia Mundini di Mondino dei Liuzzi dove l’autore si rifà alla scuola di Galeno, sottolinea la superiorità dell’uomo rispetto agli altri animali, e dimostra una conoscenza diretta della dissezione. Ad esso segue l’opera di Andrea Vesalius, De humani corporis fabbrica, pubblicata nel 1543, in cui anch’egli cita Galeno e i suoi oltre duecento errori, che dichiara di aver potuto rilevare grazie all’ampia possibilità goduta di sezionare cadaveri; possibilità che egli ha trovato in Italia, non nel resto d’Europa. Molti scienziati “galenisti osservanti” infatti «non vedevano alcuna connessione tra l’indagine anatomica e la capacità di curare i malati».

La libertà della ricerca scientifica in Italia, al contrario di quanto avvenne in Europa, trova risposta nella storia delle religioni: «Per molte religioni, infatti, la sepoltura del cadavere, ancora oggi, deve avvenire necessariamente e secondo un preciso rituale: altrimenti il morto non riesce a raggiungere l’aldilà, vaga nell’aldiqua, reclamando la sepoltura e persino perseguitando i vivi. Queste convinzioni, scomparse o quantomeno molto affievolite in Europa con l’avvento del cristianesimo, sono ancora vive, sotto svariate forme, in gran parte dell’Asia e dell’Africa odierne. Ebbene credenze analoghe a questa, molto diffuse nell’Europa pagana, non caratterizzano invece, se non per un qualche inevitabile e marginale permanere delle antiche superstizioni, l’Europa cristiana in cui l’anatomia nasce». La Chiesa, scrive Agnoli, «non poteva essere contraria: se lo fosse stata, con l’autorità morale che esercitava nel medioevo, in particolare sulle università, non avrebbe mai permesso la nascita dell’anatomia. Né essa sarebbe sorta proprio in Italia, cuore del papato e della Cristianità, e non, ad esempio, in Germania o in Inghilterra, dove l’insegnamento dell’anatomia sui cadaveri umani rimase eccezionale almeno fino alla metà del Cinquecento».

L’autore ricorda poi diverse posizioni dei Pontefici a favore dell’anatomia, come quella di papa Sisto IV nella De cadaverum sectione (1472) o quella di Benedetto XIV che invitava l’artista Ercole Lelli, in alleanza con l’Università di Bologna, a produrre cere anatomiche a scopo didattico per supplire alla carenza di cadaveri necessari per lo studio. La lettura di molti dei primi trattati di anatomia, infine, ci dice che gli stessi anatomisti erano rispettosi credenti che mettevano in luce “il valore filosofico e quasi teologico dell’anatomia” e ammiravano nel corpo “il tempio di Dio”. Un esempio è il beato Niccolò Stenone – ottimo anatomista, che sarebbe divenuto il padre della geologia -, che prima di iniziare la dissezione del cadavere di una donna giustiziata, scriveva sul suo diario: «Questo è il vero scopo dell’anatomia, che attraverso l’ingegnosa struttura del corpo l’osservatore sia tratto ad afferrare la dignità dell’anima e di conseguenza attraverso i miracoli del corpo e dell’anima impari a conoscere e amare il Creatore».


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